di Paolo Maninchedda
Io non ricordo a memoria che ci sia mai stata una Giunta che abbia registrato a poco più della metà del suo mandato un incremento del 14% dei posti di lavoro, registrato a gennaio. A gennaio dico, non nei trimestri delle stagioni turistiche: a gennaio.
Non ricordo neanche un’altra Giunta che abbia visto registrare, come invece è accaduto a questa Giunta, un incremento del 20% delle cessazioni dei contratti a tempo determinato e una diminuzione delle cessazioni dei contratti a tempo indeterminato del 10%.
Ignazio Ganga ha ragione di essere prudente e di volere aspettare conferme, ma il dato è lì a dire che evidentemente la Giunta “drummida” di cui tanti parlano, non è poi proprio così “drummida”. Se anche vogliamo interpretare questi dati come sintomi e non come dati strutturali, essi non vogliono dire che manca una politica dello sviluppo, ma che una politica dello sviluppo comincia a dare i suoi frutti. Tutto il retoricume autonomista degli anni passati; tutta l’autocelebrazione di alcune scelte di governo, attraverso anche megafoni universitari, non può annoverare sintomi di ripresa di questo tipo. Questa Giunta ha il difetto di non sapere raccontare ciò che fa; però è meglio essere pessimi parolai ma efficienti amministratori, che eccellenti incantatori di serpenti che addormentano il popolo con le sinuosità delle proprie menzogne.
Qui se c’è qualcuno “drummidu” è chi è fermo nel fare politica ai soliti sistemi italici: interdizione, malevolenza, maldicenza, conservazione, dissipazione, distribuzioni a pioggia e quant’altro. Il cancro morale della vecchia politica animata dall’odio, dall’ignoranza e dal parassitismo di classi dirigenti che senza politica sarebbero senza mestiere, è sempre lì pronto ad aggredire ogni nobiltà come la ruggine sui metalli.
Si vuole forse dire che questi risultati derivano dalle politiche attive del lavoro varate dal governo italiano? E allora perché funzionerebbero meglio in Sardegna piuttosto che altrove?
Si vorrebbe dire che derivano solo dalle politiche attive messe in atto dalla Regione e non da politiche di sviluppo? E allora come si spiega la prevalenza del tempo indeterminato sul tempo determinato, quello più legato alla temporaneità degli interventi e degli incentivi?
Lo dico io che cosa sta funzionando: la pulizia dei bilanci, il ritrarsi della Regione dai mercati, l’attenzione per le imprese sane che sanno stare sul mercato, il lento e auspicabile declino di imprese che vivevano di posizioni oligarchiche e di rendite nelle forniture pubbliche, la maggior cultura dei giovani imprenditori che stanno sostituendo gli anziani, la consapevolezza che il ‘lavorare in nero’, o ‘a serranda abbassata’ è troppo rischioso e poco redditizio, l’orgoglio della assunzione piena del nostro futuro, la rete delle relazioni tra le persone e le imprese, la durezza del non mollare.
Questo clima non nasce dal niente; nasce in primo luogo da una politica che non usurpa spazi non suoi, che non comprime la libertà e la responsabilità delle persone.
Lo stile Pigliaru, cioè la ritrosia a occupare tutti gli spazi con l’attività politica, e invece lo sforzo per regolare lo spazio pubblico senza occuparlo, né con l’esuberanza della personalità né con l’intrusione eccessiva, anacronistica e sbagliata dei partiti e delle lobbies, mi pare stia dando qualche risultato che è tanto più apprezzabile quanto più rimarrà libero da ‘privatizzazioni’ politiche anziché istituzionali.
Ciò che può distruggere tutto questo sforzo è la sanità, il suo eccessivo costo finanziario, ormai insostenibile per le casse regionali. C’è bisogno di uno sforzo titanico, forse (ma non ne sono sicuro) impopolare, ma decisivo per le prossime generazioni. In sanità non bisogna pensare alle elezioni; bisogna intervenire subito e chiudere la falla, avere la forza di fare ciò che nessuno ha mai fatto prima, sacrificarsi, rinunciare a qualsiasi popolarità a buon mercato e mettere sotto controllo un sistema che rischia di compromettere in modo durevole il futuro della nostra nazione.
Comment on “E adesso, chi sono gli addormentati?”
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Sono curioso di conoscere quando e come chiudere la falla della sanità.