Questo che segue è il mio discorsetto (rivisto e corretto) introduttivo dell’incontro di Macomer del 12 gennaio con Renato Soru
Buonasera a tutti e grazie per la presenza, che è veramente numerosa.
Sicuramente le persone che oggi sono qui, lo sono per informarsi, perché vogliono conoscere quali sono i capisaldi del programma di Renato Soru, candidato alla Presidenza della Regione Autonoma della Sardegna. Diciamo che la maggioranza di noi è dunque costituita da persone interessate e che sentono il dovere dell’informazione.
Però, tra di noi, c’è anche chi ha organizzato questo evento insieme a me e vorrei dedicare due secondi per dire chi sono le persone che hanno organizzato questo evento.
Noi siamo quelli che da decenni siamo impegnati a difendere la libertà; non la libertà come concetto, ma l’esercizio concreto della libertà individuale rispetto alla forza degli apparati, rispetto alla forza dello Stato, rispetto alla forza delle imprese e rispetto anche alla forza di singoli, che talvolta, come sappiamo, tendono a prevaricare chi è più debole. Noi siamo quelli che pensano che l’umanità sia costituita da numeri primi irripetibili e che l’individuo sia sempre prima del gruppo, che la persona sia sempre prima dello Stato, perché se uno Stato esiste, deve cercare il suo senso e lo deve trovare nel servizio alla persona.
Perché dico questo? Perché mi pare che si stia affermando, anche in queste ore, nuovamente, un’idea che pretende di dividere la società, l’umanità, necessariamente in due parti, necessariamente sotto due bandiere, costringendo tutti a stare o sotto l’una o sotto l’altra. È la forma più estrema di quello che voi oggi sentite chiamare bipolarismo.
In realtà, chi riduce il mondo a due bandiere, prima o poi ne vuole solo una.
Chi riduce il mondo a due bandiere procede in questo modo, ve lo descrivo. Prima radicalizza le posizioni e mette sempre l’uno contro l’altro. Dopo averle radicalizzate, tende a cercare di sconfiggere la bandiera avversaria. È la norma che nel Medioevo si chiamava reductio ad unum, secondo la quale la società non sarebbe ordinata se non governata da uno solo. Qui dentro ci sono tantissime persone che si sono emozionate quando hanno letto le opere di coloro che non hanno accettato che ci siano solo due bandiere. Nelle scuole di questo di questo paese, di Macomer, si insegnava e si leggeva Martin Luther King. E nelle scuole di questo paese si sono lette le pagine di Primo Mazzolari, di don Milani, di Gandhi. Io sono andato a vedere in Africa la vasca nella quale è stato sciolto nell’acido Lumumba. E quando a scuola mi spiegavano Gramsci, insieme ad alcuni miei compagni, ci commuovevamo, perché lo riconoscevamo come uno di noi, uno di quelli che non stavano sempre, necessariamente, sotto la bandiera che gli altri desideravano. Noi siamo gli eredi di quei liberi e divergenti che la storia ha massacrato come eretici nonostante abbiano aperto molte strade alla libertà di tutti.
Noi siamo gli eredi di quelli che, con tutti i loro limiti, hanno scelto sempre le battaglie giuste e non quelle convenienti.
Noi siamo della tribù dei divergenti della storia, per amore, non per calcolo.
Chi fa questi ragionamenti dei due poli necessari e indispensabili, applica la cosiddetta legge del 26. Come agiscono?
Immaginate che tutta la società sia pari a cento. Prima la dividono in due, 50 e 50; poi si scannano per avere dalla loro il cinquantunesimo. E poi cercano di convincere, dentro i cinquantuno conquistati, i 26 con cui governare tutti i cento. Hanno fatto così anche adesso. Si sono incontrati in due, la Schlein e Conte e hanno deciso per una. Hanno poi convinto ventisei consiglieri regionali uscenti ed ora esigono che tutti si obbedisca. Noi siamo quelli che non obbediscono. Noi abbiamo preteso di poter sostenere chi si propone e non chi si impone e lo vogliamo fare con molta generosità e trasparenza.
Noi siamo anche quelli che esigono e accampano il diritto di considerare la Sardegna una nazione. Cosa vuol dire? Vuol dire che, secondo noi, i sardi sono vincolati tra di loro da rapporti non stabiliti dalla legge, ma dalla cultura, dagli affetti, dall’ambiente, dalla storia. Noi sosteniamo che i Sardi sanno riconoscersi portatori di diritti, portatori di interessi comuni. Non si è nazione per essere nazionalisti, per contrapporsi a altre nazioni; si è nazione per essere uniti.
Non siamo i soli a pensarla così.
