Questo è l’elenco delle società che hanno impianti di energie rinnovabili in Sardegna:
Come si può leggere, hanno tutte la sede legale in Trentino e gli impianti in Sardegna: nessuno paga le tasse qui da noi.
In buona sostanza: si prende la fonte di ricchezza in Sardegna, la si moltiplica industrialmente e si porta la ricchezza prodotta fuori della Sardegna.
Dal canto suo Enel e Terna, i due cugini che fingono di non parlarsi, che fanno in Sardegna e della Sardegna?
L’immagine più eloquente per rappresentarlo è quella di una pila ricaricabile.
Il Tyrrenian Link arriva al termine di una lunga strategia che ha portato la Sardegna a essere una pila, con le sue rinnovabili, del sistema italiano, con la specifica funzione di ‘proteggere’ il sistema elettrico siciliano. Vantaggi tariffari, economici, finanziari o fiscali per l’Isola? Zero.
La questione energetica era stata impostata in un certo modo col Piano Energetico della Giunta Pigliaru. L’idea era quella delle comunità energetiche, dell’autosufficienza da rinnovabili e dell’utilizzo dell’idroelettrico per equilibrare il sistema. Ma l’idea soggiacente era anche sviluppare il geotermico con un’agenzia sarda dell’energia. Con l’autoproduzione diffusa, i problemi di tariffa avrebbero trovato una soluzione. Sarà stato un caso, ma quando scoppiò lo scontro con l’Enel sull’energia, cominciarono ad addensarsi nubi giudiziarie su me e il mio partito, con un’operazione di grande distrazione di massa da questioni che avrebbero meritato grande attenzione, mi viene in mente l’elisoccorso, passate lisce con grandi consensi costruiti a tavolino e altrettanto grandi coperture.
Questa è la pericolosa Sardegna: indisponibile a comprendere che tutte le sue questioni nascono dalla questione politica della mancanza dei poteri giusti per le cause giuste, attenta a decapitare con le buone o con le cattive ogni pericolo per la comune rassegnazione.
Chissà perché è dal 2013 che si perde tempo, che non si approvano progetti seri di rinnovabili, salvo qualcuno legato alla SARAS o a qualche altro potente; sugli impianti di energia rinnovabile si è fatta una campagna di disinformazione a tutti i livelli basata su falsità, accuse infondate, salvo Report, un servizio di RAI regione e un paio di Sardegna 1, erano e la maggior parte lo sono ancora oggi, tutti contro, Televisioni, giornali, associazioni ambientaliste, comitati del NO, che nascevano come funghi, Associazioni di categoria, sindacati, che ancora oggi puntano sul gas, e la Regione Sardegna, soprattutto quella dei migliori, quella degli economisti di Pigliaru e Paci, che dicevano di voler attirare gli investitori, e quando gli sono stati proposti, investitori che intendevano investire un miliardo in 3 anni e creare migliaia di posti di lavoro, dopo un primo appuntamento bidone, nel secondo appuntamento, dopo un anno, ricevuti da Pigliaru, gli investitori, dopo 3 ore di anticamera, sono stati ascoltati per 15 minuti, in piedi, sono stati licenziati con un “vi faremo sapere”.
L’assessora Spanu definiva un disastro ambientale quegli impianti, mentre non lo era la dorsale del gas, una striscia di lavorazioni larga 60 metri che attraversa zone umide, SIC, ZPS, IBA senza contare i boschi e i fiumi; però è coordinatore scientifico del CMCC..
L’assessora Falchi dopo l’adesione di AGRIS al progetto agronomico, definito un modello da esportare nel territorio, ha obbligato il centro di ricerca a fare una marcia indietro umiliante per i ricercatori che avevano aderito; sono stati sostituiti con i ricercatori del CNR ben felici di partecipare al progetto.
L’allora segretario della CGIL Michele Carrus, quando gli dissi che per fare un impianto lavoravano per 3 anni 1500 persone, di disse che potevano essere si e no150, ho dovuto fargli vedere su Street View il parcheggio di un impianto in costruzione in Spagna, dove si potevano contare oltre 400 auto e pulmini, così pure gli altri sindacati; la Spagna che nel 2006 si prese Rubbia, cacciato da ENEA e dal CRS4 e forte delle ricerche fatte in quei centri, nel giro di 5 anni realizzò oltre 50 centrali di solare termodinamico, per 2.300 MWe, creando una filiera di 24.000 addetti; oggi le aziende spagnole costruiscono le centrali di Solare Termodinamico in tutto il mondo.
