Questa è una storia paradossale, grave, inconcepibile e pure reale.
La racconto in forma semplice.
Il 24 settembre 2021 l’Assemblea dei soci di Abbanoa ha eletto i membri del collegio sindacale della società nelle persone dei professionisti dott.ssa Maria Laura Vacca, dott.ssa Maria Giovanna Angius e del dott. Franco Pinna. Il verbale viene perfezionato e chiuso il 12 ottobre del 2021 dal notaio. Ma succede che il Presidente di Abbanoa chiede al notaio di registrare, con una postilla al verbale (e qui si vede che il notaio ha distinto le sue responsabilità da quelle del Presidente del Cda) che a dire della società c’era stato un errore negli accreditamenti in Assemblea niente di meno che della città di Cagliari e del comune di Sant’Antioco, per cui, scorporati i voti di questi comuni, risultavano eletti non più i precedenti signori, ma i seguenti: dott.ssa Maria Laura Vacca, il dott. Franco Pinna e il dott. Francesco Salaris. Non contento di ciò, il Presidente della società convoca l’Assemblea per l’elezione del nuovo presidente del collegio sindacale che risulta essere, ma tu guarda!, il dott. Salaris.
Fermiamoci un attimo.
Il verbale dice espressamente che l’assemblea si è chiusa con l’elezione dei primi tre, ma poi gli organi della società hanno ritenuto errata la votazione e hanno chiesto che venisse verbalizzata una composizione del collegio sindacale diversa da quella votata.
A chiunque abbia un po’ di buon senso, questa non può che apparire come una cosa gravissima, perché il Presidente della società avrebbe dovuto riconvocare l’assemblea, chiedere che si procedesse all’annullamento dell’esito della precedente per i vizi formali (ma anche su questo ci sarebbe da scrivere) e infine procedere a una nuova elezione.
Il notaio, non a caso, distingue il verbale dell’assemblea dalla postilla di cui viene richiesto dalla società. Come dire: “Mi chiedete di verbalizzare la vostra volontà e io lo faccio, ma è la vostra volontà, non la mia”.
Se una cosa così abnorme l’avesse fatta chiunque altro ai tempi dell’assalto ad Abbanoa quando io ero assessore, assalto portato avanti da un combinato disposto di gente (in genere ricca) che non voleva pagare l’acqua, di politici interessati a far fallire Abbanoa per sostituirla con un privato, di politici più grossolani – ma altrettanto dannosi – che pensavano di essere rieletti riuscendo a non far pagare le bollette, di agitatori di professione che facevano e fanno pagare ai cittadini la loro personale inesauribile insoddisfazione grazie anche a magistrati che abboccavano e abboccano a ogni esca che questi fomentatori lasciavano e lasciano sul campo, di professionisti che volevano continuare a farsi gli affari loro con gli appalti di progettazione di Abbanoa (storico feudo di certa borghesia rastrellante cagliaritana), ecco se a quei tempi fosse stata fatta una cosa del genere, cioè cambiare a tavolino l’esito di una elezione senza tornare all’organo elettivo, sarebbe scattata una retata con i paracadutisti della Folgore e i pulmini cellulari del Gico.
Invece oggi non succede niente. Ci si chieda perché e ci sia dia una risposta senza costringere me a mettermi nei guai per spiegarlo.
Fatto è che la vittima della postilla, la dott.ssa Angius, ha deciso di far valere il proprio diritto a essere sindaco della società e, assistita dall’avv. Gianfranco Congiu e dal prof. avv. Carlo Ibba, ha fatto ricorso al Giudice del registro delle Imprese del Tribunale di Nuoro (la sede legale di Abbanoa è a Nuoro) chiedendo “la cancellazione d’ufficio dell’iscrizione della nomina del Collegio sindacale composto dai dott.ri Maria Laura Vacca, Francesco Salaris, Franco Pinna (supplenti dott.ssa Maria Giovanna Angius e rag. Michele Raimondo Mura), nonché della nomina del dott. Francesco Salaris quale Presidente del Collegio sindacale; ai sensi dell’art. 2190 c.c., disponendo l’iscrizione d’ufficio della nomina dei dott.ri Maria Giovanna Angius, Maria Laura Vacca e Franco Pinna (supplenti rag. Michele Raimondo Mura e dott. Riccardo Gaia), nonché della nomina del dott. Franco Pinna quale Presidente del Collegio sindacale”. Il Giudice, il dott. Vincenzo Amato (un giudice con attributi baricentrici aurei non scheggiabili da nessuna confraternita) con proprio decreto in consueto stile attico, il 18 luglio 2022, ha dato una severa lezione di diritto alla società Abbanoa e ai suoi avvocati capitolini accogliendo le richieste della dott.ssa Angius e quindi disponendo che il collegio registrato fosse quello eletto dall’assemblea e non quello emendato (fatta eccezione per il Presidente Salaris che, essendo stato comunque eletto in assemblea dei soci veniva confermato), giungendo in conclusione a stabilire che la delibera di cui si tratta «non è in alcun modo riferibile all’assemblea dei soci». Questo il Decreto.
