Ho atteso qualche giorno, per misurare il grado di consapevolezza dei sardi sui temi per loro strategici. Una volta constatato che nessuno si è accorto di nulla, ho deciso di scrivere.
Mentre in Sardegna si cincischiava di insularità e trasporti (peraltro il prof. Durante ha dato più di uno schiaffone ai propagandisti della Costituzione taumaturgica), il Sole 24 ore, cioè la più autorevole testata giornalistica italiana sui temi economici, pubblicava un piccolo ma significativo articolo intitolato: Sardegna, luce a zero euro fra sabato e domenica.
Il giornalista raccontava che “Nella notte fra sabato e domenica, e per gran parte della giornata di domenica scorsa, la corrente elettrica in Sardegna valeva euro zero al chilowattora. Zero spaccato. Come regalata. Lo dicono gli andamenti del mercato elettrico del Gme. (…) Mentre l’Italia si dibatteva con prezzi unici nazionali attorno ai 300 euro per megawattora (mille chilowattora), a partire dalle 23 di sabato 10 dicembre fino alle 15 del pomeriggio di domenica 11 dicembre il prezzo zonale della corrente elettrica era 0,00 euro. Dalle 16 alle 18 le quotazioni hanno visto una lieve risalita e dalle 18 di domenica i prezzi elettrici della Sardegna si sono avvicinati a quelli del resto d’Italia, cioè attorno ai 300 euro (…). Questi valori non hanno avuto effetto sulle bollette dei consumatori sardi, poiché per gli acquirenti il prezzo zonale si diluisce nel prezzo unico nazionale; invece zero euro è stato il prezzo pagato ai produttori sardi di energia che hanno generato chilowattora in quelle ore”.
Queste stesse cose, raccontate (senza falsa modestia) anche meglio, Sardegna e Libertà le aveva illustrate già ad ottobre scorso, rimanendo completamente inascoltata dalla Giunta regionale (ma chi degli assessori pregressi e in carica capiva e capisce di energia? Nessuno perché così ha voluto Solinas, l’artefice della Giunta delle incompetenze), ma addirittura sbeffeggiata da presunti competenti. Adesso lo dice, accorgendosene tardivamente, anche il Sole 24 ore e ponendo lo stesso problema che noi ponemmo a suo tempo: perché i sardi non hanno alcun vantaggio dalle politiche energetiche emergenziali del governo italiano? La risposta è semplice e drammatica: perché non hanno senso di sé, perché sono in crisi i livelli culturali, perché hanno un governo di comparse, perché i partiti hanno totalmente abbandonato i temi dell’identità politica della Nazione sarda, perché le classi dirigenti sono tornati all’autonomismo ispanico e sabaudo degli incarichi riservati ai sardi anziché delle scelte strategiche per il vantaggio dei sardi.
Il risultato dell’ignoranza al potere è adesso in bolletta. Chiederò a Paci, che calcolò il costo dell’insularità, di parametrare quello dell’ignoranza. Sono sicuro che è più alto.
Non c’è più neanche la capacità di restare
addolorati dal prendere definitivamente
atto che il sistema istituzionale SARDO
non ha in sé gli anticorpi necessari per
affrontare crimini, complotti, loschi affari
compiuti contro la democrazia e
l’intelligenza del popolo Sardo compiuti da
questi politici folli, anche se stanno a Villa
Devoto
Io starei bene attento ai contratti, eventualmente. Secondo, alla speculazione: i terreni che ora si vendono a prezzi da fame, frutteranno moltissimo. Terzo, all’ impatto sul nostro territorio.
Quarto, al controllo dei progetti. Alla selezione dei luoghi in cui inserire le pale e il fotovoltaico.
Per tutto questo è necessario: onestà, competenza, amore per la propria comunità, poco interesse per il particulare. Voi vedete un gruppo dirigente di tal fatta?
… eja.
Epuru dimandho fintzas a totu custos chi faedhant “in terza persona”: Ma totu sos àteros, issos puru, a ite lampu semus pessendhe e ite semus faghindhe? Semus totugantos concas de c. (cibudha) e pessamus chi sa responsabbilidade la tenent totu sos chi ant zutu o zughent “le mani in pasta”?
Semus ispecializados a murrunzare e a drommire?
Sardos sunt fintzas (custu lu naro a boghe arta, forte chi si podia los tia fintzas issurdare) cudhos chi, che genti iscallada e fata a cinisu produindhe ‘energia’ puru in totu sos termovalorizadores tricolores sunt de sempre a tragu o ifatu che ciaciapus de totu sos partidos italianos (e in custu primedotu sos “sardistas”) chi nos ant fatu a catedhos suta mesa (cun bisonzu issoro e chentza bisonzu, chentza ideales o cun ideales fintzas bonos) sempre collindhe parfaruza a titulu personale, limúsinas e bellas peràulas si no própriu aprofitamentu personale!
