Il più grave crollo di occupati registrato dalla Sardegna è stato proprio nel settore dell’edilizia.
Ieri Il Sole 24 ore ha pubblicato un’inchiesta illuminante: dal 2009 (Piano casa) all’agosto 2017, cioè in sei anni, le norme sull’edilizia e sull’urbanistica sono state riviste e aggiornate 133 volte, con una media di una volta ogni 23 giorni, un capolavoro italiano di incertezza del diritto.
Ma la cosa è ancora più significativa se si tiene conto che nel novero dei 133 interventi legislativi non sono computate le norme varate dalle Regioni.
Questa selva di norme è la vera causa di un blocco che sta devastando le economie dei nostri paesi e delle nostre città. Questa selva di norme inibisce moltissimo dirigenti e funzionari degli uffici tecnici di tutta l’Isola, amministrazione regionale compresa.
È urgente mettere ordine e semplificare il sistema. Non è sostenibile dall’economia della Sardegna la collocazione sul binario morto della legge urbanistica.
Si stralcino le parti controverse e se ne discuta a parte, ma si liberino quelle non solo utili ma indispensabili a un normale svolgimento delle pratiche edilizie. Troppe carte sulle piccole cose, troppe autorità coinvolte nelle piccole cose, troppi macigni di paura e di interdizione che gravano sulle coscienze di dirigenti e funzionari, troppa tutela per le cose e pochissimo interesse per la libertà e i diritti delle persone, come è ordinario nell’Italia dei sospetti.