Oggi La Nuova fa tenerezza per quanto sta in ginocchio di fronte al rettore andante (andando, direbbe il Presidente del Consiglio regionale sardo).
Il quotidiano di rapida lettura e di iniezione quotidiana (per la somministrazione diuturna di veleno, somministrato generosamente ai nemici prescelti per la gogna pubblica), l’unico giornale che non ha visto e tantomeno raccontato l’epidemia di Sassari, il giornale dei sondaggi smentiti per numeri doppi e interi (non decimali) dai dati reali, scrive che divus Carpinus, bontà sua, senza che l’argomento fosse inserito all’ordine del giorno del Senato accademico, e dunque concedendo di parlarne per pura grazia, ha affrontato il tema della data delle elezioni universitarie.
La verità è un’altra.
Il 6 giugno il Parlamento ha approvato la legge n. 41, la quale sancisce all’art.7 che la sospensione delle procedure elettorali accademiche prevista dai DPCM Covid, finisce il prossimo 30 giugno. Dal 1 luglio gli atenei possono proseguire le procedure elettorali previste dallo Statuto.
L’obbligo di legge e di Statuto non è una concessione, è un dovere. Ma nella monarchia di fatto all’occaso, può accadere che l’Armentario di Palazzo possa non avvedersi dell’astronomia corrente e così pensare di essere al dilucolo – momento cui può servire una riverenza – e non all’espero, nel quale serve solo un garbato saluto.
Il retroscena è che la data è stata inserita con un emendamento che deputati e senatori chiamano notula carpiniana, cioè una glossa subentrata nel testo perché vi era un’istituzione accarpinata, cioè abbrancata a se stessa e incapace di comprendere che anche senza una previsione di legge, come avevano fatto altri suoi colleghi, avrebbe dovuto indire le elezioni. Il legislatore, offeso da cotanta oltranza, ha suonato la campanella per l’unico studente rimasto caparbiamente in classe.
Noi potremmo tranquillamente non curarci di questo mesto addio, se non fosse che il Cesare uscente è lo stesso dei segreti di Stato sulle lauree di personaggi pubblici importanti, è lo stesso della nomina di assessori comunali in ermellino, è lo stesso dell’indifferenza verso le persone sincere che volevano un cambio di passo nella sanità, è lo stesso della grande strategia concorsuale piegata a sottile ferocia (metaforica) verso i non allineati e coperti, è lo stesso che sorto come astro diverso e contrapposto (me ne ricorda un altro cui ho dedicato tre anni) dal mondo di mezzo sassarese, ben presto si è accomodato a rafforzarlo, sedendosi a discettare non di massimi sistemi con consiglieri regionali e deputati espertissimi in ciò che non serve alla gente normale.
Quindi non possiamo tacere, non possumus. Non possiamo tacere, perché parlando, per quanta fatica possa costarci, diamo coraggio ai liberi, a quelli che preferiscono non mangiare se farlo comporta vedere il ginocchio piegarsi anche di un solo millimetro.