Fermiamoci un momento per la seconda volta. E dunque, dinanzi a un decreto di questo tipo, la vita della società può procedere come se niente fosse? Nessuno ha niente da obiettare di una modifica unilaterale del risultato delle votazioni? A quanto pare sì, ma questo può accadere solo in una città che è diventata come Port Royal nel XVII secolo, non in una città che sta dentro uno Stato in cui nominalmente vige la sovranità della legge. La verità è che a Cagliari, come a Oristano e a Sassari, la legge per alcuni si interpreta e per altri si applica. Dipende dai lombi da cui si nasce e da chi si serve.
Fatto è che gli avvocati capitolini di Abbanoa presentano ricorso contro il decreto del Giudice del registro delle imprese e proprio in questi giorni è stata depositata la sentenza del Tribunale Civile di Nuoro che dà un’altra lezione di diritto alla società e agli avvocatoni capitolini. Questo è il Decreto che ha confermato la decisione del Giudice del registro delle imprese perché le dichiarazioni del Presidente della Società successive all’assemblea dei soci non si possono configurare come il risultato dello svolgimento dell’assemblea.
Questo è successo a Cagliari. Nessuno si chiede come è stato possibile che un signore, rappresentante legale di una società, si sia permesso di cambiare l’esito di un’assemblea dei soci della sua società. E tra i soci siede, illegittimamente secondo l’Anac e secondo l’Autority per la concorrenza, la Regione che non ha battuto ciglio. Muta.
Ripropongo la domanda: siamo ad Abbanoa o a Port Royal, la capitale dei Pirati dei Caraibi del Seicento? Forse siamo a Port Royal, ma Port Royal è finita sott’acqua per un terremoto, Cagliari temo possa finire, per la melma che sale nei suoi palazzi del potere, sotto un mare di cacca.
Complimenti per la grande notizia, manca l’intervento del Magistrato
Vergognoso. Non un’eccezione. Quante volte, in diverse occasioni e situazioni.
In questa vicenda, magistralmente descritta, si apprende che Abbanoa, la società deputata ad assicurare l’acqua potabile, e i servizi di fognatura e depurazione a tutti i Sardi, risulti guidata da un presidente e da un CdA esentati dall’ obbligo di rispettare e osservare le norme dell’ ordinamento giuridico in vigore e, pertanto , esentati dall’assicurare il buon funzionamento di Abbanoa medesima. Meraviglia non poco la temerarietà dimostrata nell’impugnazione del primo provvedimento giudiziario di riordino del collegio sindacale. Chi pagherà le parcelle degli avvocati e tutte le altre spese sostenute dalle casse di Abbanoa ? Errare humanum , perseverare diabolicum ! Il tutto aiuta a capire perché , in questi ultimi due/tre anni , Abbanoa abbia cessato di manifestare segnali di crescita e miglioramento nella qualità dei servizi. È proprio vero che il pesce puzza sempre dalla testa. Meraviglia , altresì, l’inerzia totale delle autorità e degli organi preposti al rispetto delle norme e dell’operato di Abbanoa.
Siamo allo sfascio. Che altro c’è da dire? Niente. Anzi si un’altra cosa. L’ssordante silenzio su fatti gravissimi come quelli riportati. Se non si leggono qui certe notizie non si leggono altrove. Eppure sono fatti che hanno quasi
dell’incredibile, Lo specchio di come è gestita la cosa pubblica in questa triste regione