Rubbia nel 1999, da presidente di ENEA e CRS4 aveva presentato in Regione un progetto per rendere la Sardegna completamente indipendente dalle fonti fossili attraverso il Solare Termodinamico e l’idrogeno, progetto riproposto nel 2004 senza esito; ora spero che vada in porto il progetto dell’ONU che ENEL è impegnata a realizzare per la Sardegna, per renderla libera dalle fonti fossili entro il 2030.(dal minuto 28 l’analisi di ENEL sulla Sardegna)
https://www.youtube.com/watch?v=Pa064uLZSv8
Il PEARS è basato sul gas, energia di transizione, come che dopo aver costruito una dorsale del gas e alcuni rigassificatori li abbandoni dopo pochi anni per le rinnovabili; se poi si guarda alla situazione attuale del prezzo delle fossili dal carbone al petrolio e al gas, che da un anno sono schizzati in alto, mettendo in crisi l’intera economia italiana, c’è da stare poco allegri vista la dipendenza totale dall’estero di queste fonti.
Il problema vero è che in questi ultimi 20 anni non c’è stata una classe politica e dirigenziale che avesse la lungimiranza per affrontare questi problemi, una classe politica legata alle rendite di posizione, e agli interessi particolari anziché a quelli generali della Sardegna, eppure tu sei stato per diversi anni in regione, anche con incarichi importanti in giunta..
Per fortuna qualcuno ha cambiato rotta:
https://www.enelgreenpower.com/it/paesi/europa/italia/sardegna-modello-energia-verde?fbclid=IwAR2BIc_8HLk1qX-qnrkiag4vD1uGbSmIY4pHG5ndQGeiavGp89JvX45N2fE
Quando 20 anni fa venne stabilito l’apporto della Sardegna sulle rinnovabili, il mio comune volle dare il suo contributo, ma subissato da richieste che avrebbero impegnato tutto il territorio, 174 kmq, blocco gli speculatori con il PUC, ponendo a disposizione degli impianti una frazione di territorio che consentì l’innalzamento di 10 pale e impedendo ai comuni limitrofi di autorizzare pale che avessero oscurato il panorama dell’abitato. Ancora questa scelta resiste e spero, nel rispetto del titolo V della costituzione, che nessuno, regione o stato si permetta di disconoscere la volontà della comunità.
Cando tirat su entu ‘e libertade
narant chi est “prezisu bentulare”
ma in Sardigna lu podes furare
ca nemos bogat contrariedade
Prima sos segantinos cun sa serra
fat’an de sa flora un desertu
e pustis chi s’aidu fit abertu
cada male falad’est in custa terra
Orminas an lassadu in cada zassu
chi siat mare pranarza o monte
su chi mancat como est un ponte
gai cun sos siculos semus a passu
Sos impignos benechi sun serios
sa giunta ballat sa Macarena
e s’opposizione a mala pena
est triballande a cascos tebios
Si diat torrare Angelo Uras
a l’allumare un’isperansia
chi sa legge non fetad mancasia
e non permitada peruna fura
03.09.2023
Il governo piemontese prima e quello italiano poi (prosecuzione del primo) sono la peggiore piaga della Sardegna. Purtroppo non si ricorda alcun governo regionale che abbia mostrato la schiena dritta, davanti a questi colonizzatori.
SEMPRE. E. PERENNEMENTE COLONIA….
Certo che commentare sotto anonimato ha tutta la mia disistima. Soprattutto poi quando si dichiara di conoscere persone e ambienti. Ha un fastidioso retrogusto di “conosco cose”, occhio…
Per quanto riguarda il centro sinistra, ha sostenuto Draghi, autore del decreto sulla speculazione che graverà sulla Sardegna, le segreterie sarde non hanno fatto una dichiarazione contro. Graziano Milia è favorevole e per Soru “la Sardegna deve prendere la leadership della rinnovabili”, qualsiasi cosa voglia dire, non suona molto bene, dato il contesto.
P.s. non sono contro le rinnovabili, ma contro le servitù speculative, ormai è meglio precisarlo subito
Grazie
Entrando nel merito certo che convengo con lei sul diritto sacrosanto degli enti locali a dire la propria in materia di energia ( devo ringraziare professor Sardi perché mi introdusse alla lettura di Luigi Bobbio, cosa che ironicamente mi costò una sportellata all’esame e accuse di moralismo. Semi cit…).