Nella coalizione che si è formata con Renato Soru, noi troviamo tutti i partiti indipendentisti, i partiti azionisti, federalisti e laici italiani e una fetta importantissima della sinistra democratica sarda, quella che ha sempre tenuto alla questione autonomistica e alla questione democratica.
Come mai?
Perché è maturato un concetto a cui noi teniamo tanto: la rappresentanza politica unitaria della Sardegna, originaria e non delegata. La Sardegna ha bisogno di un’unità politica, non soltanto di un assetto istituzionale. Noi, se vogliamo pesare in Europa e in Italia, dobbiamo avere un peso politico non concesso, non derivato dai partiti italiani. Questo e solo questo crea un negoziato tra noi, lo Stato e l’Unione Europea e ciò esige che ci siano negoziatori. Per noi Renato Soru è un ottimo negoziatore, sa trattare i nostri interessi.
Infine, e concludo, sono stato accusato di incoerenza, perché io e Renato Soru ci siamo scontrati politicamente in modo molto duro negli anni passati, dopo aver iniziato insieme, peraltro. In Sardegna, quando due persone si ritrovano su valori importanti, non si fa festa, si è più contenti quando c’è guerra.
Lo dico chiaro: non mi sento incoerente.
Cerco di spiegarne i motivi attingendo al mio mestiere.
In latino sapete cosa voleva dire ‘onesto’? Onesto non era colui che rispettava le leggi e la morale. Onesto era colui che agiva in maniera disinteressata. Onesto si contrapponeva a utile. Io e Renato Soru ci siamo sempre contrapposti onestamente, senza interessi personali che facessero strame delle idee, ci siamo contrapposti sulle idee e ci siamo ritrovati onestamente sulle idee. A chi questo suscita scandalo dico che, evidentemente, non ama la bellezza del ritrovarsi sulla grandezza delle idee. Chi ha scandalo di una novità positiva, evidentemente pretende di subordinare l’intelligenza, e anche la bontà, a una militanza cieca che a noi non appartiene. Sento di doverlo dire a tutti voi con onestà: mi sento molto coerente con la mia vita di divergente nel convergere oggi su Renato Soru. Poi mi sottopongo al vostro giudizio, ovviamente, ma lo faccio con serenissima tranquillità d’animo.
Sono molto d’accordo con Giovanni e con la possibile assenza dei giovani dalla prossima e determinante, anche per il loro futuro, votazione. Così come al Teatro Doglio quando Soru auspicava che quando si parlava della Sardegna lo si facesse non per il pane carasau ( o di qualche altro luogo comune) ma per l’innovazione e per la competenza anche in settori dove è, da sempre, assente. Penso i naturali destinatari siano gli studenti universitari. Non ne ho visto né al Teatro Doglio né al CIS. Latitano. Sicuramente bisognerebbe tentare di raggiungerli in modo più diretto? Ma come? Forse bisognava strategicamente agire quantomeno 5 o 6 mesi fa proprio mettendoli nel mirino di iniziative mirate ad un loro convincimento responsabile sia con riguardo alle attuali politiche regionali sul sostegno per gli studi universitari sia per quello post universitario. Per dire: mio figlio studente universitario in matematica, ha sempre preso la borsa di studio. Solo che essendo solo normalmente meritevole ( facoltà piuttosto difficile con alta percentuale di abbandoni dopo pochi mesi) ogni anno deve aspettare i fondi stanziati dallo Stato che si aggiungono a quelli regionali insufficienti per tutti coloro che vincono. Va certamente bene così ma perché gli studenti sardi universitari hanno questo trattamento? Possibile che debbano dipendere dallo Stato anche se meritevoli? Su queste cose c’è ancora da fare.
La legge del 26 e la pretesa del pensiero unico li conosco bene, purtroppo. Sembrano immutabili ed invincibili, ma non è così. Si può resistere e cambiare lo stato delle cose. Ho sempre cercato di fare questo e sono molto contento, ora di farlo tutti insieme.
Grazie per questo bellissimo intervento
Io c’ero. Devo dire che sono rimasto un po’ deluso. Ero lì pronto con la mia videocamera, pronto a riprendere la performance dell’artista di turno.. invece solo discorsi seri, problemi reali. Complimenti prof.. è sempre un piacere ascoltare ciò che esce dalla sua bocca.
Tutti cambiamo, per natura.
….Certo, un anno fa’ ne io né tanti altri immaginavamo di sostenere Soru come candidato presidente alle elezioni regionali per la Sardegna; poi, ti guardi intorno, e scopri che il tempo passa, inesorabilmente, per te e per tutti e scopri che anche lui (Soru) sente l’ incombere degli anni, ha perso molto dell’indigesto che era (ma….immoi ti pozzu toccai?) e sembra, su tante cose molto più
“normale” e condivisibile….
