Ieri, il consigliere regionale Giuseppe Meloni (Pd) ha sollevato nell’Aula del Consiglio regionale, il caso della promozione dell’Assessore alla sanità, Carlo Doria, a direttore del nuovo Dipartimento di Scienze motorie, neurologiche e riabilitative dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Sassari. Oggi la notizia gode di due articoletti sui due giornali, due articoletti di scrupolo, quali quelli che si dedicano a un argomento che non si è capito, che si tratta più per dovere che per interesse.
Uguali di fronte alla legge L’argomento generale è questo: siamo tutti uguali di fronte alla legge?
In teoria sì, in pratica no, perché a limitare l’efficacia di questa uguaglianza può intervenire il potere di cui la persona dispone e che può usare per non essere per nulla uguale agli altri.
Andiamo all’esempio pertinente al caso in esame.
Il Direttore generale dell’AOU di Sassari, dopo aver modificato il suo atto aziendale, deve procedere a nominare i direttori di Dipartimento, cioè di quelle strutture che coordinano l’attività dei reparti. A concorrere per la nomina sono i direttori delle strutture complesse ( i reparti), tra cui Doria.
Prima di andare avanti, ci fermiamo un attimo.
Doria è in aspettativa, perché così prevede obbligatoriamente la legge. Però è assessore alla Sanità, cioè è il responsabile della sanità in Sardegna e dunque è sovraordinato anche ai vertici della sua Azienda di riferimento, al punto che di fatto, facendo l’istruttoria e proponendolo alla Giunta, concorre anche alla scelta del Direttore generale della sua Azienda. Dunque Doria si trova in un evidente conflitto di interessi, perché come assessore dovrebbe badare esclusivamente all’interesse generale, come dipendente della sua Azienda è portato a tutelarne gli interessi particolari per tutelare se stesso.
Non un caso isolato La condizione di Doria non è per nulla un caso isolato: è la norma. Da un po’ di tempo Destra e Sinistra commettono l’errore di nominare medici nella funzione di Assessore (e, talvolta, anche in quella di Direttore generale dell’assessorato), con l’effetto di incardinare ai vertici della sanità la guerra tra bande che affligge le strutture sanitarie sarde da decenni.
Il Pd, dopo la denuncia di Meloni, dovrebbe prendere un impegno solenne: mai più un medico ai vertici della sanità sarda. Sarebbe già una rivoluzione.
Come pure, e va ricordato, non è certo Doria a inaugurare (e infatti ieri, come si vede dal video dell’aula, non capiva minimamente che cosa gli stesse capitando) la pessima abitudine di stare ai vertici della sanità, in una funzione di indirizzo e controllo su tutti gli altri, e poi partecipare alle selezioni per gli incarichi banditi dalle strutture controllate. Ai tempi della Giunta Pigliaru, due capi di gabinetto della sanità parteciparono alle selezioni indette da Moirano e, guarda a caso, perché bravissimi, vinsero le strutture meglio retribuite (sia chiaro, a me Moirano sta simpatico proprio perché non gli ho mai chiesto nulla. Se ha ricordi di sardi verticali, tra questi, sono sicuro, annovera anche me). I due capi di gabinetto fecero ciò che il loro assessore non fece e non pensò mai per se stesso, ma la testimonianza personale talvolta non viene capita.
Il coraggio di Meloni sta proprio in questo: si gira pagina, non si ripetono le furbizie del passato, si corregge il tiro e si rompe il circolo vizioso che ha caratterizzato tanti uomini politici, cioè quello della produzione della politica di indirizzo e della simultanea costruzione, a valle di questa, di risultati di vantaggio personale. La Sinistra nel fare queste cose è stata molto più sofisticata e tossica della Destra, perché la Destra è stata ed è sguaiata, le fa ostentandole a sa pubrica, come direbbero a Orune, perché per la Destra il potere o è esibito o non è.
Carriera o onore? Adesso possiamo tornare a Doria.
Se si sceglie di fare politica, si sceglie anche di pagarne il prezzo.
Se si viene collocati in aspettativa, si deve sentire moralmente il dovere di astenersi da tutte le procedure selettive e da tutti gli incarichi gestionali, fuorché quello nel quale si era quando si è stati collocati in aspettativa. Se non si avverte questa urgenza, si usa inevitabilmente la propria funzione pubblica per tutelare il proprio interesse privato.
Essere nominato Direttore di Dipartimento mentre si è in aspettativa è motivo di disonore per un assessore in carica; è come se il re si facesse nominare barone da uno dei suoi conti. Cirese diceva che in Sardegna il rapporto tra i diversi livelli sociali è più stretto che altrove, cioè che il rapporto tra ‘alto’ e ‘basso’ è meno distinto che altrove. Parole sante: qui l’istituzione regionale si è abbassata a ricevere, di fatto, una protezione.
