Proviamo a tenere desta la coscienza e a non arrenderci al degrado che affligge i nostri i tempi, ma in particolare modo la Repubblica italiana.
Bisogna ricordare che la Regione Sarda è proprietaria delle aree dell’ex Arsenale della Maddalena.
Bisogna anche ricordare che, anche grazie alla mediazione fatta da me con la sottosegretaria Boschi, assistito dall’avvocatura distrettuale dello Stato, siamo riusciti a mandar via il gruppo Marcegaglia dall’Arsenale a un valore dimezzato rispetto a quello stabilito dal lodo arbitrale.
Bisogna infine ricordare che tutta l’area è in condizioni miserevoli per colpa di come vennero fatti i lavori, per le bonifiche mancate (il processo langue a Tempio) e per tutto ciò che sta a valle di un pasticcio politico e tecnico come il mancato G8 a La Maddalena su cui cominciano a pronunciarsi i tribunali.
La sentenza di condanna, emessa nei giorni scorsi, contro i costruttori che avevano gestito gli appalti nell’area dell’Arsenale ha anche previsto dei risarcimenti, pensate, per il Ministero delle infrastrutture (che poco manca che non sappia neanche dov’è l’Arsenale), per Cittadinanzattiva e anche, ohibò, per la Presidenza del Consiglio (250.000 euro). Zero euro per il Comune della Maddalena; zero euro per la Regione Sardegna. Il Comune è sicuramente il soggetto pubblico che ha subito il maggior danno materiale e d’immagine, al punto che l’allora sindaco Comiti chiese un indennizzo di cento milioni di euro (che non arrivò mai). Ma almeno il Comune si costituì in giudizio e adesso occorrerà capire perché non è riuscito a farsi indennizzare.
Ma la Regione, perché non si costituì in giudizio? Non l’ho mai capito e mai lo capirò. Perchè il proprietario dei beni danneggiati o comunque realizzati molto male non si è mai costituito in giudizio? Ci sarà una ragione perfettamente calzante con la formalità del diritto italiano, ma sicuramente non ve ne sarà alcuna calzante col buon senso e con la giustizia vera: chi è proprietario e chi ha il bene in casa non sono stati indennizzati.
Una cosa del genere in un altro paese europeo avrebbe suscitato quanto meno uno scontro istituzionale, un moto civile di dissenso, composto ma fermo, invece non avere una seria e civile coscienza nazionale che ci faccia sentire nostre le cose che naturalmente sono nostre, ci porta a far passare sotto silenzio l’indennizzo riconosciuto alla Presidenza del Consiglio della Repubblica, negato al Comune e neanche richiesto dal legittimo proprietario dei beni, la Regione Sarda.