Tutto intorno? Il nulla cosmico (tranne Alessandra Zedda, che però ha tergiversato troppo prima di smarcarsi dal polipone) ,…
CDX e CSN non alimentano il futuro, ambiscono a prebende.
Ho già espresso a Paolo la mia sincera gratitudine per l’incontro di Macomer e l’invito a seguire questa impostazione. Non ho avuto però il tempo di sottolineargli un aspetto che io ritengo piuttosto importante. Mi riferisco alla necessità di intercettare l’elettorato più giovane, cioè quello dai 18 ai 25-30 anni e forse anche qualcosa oltre. Sicuramente è lì dentro che si diffonde assenteismo elettorale ed è lì che può mirare una certa lusinga destrorsa. Al momento non saprei dirvi come operare praticamente allo scopo ma di certo le cose che Renato Soru ha detto su scuola e gioventù sono così nuove e in grado di suscitare empatia che necessitano di essere comunicate in modo efficace anche e soprattutto a quel target che difficilmente, per il momento, frequenta e anima gli incontri pubblici. Nel 2004 i ragazzi 18-20 enni io li ho visti presenziare mentre oggi non li vedo. Forse perché i sussulti tellurici neo “culturali” e neo digitali hanno catturato molta della loro attenzione e la scuola sarda si è anche in parte schiantata sotto il peso di riassetti e false riforme. Forse. Ma abbiamo poco ancora più di un mese per dialogare coi giovani e giovanissimi e occorre trovare un canale di comunicazione con loro. Si può fare.
@ Aldo Posso dirle che non ho capito nulla di ciò che ha scritto? Se la candidatura finta è quella di Soru, beh, a me appare molto reale e non solo a me. Se parla di una mia candidatura, ha proprio preso un granchio. Per il resto, io mi sono pagato un sondaggio per capire come stanno le cose e le dico che sono molto rincuorato del fatto che sostengo Soru.
“Le finte candidature alimentano la sfiducia nella politica” – ha detto Emma Bonino poco fa al Tg1.
E la vostra professore è una candidatura vera e concreta per voi, lo è forse leggendo queste sue belle parole e questo interessante discorso, ma non lo è e non lo sarà a urne aperte. Lo sa bene anche lei.
Bene meda, Paulu!
@Enrico. Tancuillu, Enrico!
Noso pentzaus certas cosas (a sa maconatza!) ca teneus un’educatzione de iscola italiana natzionalista e no est sa matessi cosa de èssere una natzione chi si guvernat e contivìgiat cun is manos suas.
In s’economia dominante e ci-viltade de gherra, is Istados/màchina de gherra de is leones e isciacallos dominantes si bolent papare s’àteru, is àteros.
E sa Natzione sarda, is Sardos, seus de cussos dominaos e papaos, fintzes si s’Italia/Istadu italianu no at fatu peruna gherra de “conquista” po nosi tènnere e papare: si dh’ant portada “in dote” is Savoia-Piemontesos.
Po custu s’Italia at fatu solu colonialismu e gherras e domìniu colonialista.
A dónnia modu, intantu est sa Sardigna chi nosi faet a Sardos e no su contràriu (podeus inveces agatare Sardos afariados a dha distrùere) e si su Buginu (chi pigaus coment’e inimigu) biviat in Sardigna coment’e citadinu iat a èssere de cunsiderare sardu e natzione sarda issu puru (e fintzes sa mama si dha tenet inoghe).
Noso Sardos/natzione sarda /Sardigna, po meda prus de unu motivu, no teneus de fàere ne prima, ne segundha e ne tertza “guerra d’indipendenza” de italiana memória, po meda prus de unu motivu: teneus solu de èssere in s’Europa a su matessi tìtulu e lìmites de s’Itàlia e de is àteros (isperaus Istados Unidos d’Europa e no donniunu a trivas debare e meda prus a contu suo).
Depet cambiare su raportu nostu cun s’Istadu italianu/Itàlia ca teneus diritu e dovere, bisóngiu e profetu de libbertade e responsabbilidade personale e colletiva po nosi guvernare a manus nosta e no in manos de s’Italia, cun is poderes de un’Istadu e de èssere àteru de un’Istadu/màchina de gherra, ca nosi ant giai sèmpere postu a teatru e dannos de gherra in tempos de gherra e in tempos de paghe!
E a propósitu de Istados Unidos d’Europa no creo chi dhue apat indipendhentistas chi bolent fàere parte de s’Unione Africana.
