di Paolo Maninchedda
Scrivo questo articolo un po’ emozionato.
Un mio familiare è stato molto male qualche anno fa.
È stato curato al Bambin Gesù. Quando lo accompagnammo, venimmo accolti dal prof. Locatelli e dalla dott.ssa Alice Bertaina. Iniziò la terapia che durò del tempo e ancora oggi è sottoposto a controlli.
Quando la Qatar Foundation ha scelto come partner il Bambin Gesù, inevitabilmente io sono diventato un involontario testimonial dell’efficienza, dell’umanità, della serietà di questo importante presidio sanitario dove, nelle sale d’aspetto, ho incontrato tanti sardi. Nelle ore, interminabili, passate lì, riflettevo – attraversato da mille altri pensieri – sul fatto che il regime monopolistico in cui la sanità statale agisce in Sardegna, impedisce ai pazienti di poter scegliere il meglio per la propria patologia. Il Paziente sardo era ed è obbligato a bere la minestra statale o a scegliere di andar fuori; io venni consigliato da uno dei medici che operano in Sardegna e che stimo di più, di andar fuori. L’assenza di concorrenza di qualità mi ha costetto ad andare a prendermela fuori, grazie anche al SSN italiano, così vituperato ma così utile in queste circostanze.
Io credo che il Bambin Gesù in Sardegna farebbe veramente del bene e innalzerebbe la qualità della sanità sarda.
Viceversa, in questi giorni, ho assistito a un’invereconda difesa corporativa di reparti corporativi che corporativamente cercano di difendere il loro monopolio patologico. Alcuni reparti sardi inefficienti temono come il fuoco che i sardi, in Sardegna, possano avere un’alternativa di qualità convenzionata col SSN. Temono che i sardi non vadano più da loro; da buoni monopolisti quali sono se ne impippano della loro bassa qualità ma badano solo a controllare/egemonizzare la quota di mercato dei pazienti di una determinata patologia. Ecco perché in questi giorni noi tutti assessori siamo stati raggiunti da tanti ‘se’ e tanti ‘ma’; dietro c’è l’antica malattia dell’isolamento: il monopolismo corporativo. Tra i ‘se’ e i ‘ma’, vi era soprattutto l’insinuazione del sospetto che in fin dei conti il Bambin Gesù non sia poi questa eccellenza che si dice.
Siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, ecco che proprio ieri il Bambin Gesù ha dato l’annuncio (si badi bene, dopo aver pubblicato, e dunque testato, la ricerca) di una nuova tecnica di trapianto di midollo che consente ai genitori di poter donare sempre le cellule staminali ai propri figli. Autori della ricerca: Locatelli e Bertaina.
Dove sono adesso, dinanzi all’evidenza dei fatti, le cugurre corporative, i seminadubbi specializzati e furbescamente orientati a dire no a ogni innovazione che possa costringere tutti a uscire da questo mare di disordinata mediocrità che caratterizza la Sardegna, dove sono? La politica deve favorire l’eccellenza, deve sostenre la ricerca che fa risultato, non ostacolarla. Einstein, quando scappò dai nazisti e giunse in America, si trovò di fronte il solito poliziotto alto 2 metri e con le braccia da una tonnellata l’una, che gli chiese masticando cingomma: “Di che razza è lei?”. E lui rispose: “Umana”. Bene: di che razza siamo noi quando diciamo no all’evidenza del bene?
Comments on “Dove sono oggi le cugurre corporative che vomitano contro il Bambin Gesù?”
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Leggo e rifletto. Sarda di nascita, non di formazione, corso di studi all’Università Cattolica di Roma, Ospedale Gemelli, omologo del suddetto per organizzazione e visione. Rientro nell’isola dopo 10 anni di formazione e trovo esattamente una “corporativa difesa” della medicina di vent’anni fa. Non importa crescere ma solo arrivare in posizioni di controllo: i contenuti sanitari non contano, basta la grancassa dei media. Mi ci scontro e costruisco qualcosa, ma per ora vincono loro.
Aspetto con ansia nuovi approdi per pazienti ed irriducibili entusiasti, perchè comunque amo quest’isola. Ma fino a quando?
