Pubblichiamo un atto, di un processo concluso, che fa male al solo leggerlo, ma prima dobbiamo raccontare brevemente una storia.
Nei giorni scorsi è stata pubblicata la sentenza che assolve, perché il fatto non sussiste, Massimo Deiana, attuale Autorità Portuale della Sardegna, ma all’epoca dei fatti Assessore dei Trasporti, dall’accusa di abuso di ufficio per avere, secondo l’accusa, favorito una compagnia aerea nel bando per l’aeroporto di Alghero.
Ripercorriamo un attimo la vicenda. La struttura dell’assessorato prepara i bandi, gestiti poi dalla commissione di gara. Deiana riceve, pubblicamente, nei suoi uffici, dinanzi a più testimoni, i rappresentanti di una compagnia che chiedevano spiegazioni. Tutto qui. Indagato per abuso di ufficio per aver favorito la compagnia e il 15 aprile del 2021 rinviato a giudizio dal GUP.
Qui dobbiamo fermarci. Mi costa farlo, ma bisogna spezzare subito una lancia a favore dei giudici della sentenza di assoluzione. Hanno letto gli atti e, applicando una norma largamente disattesa in Sardegna, constatato che non vi era alcun reato, hanno assolto gli imputati ancor prima di celebrare il processo.
Questa è la sentenza.
Accanto al plauso ai giudici della sentenza di assoluzione bisogna sottolineare la collaterale brutta figura (per essere educati, ma Trimalcione sarebbe stato più diretto) del Gup. A distanza di poco più di un anno, dove un giudice (il Gup, per l’appunto) aveva ritenuto necessario (come fa il 99,9% dei Gup, al punto che i molti avvocati pigri dei fori sardi non difendono i clienti in modo profondo dinanzi al Gup perché, così dicono, così non svelano le proprie carte ai PM) rinviare gli imputati a giudizio, altri giudici hanno assolto ancor prima di cominciare perché al solo colpo d’occhio il processo è superfluo. C’è qualcosa che non va e non va nelle azioni dei Gup.
E veniamo a noi. Concluso il processo, gli atti sono accessibili e scartabellandoci dentro mi sono imbattuto in questo capolavoro: il comandante della compagnia della Guardia di Finanza di Alghero, il 31 luglio 2018 scrive al Procuratore della Repubblica di Sassari. Questo il testo (abbiamo eliminato la firma autografa del comandante, perché non ci interessa parlare di persone, ma di funzioni):
“1. In relazione al procedimento penale in oggetto indicato, in data odierna si è proceduto al deposito dell’informativa conclusiva (Prot. nr. 0127093/2018 del 28/07/2018).
2. Per quanto sopra, ove nulla osti da parte della S.V. si procederà alla divulgazione della notizia agli organi di stampa”.
Il PM, per fortuna, non autorizzò, e questo va indubbiamente a suo merito.
Noi, però, ci chiediamo: chi è, che autorità pensa di avere, da quali ragioni di giustizia è mosso, un comandante di stazione che vuole illustrare le sue conclusioni, non ancora vagliate da alcuno, alla stampa?
Quali sono le abitudini della Polizia giudiziaria se a un comandante che ha concluso le proprie indagini viene solo in mente di parlarne con la stampa? La Polizia giudiziaria (che io costringerei, prima di farla agire sul campo, a durissimi corsi di aggiornamento universitari su cultura generale, filologia, lingua italiana e logica, oltre che Diritto) ritiene forse che le sue informative conclusive siano il primo grado del processo?
Ci chiediamo ancora: qualcuno ha mai convocato questa Polizia giudiziaria e le ha ricordato i suoi limiti? Qualcuno ha mai chiesto conto alla Polizia giudiziaria non solo dei suoi errori, ma anche delle sue pulsioni alla distruzione pubblica degli imputati, tanto più forte quanto più alto è il ruolo degli indagati? Qualcuno li ha mai messi di fronte al loro lato oscuro, all’oscura ambizione di colpire il pesce grosso, di far carriera con l’arresto eccellente, al sentimento da giustizieri sommari della notte e del giorno che credono di conquistare la gloria colpendo quelli che a loro (con i mezzi culturali di cui dispongono per poterli riconoscere) sembrano i potenti e che spesso sono soltanto persone che hanno studiato e lavorato più di loro?
Oggi, però, finalmente, abbiamo la prova provata che la stampa non si attiva mai da sola, è sempre attivata dall’interno. E ancora mi chiedo: chi passava le notizie al direttore dell’Unione Sarda (che per una settimana ci scrisse in prima pagina) quando si confezionava a mio danno un avviso di garanzia per un atto mai da me firmato e una carica mai ricoperta? Il mio avvocato di allora non si rese disponibile a una denuncia e io, che lo stimavo e lo stimo, gli diedi retta. E sbagliai.
Una lezione di buona Giustizia su atti di cattiva Giustizia ; grazie Prof. di illuminarci sempre su certe verità…
essendo evidente (evidente!!!) l’insussistenza dei fatti e l’inutilità del processo, chi paga gli avvocati? chi restituisce le notti insonni? chi lenisce la sensazione di frustrazione di gente che viene perseguita pur avendo fatto semplicemente il proprio dovere?
Ancora una volta viene messo in luce un comportamento che si ripete in certi ambienti e che pare provochi negli stessi godimento.
Povertà d’animo o calcolo interessato?
Grazie Professore, non smetta di illuminarci.
Su male e sa figu…
Prof., mi meraviglio di lei, uomo che ha navigato molti mari! Soprattutto nei tribunali periferici, la “complicità” fra magistrati e avvocati é stata sempre una costante.