Tutti parlano, in questa sciatta campagna elettorale, di bollette, gas, fascismo e antifascismo, per cui è difficile isolare i temi rilevanti, quelli su cui davvero sono in gioco verità e libertà
Per ragioni di lavoro (studio i testi) seguo da tempo i processi per terrorismo e per mafia.
In questi giorni, l’ex procuratore di Palermo Scarpinato ha rilasciato dichiarazioni che meritano attenzione, perché lui è ed è stato una persona rispettabile, amico vero di Falcone e Borsellino.
Scarpinato ritiene che soprattutto la strage di via D’Amelio, quella in cui morirono Paolo Borsellino e la sua scorta, sia stata una strage di un potere mafioso che annoverava nella sua struttura “presidenti del Consiglio dei ministri, ministri, parlamentari, assessori regionali, capi della polizia, capi dei servizi segreti e tanto altro“. Sono affermazioni fortissime, ma a mio avviso verissime. Esse si appoggiano sulla sentenza d’appello del processo Andreotti e su tante indagini e su tanti processi meno noti. Chiunque abbia studiato la storia della mafia e le carte disponibili sui processi per le stragi e gli omicidi Falcone-Borsellino sa che Scarpinato ha ragione e ha la giusta indignazione di chi sa di avere ragione, ma sperimenta che nello Stato italiano non è la forza della ragione ad avere successo, ma sono le ragioni della forza.
In ragione della sua fedeltà allo Stato e alla Costituzione e della lotta alla mafia, Scarpinato è contrario alla riforma dell’ergastolo ostativo, cioè quella norma, già approvata dalla Camera dei deputati, che consente anche a chi non collabora con la giustizia, ma segue un percorso riabilitativo e rompe i legami con la criminalità, di godere dei permessi per lavorare fuori dal carcere e conquistare progressivamente una sorta di libertà condizionale.
Per quel che vale, in linea di principio, io sono invece a favore della riforma, ma va riconosciuto che ciò che Scarpinato dice rispetto all’effetto della riforma sui mafiosi in carcere e al 41 bis, sarebbe devastante per la giustizia e per la verità. Vi sono capi mafia come i Graviano, Aglieri, Calò, che pur sapendo sulle stragi ben oltre l’orizzonte delle bombe, non parlano e attendono. Loro conoscono lo Stato che ha fiancheggiato la mafia e se desiderano la libertà e una seconda occasione, devono dire la verità, devono concorrere alla chiarezza della storia. Se senza verità non può mai esserci giustizia, libertà e sviluppo, non può neanche esservi mai perdono. Se è vero che non si fanno le leggi contro qualcuno in particolare, è anche vero che non si debbono fare le leggi che favoriscano i peggiori che non abbiano mai dato segno di fare i conti con se stessi e con gli altri.
Il tema della verità è però scabroso in Italia.
Scarpinato ritiene in generale che chi vuole riformare la giustizia in Italia, tra cui il misero scrivente, in realtà vuole l’impunità per i delitti dei colletti bianchi, per i delitti degli uomini di potere.
Non è vero.
Chi vuole la riforma della giustizia vuole difendersi dai magistrati pavoni, manettari, ignoranti e pasticcioni, genìa tutt’altro che rara.
È proprio così: tra i più grandi uomini di potere vanno annoverati i magistrati che non hanno mai pagato per le loro colpe.
È vero: in carcere c’è prevalentemente povera gente, una parte importante della quale finita dietro le sbarre da innocente e messa in galera da magistrati frettolosi e superbi.
Eppure, controllando le statistiche, per arrivare a qualche decina di magistrati arrestati e incarcerati bisogna iniziare a contare dai tempi nei quali l’Italia non era unita.
Se c’è un ceto di impuniti patentati, questo è quello dei magistrati.
Per fare un esempio, possiamo proprio ricordare quelli che hanno ostacolato in ogni modo Falcone; mai puniti, mai sospettati – come è stato fatto invece con i politici – di alcuna collusione.
Sono tutti felicemente andati in pensione.
Per cui possiamo trarre una parziale conclusione: Scarpinato ha ragione da vendere sulla mafia, torto marcio sulla difesa a oltranza della giustizia in Italia e del potere della magistratura. Lui, bisogna riconoscerlo, ha usato bene il potere che ha esercitato, altri assolutamente no e noi ci siamo rotti le scatole di essere in balìa di pavoni impastati di moralismo e narcisismo.
Come pure ha torto a suggerire di usare il carcere per estorcere confessioni.
Questo sì che è anticostituzionale.
Il fatto che alcuni giudici di mani Pulite abbiano riconosciuto di avere esagerato nell’uso del gabbio per ottenere le dichiarazioni di correità, non ha ancora insegnato niente a nessuno.
Invece ha ragione quando nega i benefici a chi sa e non parla, perché il silenzio di queste persone è la prova più evidente del perdurare dei legami con quegli ambienti criminali che hanno concorso ai loro delitti.
Tutto ciò, però, vale anche per i terroristi, che invece sono quasi tutti ammessi ai benefici di riabilitazione previsti dalla legge.
Mario Moretti e Valerio Morucci non hanno detto la verità su Moro, e probabilmente neanche Bonisoli, quello che appare il più sinceramente pentito.
Sono tutti definitivamente fuori o parzialmente fuori dalle carceri.
Faccio un esempio a contrariis: un bandito sardo, senza reati di sangue sulla coscienza, ha scontato interamente la pena (25 anni) senza godere mai di un permesso (da ciò che ho letto). Non ha mai fatto il nome dei suoi complici e si è assunto la responsabilità di tutto, anche degli atti più feroci e ingiustificabili della sua vita fuorilegge.
Però, ha scelto di scontare tutta la pena, senza mai una boccata d’aria.
Ha pagato.
Mario Moretti, che ha ucciso (o forse fatto uccidere) non solo Moro, ma anche Cocco, ha scontato meno anni di lui (16) prima di poter uscire per lavorare e ha detto una marea di balle. Qui lo Stato non c’entra?
Ma forse, dati i tempi imminenti, dovremmo parlare di Giusva Fioravanti (4 omicidi confessati, 18 anni di carcere e poi semilibertà) e di Francesca Mambro (16 anni di reclusione per almeno 6 omicidi)? Alla prossima volta, ma anche in questo caso è lecito domandare: qui lo Stato non c’entra?
AVETE PERFETTAMENTE RAGIONE..PURTROPPO IL POPOLO SARDO X VARI MOTIVI SOPRATUTTO POLITICI, CONTINUA INESORABILMENTE A REGREDIRE…