Condivido appieno l’articolo sulle cugurre corporative, avanti nell’interesse dei sardi e della Sardegna intera, è finalmente ora di interrompere le baronie corporative che troppo hanno speculato, in modo spudorato, sulla sulla salute dei sardi.
Condivido quanto affermato da Paolo; il dramma della sanità sarda sta proprio nella difesa assoluta della posizioni; questa è la causa prima della migrazione sanitaria verso altre poli della speranza; ben vengano nuove iniziative che possono contribuire a superare il corporativismo della classe medica e politica sarda; ben vengano le eccellenze che possano contribuire a dimostrare quanti e quali siano i margini di miglioramento della nostra sanità se solo fossimo capaci di metterci in discussione seriamente.
Paolo continua questa battaglia è solo nell’interesse del popolo Sardo ovvero di noi tutti
Nonostante sia una persona che ha sempre pensato “al pubblico” cioè a quello che, sia “La Sanità” ma anche altri settori non sanitari sarebbero dovuti essere gestitti dallo stato per “Ganantirne” il servizio, laddove le carenze e le “Lobbi” della privatizzazione favorivano e garantivano i finanziamenti pubblici ai privati e non il servizio offerto.
Oggi condivido quanto Paolo Maninchedda scrive sul “Bambin Gesù” perchè questa è una delle poche realtà dove la SANITA’ PRIVATA che FUNZIONA Veramente, ho letto alcuni articoli sul Babin Gesu’ ed ogni tanto qualche informazione la da la TV nazionale.
Ben vengano queste strutture di Eccelenza in Sardegna, molti sono i sardi e molti altri vanno più spesso fuori per poter usufruire di cure che in sardegna non sono garantite o non si conoscono ancora, Questo senza togliere nulla a quei Medici fantastici (pochi) che fanno miracoli anche da noi, quando non interpongono gli interessi personali al problema della salute del paziente.
Infatti non criticavo la qualità dei servizi e delle attività del Bambin Gesù. Ponevo solo in discussione l’imputazione dei guai della sanità sarda al “monopolio statale”. Non mi ha nemmeno per un attimo sfiorato l’idea di una tua connivenza con camici e grembiuli. Ma questo tu lo sai.
Paolo, io con i baroni in camice bianco non ho un benamato nulla a che fare e condivido il tuo giudizio. Ma il Bambin Gesù è altra cosa.
?..L’ULTIMO DEI MOICANI..?
Ho letto i 2 precedenti articoli sui poteri forti e sull’assetto idrogeologico e rete fognaria.
Non nego di aver avuto una sensazione sgradevole.Di una persona prossima a cedere a voler gettare la spugna….ho avuto poche volte occasione di parlare con Paolo ma tanto è bastato per apprezzare le sue doti, una su tutte la capacità di ascolto, ma anche la determinazione e l’innata predisposizione nel cercare soluzioni. Metabolizzata la prima scossa mi sono convinto che non può essere che molli la presa, perchè così deve essere o forse perchè così vogliamo che sia. E lui lo sa.
Queste mie righe non vogliono aggiungere niente a ciò che trapela dagli articoli, invece vuole essere uno stimolo per tutti i sostenitori. Non possiamo far finta di niente, non possiamo permetterci di lasciare da solo colui che sta tirando la carretta in maniera incessante, dobbiamo deciderci cosa vogliamo fare da grandi perchè grandi lo siamo già. Ed allora l’assetto del nostro gruppo deve essere di quelli veri senza paura. Dobbiamo dare il sostegno anche a chi ci sembra come in questo caso non ne abbia bisogno..tanto fa e sa tutto lui…non è così..anche le persone di questo calibro hanno bisogno di sostegno e di vicinanza perchè questo è nella natura degli uomini. Il mio parere è che ragionare in termini scontati e/o di comodo, sia quanto di più grave si possa fare inoltre va a certificare la paura delle responsabilità. Vi prego di scusarmi per queste mie esternazioni ma sento il dovere di denunciare,..di provocare un dibattito….a innantis…anzi no in susu….alziamo l’asticella .