Mi paret chi a símbulu de sos sardos depimus pònnere una pantàsima o unu mamutzone de cudhos chi apicant in sas arbures e si moent candho tirat bentu pro fàghere a timire sos puzonedhos che a sos pisigulos (ca puzones fintzas pagu prus mannos si che mànigant si b’at cosa de manigare).
L’articolo solleva un altro tema: cosa ha determinato quel prezzo “0” nella notte tra sabato 10 e domenica 11? Secondo il Sole24Ore la causa è da ricercare nello “isolamento forzato della rete sarda dal resto d’Italia; in questo periodo i cavi di connessione in alta tensione con il continente stanno lavorando a bassa capacità”.
In realtà, la causa è tutt’altra. Il 10 dicembre ben il 31% (528 MW su 1,7 GW di produzione totale) dell’energia elettrica proveniva dall’eolico, contro un 26,62% (455 MW) da termoelettrico a carbone (Fonte: https://app.electricitymaps.com/zone/IT-SAR). Il giorno successivo la produzione da eolico è scesa, ma è comunque rimasta piuttosto alta (23,94% ; 372 MW su 1,55GW complessivi) e allineata a quella da carbone. È questo che ha determinato l’abbassamento del prezzo, in analogia con quanto già avvenuto il 22 novembre, per esempio, quando il prezzo medio in Sardegna era di 104,56 €/MW e la produzione da eolico è stata pari al 35,94% con 757 MW a fronte di 2,11 GW totali. Ciò, impone a mio modesto parere, tre riflessioni. La prima è come accelerare l’uscita dal carbone, dove, volenti o nolenti, l’eolico gioca un ruolo fondamentale. La seconda è quale ruolo la Sardegna deve giocare nella transizione energetica del Paese (questo punto ed il precedente sono in parte correlati). Il terzo è come assicurare che i benefici derivanti dalle rinnovabili e il contributo che la Sardegna darà giocoforza all’assetto energetico nazionale si traducano in un vantaggio per la nostra isola (come trasformare quello che può sembrare un costo in un’opportunità). Personalmente ritengo che le rinnovabili aprano un’opportunità unica per la Sardegna. Non facciamo altro che sentire parlare dell’insularità solo in termini di rivendicazione di supposti deficit o maggiori costi. Le rinnovabili consentono alla Sardegna di godere di un vantaggio che pochissime altre regioni possono avere. Le rinnovabili necessitano di sole e vento per poter produrre in maniera efficace ed efficiente. Sono quindi un’opportunità perchè sono pochi i siti che possono contare su questa “vocazione”. Ciò significa che, avendo chiaro quale sia l’obiettivo di sviluppo delle rinnovabili che siamo disposti a “mettere sul tappeto” (pianificazione) anche per contribuire al riequilibrio del mix energetico nazionale, vanno definiti e correlati gli strumenti per assicurare adeguate ricadute su imprese e cittadini sardi . Gli esempi non mancano, in analogia con altri Paesi europei (canoni di concessione, destinazione di quote parti della produzione, revisione del sistema fiscale per riconoscere compensazioni, partecipazione diretta di Regione o cittadini nei progetti nell’ambito delle gare di concessione, etc..). Questo si dovrebbe fare. Avere una chiara idea di “policy” (uso il termine inglese perchè quello italiano, “politica”, non coglie il senso più ampio del termine anglosassone) e definire gli strumenti più funzionali a perseguirla, a “portare a casa il risultato”. Non sterile rivendicazione su principi vaghi (quello dell’insularità) che non servono a fare neanche un passo in avanti, lasciandoci lì dove siamo.
Più che rassegnati sono estranei a loro stessi.
No non sono rassegnati. Cercano di approfittare del potente di turno, non sanno far gruppo, lavorare insieme. Storicamente, c’ è sempre chi si avvantaggia dalla disunione. Non è un apocalisse inevitabile. Le leggi che esaminiamo non sono divine. Nessuno può difendersi chiamando in causa leggi inique nella cui creazione è compartecipe. Chiunque deve lottare per cambiare leggi inique. Se non lo fa, non può parlare in difesa di noi tutti.
Che i sardi siano un popolo rassegnato?
Aggiungo un “perché”, scomodando uno che ha rivoluzionato il concetto stesso di energia:
perché “i grandi spiriti hanno sempre incontrato violente opposizioni da parte delle menti mediocri.”
Duole dirlo, ma la maggioranza dei sardi vota per questa classe dirigente.
Sì. Il senso di inferiorità dei sardi è così alto che si inchinano davanti a chiunque venga da fuori, gli fanno corona e sperano nelle ricompense, cioè ad ottenere come favore ciò che è loro dovuto. Ma il merito maggiore lo ha chi ci ha svenduto.