Quello di cui sono consapevole, parlando con le persone che mi circondano, in genere laureati, professionisti e di media cultura, è che la maggioranza non ha minimamente idea di come funziona la gerarchia delle scelte politiche in materia di energia; tittillare la facile indignazione vittimistica come fa Pili, o la marmorea sicumera di gente come il GRIG, che fa del canidellortolanismo una religione, è solo fumo negli occhi e concime all’analfabetismo funzionale. Infine se sono qui quotidianamente è perché condivido le sue idee di fondo e soprattutto coltivo ancora una residua speranza.
Non viene data attuazione all’art. 5 del d.lgs. 114 del 2016 che così dispone:
L’art. 5 del decreto legislativo 114 del 2016 prevede espressamente che i soggetti (società e persone fisiche) che hanno attività in Sardegna ,anche se non hanno la sede legale o residenza( imprese individuali), devono versare le imposte sul reddito (IRES, IRPEF etc) in base all’imponibile IRAP. Questa ultima imposta, imposta regionale sulle attività produttive, deve essere versata alla Regione nella misura del 100% se i soggetti economici hanno un unico impianto e se detto impianto è ubicato in Sardegna o in proporzione all’imponibile prodotto se vi sono impianti in altre regioni.
La mancata attuazione di questo decreto legislativo, con un riscontro puntuale di quanto spetta alla Sardegna, resta il punto debole dei nostri poteri sanciti e approvati dallo Stato. È un problema di natura amministrativa che ha riflessi evidenti sulle decisioni politiche. Sta di fatto che i soggetti non residenti, persone fisiche e società, vivono in Sardegna in un paradiso fiscale. L’argomento merita più spazio perenderlo meglio comprensibile.
Siamo stati terra di conquista delle corone di mezza Europa e ora siamo terra, acqua, vento, luce di conquista di multinazionali di mezzo mondo.
Siamo una regione serva e al servizio.
Siamo un popolo di indifferenti affamati, che sbandiera il proprio orgoglio in occasione di sagre della capra o del maialetto e niente più.
Che rabbia quella colonna e evidenziata.
Gli italiani ci hanno depredare dai tempi dei romani non c’è da meravigliarsi che la cosa continui sopratutto con questo governo regionale
L’anonimato è una scelta oculata se non si è personaggi pubblici (so che può sembrare paradossale…) e soprattutto non si hanno i soldi per avvocati… Comunque se è curioso ha la mia mail, le posso dire che non mi chiamo Marco, che non faccio vita sociale né politica, e non sono mai stato suo studente (Filologia Romanza lo passai con la Villa, a proposito viva è?) Ahimè sono stato studente di professor Sardi… : )
Marco, ti inviterei a firmarti per intero. Quanto al ‘pilizzarmi’, mi pare Le manchi qualcosa: mi occupo di queste cose da molto e, rispetto al geotermico e all’idroelettrico, in costante solitudine. Mi pare che anche lei non veda un aspetto importante del problema: quale è l’autorità giustamente competente per rilasciare le concessioni? Si può ritenere che le comunità locali e la Regione non debbano aver diritto di dire la propria? Il problema, come vede, è sempre una questione di potere, di politica e di libertà
È una vergogna
Professore, con tutto il rispetto, non si “pilizzi” troppo pure lei;
Sa meglio di me che queste aziende hanno sede nelle province autonome di Trento e Bolzano, proprio perché l’Irap non la pagano per cinque anni, ma questo semmai è argomento che consolida la sua tesi di fondo sulla inadeguatezza della classe politica regionale.
Stante l’attuale regime di Golden Power, le pose indignate e vittimistiche che vedo in giro sono inutile propaganda: le fonti rinnovabili sono l’unica soluzione all’orizzonte breve e sinceramente tutta questa agitazione nei confronti dell’eolico è ridicola e miope.
Infine c’è una parolina che non si può dire ancora, che piano piano, sondaggio dopo sondaggio, candeggio dopo candeggio, verrà sdoganata… E che caspita signori miei non volete l’eolico, non volete il solare, il geotermico e l’autoproduzione non bastano, non bruciamo la spazzatura nel mio giardino e tutte queste amene cose… Finirà come dico io, che in Sardegna non arriveranno che le briciole, anzi le scorie.
Intanto la Giunta regionale continua con le autorizzazioni e l’opposizione tace.
Avanti così!