–QUELLI CHE SI INGINOCCHIANO AL DIO DENARO CHE CONTROLLA LE BORSE LA SALUTE E LA FAME–
Purtroppo in troppi abbiamo accompagnato oltremare nel viaggio della speranza qualche nostro caro. Tutto ciò dovuto alla “insufficienza” della sanità locale. Non è poi vero quando si dice che nelle patologie gravi è il protocollo che detta il vivere o morire (a prescindere come diceva Totò) non è così anche i farmaci del protocollo sono centellinati dalle persone, e le persone si sa fanno la differenza PS: comunque vada.
Chi oggi da dietro le quinte nel paese di “Pupi e Pupari” spinge perchè nulla cambi, si aggrappa ai se e ai ma.
In un film del grande Massimo Troisi il suo partner Lello Arena durante una disputa di emigrazione si emigrazione no, gli disse: uno quando parte sa quello che lascia ma non sa quello che trova. Perla di saggezza coniata da chi sa chi, ma che non si sposa con i nostrani interpreti dei se e dei ma.
In terra di Sardegna (i nani della qualità) non si preoccupano di diventare eccellenze, si preoccupano invece di diventare..potenze..già, potenze economiche e questo a loro basta.
Questi santoni indigeni sono come il principe Antonio de Curtis…non ce l’hanno ma “sanno vendere” la fontana di Trevi…favoriti dalla potere economico.
Dovrebbero invece usare la loro economia per cercare “un giorno” di emulare Archimede
-“Eureka Eureka”-. Ma qui sembra di parlare di fantaSanità.
Tiriamo le somme: questa dinastia di untori potentati non investono sulla ricerca ma altrettanto non vogliono che qualche altro lo faccia..è la prova provata che non tutti i testicoli stanno nelle mutande.
Morale della favola la Politica (vedi vocabolario) dovrebbe favorire e sostenere eccellenza e ricerca…senza titubanze a innantis.
L’articolo contiene concetti che condivido, altri che invece disapprovo. Sono d’accordo sul fatto che debba essere compiuto ogni sforzo per dotare l’isola di un sistema d’eccellenza, soprattutto quando si tratta di patologie gravi. Non sono d’accordo con Paolo quando addossa tutte le responsabilità al “monopolio statalista” della sanità sarda. Lui sa benissimo che tale monopolio non esiste, e che la presenza dei privati nella sanità sarda è cospicua e redditizia. Il problema è che questi privati non si chiamano San Raffaele o IEO o Istituto dei Tumori. Lui sa benissimo come si chiamano, e conosce il livello di connivenza con la politica regionale e non. Per operare in eccellenza occorrono investimenti, ricerca, moralità: tutti elementi che mancano in una classe imprenditoriale che si è da sempre accontentata dei rimborsi per tagli cesarei, appendiciti, cataratte, forti del fatto che la familiarità con la politica consentisse la sua sopravvivenza in questi termini.
Mentre è abbastanza vero che ciò che somiglia all’eccellenza (purtroppo troppo poco), qui in sardegna, sia solo frutto della sanità pubblica, con tutti i limiti che essa comporta.
Quindi invito l’Onorevole Manninchedda a cogliere l’occasione per farsi promotore di una completa revisione del sistema sanitario regionale, ma partendo dalle sacche di completa inefficienza che, mi sentirei di scommettere, non sono sempre addebitabili al “monopolista statale”.
sottoscrivo.
I sardi e la sardegna e l’italia intera non possono perdere questa opportunità di veder finaente aperto il San Raffaele ad Olbia e avere nella propria Isola l’eccellenza e potersi curare senza fare i viaggi della speranza.
Condivido ogni parola scritta nell’articolo di Paolo, testimone personale di un dramma familiare, quando un nostro congiunto e’ colpito da una grave malattia e’ un grande dramma. Tutta la Sardegna e la sanità’ in particolare, hanno bisogno di un profondo radicale cambiamento , e’ necessario spezzare i privilegi di casta, i cerchi d’oro, i feudi consolidati di personaggi da troppo tempo inseriti nel controllo vitale dell’economia sarda, il controllo asfissiante della burocrazia e della politica in ogni iniziativa economica. L’oligarchia di fatto che in Sardegna ha sostituito le elementari regole di democrazia e’ causa principale della nostra crisi economica e sopratutto dell’impossibilita’ di reagire al diffondersi della povertà’ e dell’aumento spropositato della ricchezza personale di alcuni.