di Paolo Maninchedda
Provo a spiegare una cosa sofisticata.
In giro per il mondo ci sono un sacco di soldi che navigano su grandi navi che si chiamano ‘Fondi di investimento’.
I Fondi raccolgono risparmio e promettono rendimenti. In poche parole: gestiscono 10 euro di un risparmiatore e promettono di farlo rendere (ossia di pagarglielo) un tot percentuale. Chi dà i maggiori rendimenti è il più bravo e raccoglie e guadagna di più.
I Fondi fanno quello che un tempo facevano le banche, ma con più libertà e con molto più disinteresse per il sistema economico di questo o quel Paese. I Fondi sono i pilastri della globalizzazione. A loro interessano i rendimenti non le economie o i posti di lavoro.
Per tutti questi motivi (ossia per la somma di una naturale vocazione a fare i figli di buona donna con una situazione internazionale priva di regole e controlli), i Fondi non cercano imprese in cui investire, perché produrre è troppo rischioso. Cercano, invece, bollette legate a beni essenziali: acqua, energia, trasporti ecc. In poche parole cerccano ciò che le persone non posssono non acquistare a prezzi non definiti dal mercato, ma regolati dalle leggi, per esempio la bolletta dell’acqua.
L’ingresso di capitale privato in queste società è reso complicato in Italia dal fatto che esse sono prevalentemente società pubbliche, o degli enti locali o delle Regioni o di entrambi. E allora che cosa sta pensando lo zio Sam? Lo zio Sam sta preparando il terreno per fare una grande vendemmia di società pubbliche in Italia, creando il consenso politico sull’operazione.
Nella legge delega sulla semplificazione della Pubblica Amministrazione si prevederà, probabilmente, che un istituto di credito, per esempio Cassa Depositi e Prestiti, metta a correre un po’ di denari per liquidare le partecipazioni di enti locali e Regioni nelle società di utilities, non in modo da escluderle dalla società, ma in modo da sottrarre loro la gestione, ovviamente dipinta come inefficiente, scabrosa, putrescentemente fallimentare. La grande motivazione sarà il miglioramento dei conti pubblici e il miglioramento dei servizi. Poi Cdp collocherà le sue partecipazioni presso i Fondi, i quali però pretenderanno che le società abbiano dimensioni adeguate e non siano parcellizzate come sono oggi. Quindi avremo grandi gruppi che gestiranno acqua, energia e rifiuti, promettendo efficienza, investimenti, lavoro, ma non gratis, ovviamente, tutto remunerato dalla bolletta o dalle bollette, cioè da noi cittadini.
Le premesse di questo grandioso progetto di conquista di denaro e di informazioni ( i data base dei servizi essenziali ‘parlano’ molto dell’orientamento delle famiglie e sono preziosissimi sul mercato della conoscenza) sono già visibili.
Il comma 609 della Legge di Stabilità 2015 ha introdotto nell’ art. 3 bis della L.n. 148/2011 il comma 2 bis, il quale dice, di fatto, che se una società A (mettiano Abbanoa) ha una concessione per gestire il Servizio Idrico Integrato fino al 2020 e si fonde con una società B (mettiamo un colosso delle acque italiano) che ha una concessione fino al 2030, anche la concessione di Abbanoa scivola al 2030. Insomma, abbiamo già un grande incentivo alle fusioni.
Oggi, poi, il Sole 24 ore pubblica a pagina 21 un articolo che ci sta come i cavoli a merenda che dice però una cosa sola: c’è una corrente di pensiero che dice che le società in house (come Abbanoa) possono fallire, perché sono società per azioni come le altre. A pensare male si fa peccato, però…. è un po’ strano che proprio nel contesto che ho descritto il mitico e parzialisssimo Sole 24 ore cominci a fare terrorismo sulle Spa pubbliche di servizi.
Cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo accelerare la rimessa in salute di Abbanoa. Noi cominciamo ad avere i conti in ordine, ma se la competizione ci becca ancora nella corsia della rianimazione, per usare una metafora sanitaria, rischiamo di soccombere. Questa non può essere la Giunta che vede l’acqua sarda diventare romana o pugliese o toscana per esigenze di ingegneria finanziaria o di calcolo politico ministeriale. Ben vengano tutte le collaborazioni e le partecipazioni consentite dalla legge; ben venga qualunque cosa migliori la qualità e la gestione, ma l’acqua sarda la governano i sardi, punto. In particolare bisogna efficientare tutta la filiera pubblica dell’acqua. I debiti/crediti che si generano nel passaggio dell’acqua dalle dighe regionali ai rubinetti dei sardi generano costi su cui bisogna ragionare, perché stanno diventando il pretesto per deprezzare la società e renderla più debole di fronte all’imminente aggressione. Come pure bisogna revocare il Fondo di garanzia per il debito bancario. Il debito ormai è sceso del 30%; gli incassi lo garantiscono abbondantemente, le banche, a meno che non vogliano fiancheggiare operazioni di altre grandi società (neòl qual caso sarebbero affari acidissimi per loro) si accomodino a trasformare il debito a breve in mutui a medio e lungo termine. Noi ci riprendiamo i 46 milioni di finanza pubblica e ci rimettiamo in asse il sistema che sta a monte di Abbanoa.
La Regione farà molto in questi giorni per consentire al Gestore Abbanoa di difendersi al meglio.
Comments on “E lo Stato si prepara a catafotterci l’acqua: il Sole 24 ore (sempre lui) lancia il segnale dell’imminente vendemmia su acqua, gas e rifiuti”
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Sa cosa penso che dietro la prima ( il primo) marionetta italiana ci siano le multinazionali . Ma quale “democrazia” questa e dittatura o meglio schiavismo del terzo millennio.la storia a noi italiani avrebbe dovuto insegnarci tantissimo .
Splendido articolo.il problema è sempre lì la nostra sudditanza. Il giorno in cui il popolo sardo si sveglierà , sarà troppo tardi. Che Dio non voglia
Condivido ciò che hai scritto! L’argomento è stato trattato più volte nel corso di riunioni del Partito dei Sardi Gallura. I grandi interessi che ruotano intorno alla gestione dell’acqua, a mio parere, cercano di consolidare uno sfrutamento gia’iniziato da tempo, usurpando risorse che apartengono al popolo sardo. Ritengo che sia dificile contrapporsi a un sistema sostenuto anche da sardi! È più facile demolire e demonizzare che costruire o risanare partendo da ciò che c’è di buono! Nel proporre soluzioni ci si puo far male. Io sto già pagando il conto!
E lo Stato si prepara a catafotterci l’acqua oltre all’imminente vendemmia su acqua, gas e rifiuti!
Continua lo smembramento della nostra terra e della nostra serena vita.
Fino a quando i sardi potranno resistere a questo sistematico stillicidio?