Sì, si tratta proprio di questo e bisogna parlarne perché è un fatto grave. Racconto una storia vera per rappresentare il problema. Quando l’onorevole Luciano Uras, già senatore della Repubblica e, prima, consigliere regionale, rientrò per più di un anno nell’amministrazione regionale, la Giunta Solinas, non gli restituì la funzione che aveva quando venne collocato in aspettativa per mandato politico (Direttore generale), e neanche gli affidò un servizio quale gli competeva perché dirigente; no, lo mise in un sottoscala a contare ore.
Doria conosce questa barbarie e dunque che fa?
Anziché costruire norme di protezione del libero esercizio dell’attività politica, usa il potere di cui dispone per proteggere il suo rientro al lavoro, come non potrebbe fare se non fosse assessore.
Ma la domanda è: quanto rimane realmente libero un assessore impaurito, preoccupato di sé, nelle mani del suo DG? Poco, veramente poco.
Quanto è lungimirante, aperta, dinamica, una politica sanitaria che ha il retropensiero del rientro al lavoro dell’assessore?
Non lo è per nulla, diviene una politica dei coriandoli, delle piccole cose, attenta a non calpestare le uova che possono mandare qualche schizzo sullo strapuntino di serenità che si sta preparando.
Questa degradazione istituzionale è una pena per tutti noi.
Ieri lo sguardo perduto di Doria nei banchi della Giunta la diceva lunga sull’impreparazione culturale di quanti pensano che la politica sia un gioco di società, una specie di gioco di ruolo massonico tra chi sale e chi scende.
Non è così.
O si ha un sano spirito critico verso il potere o il potere subordina, riduce in schiavitù, induce a fare cose che mai si farebbero in condizioni normali; il potere imbestialisce chi se ne fa sedurre.
Doria è stato sconfitto dall’assenza di pudore istituzionale e da una fottutissima paura di rimanere a terra dopo l’imminente sconfitta elettorale. Ma non è solo in questo latente terrore. Tanti dirigenti che hanno seguito l’avventura di Solinas stanno cercando un porto sicuro, chi nel Corpo Forestale, chi nella Dirigenza regionale, chi altrove, a dimostrazione di una concezione dello Stato come osso da spolpare e da abbandonare al momento giusto. Una pena.
Sono un medico ospedaliero da oltre 35 anni e quando ho letto la notizia di questa nomina sono rimasto assolutamente basito. In tanti anni ho visto accadere veramente di tutto nella sanità pubblica ma, devo dire, questa è una delle cose più incredibili. Non tanto per la nomina, gli incarichi nel nostro mondo, nella maggioranza dei casi, non vengono certo assegnati per merito, quanto per l’atteggiamento dell’interessato di fronte alla domanda che gli ha posto il consigliere regionale PD.
È stata una delle manifestazioni di arroganza peggiori che io abbia mai visto e dimostra quanto sia ormai inevitabile una profonda riforma legislativa della sanità pubblica perché senza non si potrà porre fine alla fuga dei medici dagli ospedali.
Prof. Maninchedda ha elevato a rango di fine ragionamento culturale, forse sociologico, una realtà molto più facile da capire e cioè : me ne frego, faccio come mi pare tanto il Presidente lo incontro al prossimo spuntino e ne parliamo. Sono andato a verificare la delibera di nomina. Incredibilmente si nomina ad interim come capo di un dipartimento il Direttore Sanitario Aziendale in carica!!!! Ma ha senso? Si può fare? La risposta è no per entrambe le domande. Chi vigila? L’assessore che a sua volta si è autonominato ad interim capo dipartimento? Scusatemi. Sono confuso. Il ridicolo è fra di noi.
Complimenti per l’articolo. Non so come e se ci si possa difendere dall’atteggiamento “ci sono e ci rimango nonostante tutto”. Questa ineluttabilità a cui i cittadini/utenti vanno incontro NON VA BENE
Se installassero delle dinamo alle porte girevoli RAS, in Sardegna non servirebbero i parchi eolici.
Ha perfettamente ragione, che pena!
No b’at nudh’àteru de annùnghere.
Solu de fàghere.
Si est su fàghere, za ANT FATU furriare s’istògomo a chie lu zughiat sanu e forte puru.
Si qualifica con la spocchia con cui risponde. Senza vergogna.
Professore, Buongiorno. Condivido ogni osservazione, ogni considerazione. “Questa degradazione istituzionale è una pena per tutti noi”. Una pena. Ma, forse, è solo un riflesso della progressiva degradazione dei Valori della nostra società; da qui, forse, anche la progressiva riduzione del corpo elettorale. Che ne pensa?
Mi sa che il legislatore nazionale, con un minimo di pudore, conoscendo meglio di chiunque altro gli italiani, aveva già previsto che: “…Il dipendente collocato in aspettativa per mandato parlamentare non puo’, per tutta la durata del mandato stesso, conseguire promozioni se non per anzianita’. Allo stesso sono regolarmente attribuiti, alla scadenza normale, gli aumenti periodici di stipendio….” (art. 4 L. 31 ottobre 1965, n. 1261). Forse non applicabile direttamente alla politica regionale, ma sicuramente “giusta” per tutte le amministrazioni dal più piccolo Comune.