Ieri ad Oristano , avantieri a Macomer… E avevo già visto chi c’era alla prima di Renato Soru ad Oristano questa estate. Mi sta riprendendo la voglia di correre per le strade Sarde a fare e sentire politica per la Sardegna. Nel 2004 Renato Soru entra a balla sola in politica ed io 20 anni fa vado nell’unica terza via disponibile : il Psdaz che corre in solitaria. Dopo 20 anni siamo nuovamente allo stesso punto …si va per la Terza Via , con Renato ,con Paolo , con Rubattu , con Martani e Obino … Oggi mi evidenzio questi punti e quasi non ci credo . Sono contento …a Innantis e Fortza Paris Finzas a Sa Repubblica !
Complimenti, Professore. Come ho già scritto, l’incontro di Macomer è stato brillante per qualità degli interventi (in primis il suo) e partecipazione.
Ha arricchito molto una campagna elettorale – quella di Soru – che già da mesi offre qualità e importanti spunti di riflessione. Dall’altra parte, invece, il nulla o, a volte, peggio del nulla. Ieri a Oristano, A. Todde ha portato sul palco i tenori a fare una performance. Qualcuno poi mi spiegherà cosa c’entri il folklore con la politica e per quale motivo Todde senta il bisogno di rimarcare sempre la sardità folkloristica nelle sue apparizioni pubbliche (passeggiate alle sagre, foto con le pecore, sottofondi musicali in sardo. Ecc). Devo dire che vedere i tenori sul palco mi ha molto disturbato. Più che una campagna elettorale mi sembrano quelle azioni di marketing per i turisti stupidì. Solo che noi siamo cittadini sardi, non turisti in cerca di esotismo. Mi piacerebbe molto leggere anche una sua riflessione su questa strategia comunicativa. A presto, con stima
Lo devo dire. Io probabilmente voterò Soru. Lo ritengo il candidato migliore. Quello che faccio fatica a digerire è questo continuo richiamo alla nazione Sarda e all’indipendentismo. Nazione e indipendentismo hanno significati ben precisi exdefiniti nell’ambito del diritto internazionale. Se utilizzati vogliono dire una sola cisa. Non ci sono sfumature. la Io sono è resto Italiano ( forse perché mi viene difficile pensare che io e mia madre apoarteniamo a due nazioni diverse). Non credo è non vedo spazio per altro. Se non la difesa dei propri diritti, delle proprie prerogative,delle proprie istanze e di una sacrosanta autonomia che però,diciamocelo,ad oggi ha inciso ben poco. Sono italiano fiero di essere Sardo.
È stato toccante, grazie.
Divergere per convergere.
Quasi un postulato geometrico.
Nel concreto, significa avere il coraggio di mettere in discussione le proprie convinzioni, di fronte a fatti nuovi, anche spiazzanti, e avere la forza di superare comode certezze per arrivare a percorrere strade nuove, magari difficili, ma aperte verso il futuro.
In altri termini, non arrendersi alla rassegnazione.
Il commento di Fortunato Ladu è la ciliegina che completa questa bellissima lettura. La giornata è iniziata bene.
Buon lavoro e buona Domenica.
@ Luca Carta L’unica cosa certa del a sua lettura è il pregiudizio che la contraddistingue. Soru non è sicuramente congruente con un perfetto indipendentismo, ma è sicuramente sintesi di un passo in avanti sul piano della sovranità da conquistare. L’elefante si mangia a morsi.
Sì, ma è un problema (politico) o no quando il candidato presidente della coalizione non riconosca sa Sardinnia come una nazione, spingendosi al massimo a definirla ”comunità”? È una questione da porre o no il fatto che Soru si dichiari ”per gli Stati Uniti d’Europa” – cosa storicamente mai sostenuta dal movimento per l’Indipendenza -, magari col proposito di rafforzare questa Unione Europea (sottolineo questa), il cui Parlamento ha a esempio tolto l’immunità parlamentare agli indipendentisti catalani Carles Puigdemont, Toni Comín, alla professoressa Clara Ponsatí? Ci sarebbero mille altre cose da dire, tutte attualissime e di ampio respiro, ma non è possibile non accogliere la richiesta fatta ieri da un partecipante: noi Sardi meritiamo, dobbiamo essere una nuova classe politica più preparata, aggiornata e ambiziosa. Che guardi a Macumere, a Casteddu e a Terranoa come a Bruxelles, a Strasbourg e a Frankfurt. Basta con questi minestroni: bisogna elevare -e chiarificare- l’elaborazione del progetto di farsi Repùblica. Farlo in tempi ragionevoli; pena, estinguerci come popolo.
Commentare, aggiungere, giudicare questo tuo discorso diventa superfluo. Come ogni mattina mi sono lavato le mani, sto’ mungendo, ho letto il tutto e ho ripreso a mungere e a pensare che c’è un futuro. Buona giornata