Avvenire il giornale della Conferenza episcopale italiana sta insistendo molto sulla ormai, a suo dire, acquisita certezza scientifica dell’esistenza di Dio.
Si trovano ancora in Home page due articoli La scienza non può più negare l’esistenza di Dio e Ma perché per alcuni fisici è così difficile spiegare l’origine del mondo?
È apprezzabile che finalmente si comprenda come non basti più studiare esegesi, patristica e teologia. I preti, ma direi tutti i cristiani, dovrebbero studiare anche fisica e informatica.
Tuttavia, mi pare non si facciano i conti con quel genio che fu Einstein, il quale in una lettera del 1954 al filosofo e antropologo Eric Gutkind scrisse: Credo nel dio di Spinoza, che si rivela nell’armonia di tutte le cose, non in un Dio che si interessa del destino e delle azioni degli uomini. Mi pare si debba partire da qui.
Il fatto che nel 1964 sia stata scoperta la radiazione di fondo del Big bang, quella che per l’appunto chiamano il fossile del Big bang, e si sia potuta datare l’età dell’universo (circa 13 miliardi di anni) ha ridato forza a un’antica obiezione mossa dai credenti agli aristotelici. Poiché dal nulla non può nascere alcunché ed avendo la materia un origine (adesso certificata, prima supposta), occorre ipotizzare una causa esterna alle cose, la quale avrebbe il merito di averle generate. Prima obiezione: ciò che è interessante per un uomo non è l’esistenza di un essere superiore, ma il rapporto con quest’essere, l’interesse che egli ha o non ha per l’uomo.
Einstein è interessato all’ordine dell’universo, alla regola che lo governa.
Al tempo stesso afferma che questo ordine ‘armonico’ (a suo dire) è completamente disinteressato all’uomo.
Sul disinteresse della natura rispetto all’uomo sono molto d’accordo.
La natura non è perfetta se non nel tritare tutto e tutti perché il suo orologio di scambi energetici prosegua il più a lungo possibile.
L’equilibrio feroce tra predatori e predati, il circuito eterno di esplosioni e moti vari, sono perfetti solo se si considera il senso coincidente con l’attività: scopo dell’universo sarebbe l’universo e il suo succedersi di fuochi d’artificio. Vista dagli occhi dell’uomo, la natura è matrigna e del tutto indifferente. Potrebbe anche essere legittimo il progetto di chi volesse impadronirsi dei suoi segreti per dominarla; sarebbe un fallo di reazione per i tanti morti di cancro, per i bambini nati malati, per i giovani morti prematuramente, per i terremoti senza senso, per i meteoriti buttati sulla Terra come in una partita di ping pong, per le malattie mentali, per le epidemie, per la violenza che è così drammaticamente naturale al punto che la civiltà, l’arte, la letteratura, tutte le funzioni umane superiori, sono nate da chi vi si è opposto, cioè dalla collaborazione tra quegli uomini che non si sono subordinati alle feroci leggi di Darwin.
Insomma, dimostrare l’esistenza dell’Architetto dell’Universo forse farà contenti i massoni, ma a gente come me (agli alberi storti) dice veramente poco, se non il tanto che è servito a difendere le mie figlie dal materialismo d’accatto che al liceo veniva spacciato come scienza. Ciò che non mi convince è il plauso dei cristiani.
Einstein diceva che La parola Dio per me non è altro che espressione e risultato della debolezza umana; la Bibbia una collezione di leggende giuste, ma ancora primitive e puerili. Come dargli torto? Noi cristiani leggiamo come Parola di Dio un insieme di testi nati con intenzioni diverse (di documentazione storica delle vicende di una nazione, di elaborazione letteraria a fini educativi, di lode d’amore, di militanza politica ecc. ecc.) che faticosamente attualizziamo alle nostre esigenze quotidiane. Di rivelato nel Vecchio Testamento c’è qualcosa, ma molto meno di quel che si dice. Anzi, c’è da dire che la Rivelazione boccheggia sotto un cumulo di detriti storici che impunemente sono stati irrigiditi e saldati per nascondere la rivelazione e consolidare il potere che su di essa è nato.
Ciò che dovrebbe stare a cuore ai Cristiani è l’esistenza storica di Gesù e ciò che in essa ha dato più scandalo: la sua resurrezione.
La morte di Gesù, alla fine, è accettabile da tutti.
Tutti gli eroi muoiono.
Ciò che non torna, che infastidisce, che irrita, è la resurrezione, questo fatto così antiscientifico, così estraneo all’orologio delle esplosioni e dei fuochi di artificio dell’universo, questo fatto che mostra un’affezione e un interesse per l’uomo che è all’opposto del dio riga e squadra, atomi e quark che, per quel che mi riguarda, può starsene nel suo laboratorio e andarsene anche in a…….o.
Si può dimostrare scientificamente la resurrezione? No, manco un po’. Come si fa a credere a questa storia che sa tanto di leggenda primitiva e puerile? Rispondo per me: più si indagano i Vangeli, che sono testi purtroppo orientati a costruire un ‘Gesù’ congruente con i punti di vista di alcune comunità piuttosto che testi che lo raccontino con scrupolo storico, più si comprende che la loro origine non può essere una bugia, un mito. Si inizia a conoscere così: si parte da un dubbio e da un interesse, in genere acceso da un testimone, da qualcuno che cerca di vivere come Lui e si approda a una speranza. Si prova a fare ciò che Gesù insegna e si scopre che corrisponde non alla natura umana, ma a ciò che la trascende e riesce a darle senso.
Io so che la struttura della Chiesa è un fatto storico, che papi, vescovi, preti, frati, monache e suore sono tutte superfetazioni del Vangelo. Forse sono necessarie, non lo so, ma a me puzzano di potere e di superbia. Anche la chiamata della scienza a confermare dio e quest’ordine nato intorno a dio mi puzza tanto. Sto all’essenziale: Uno è tornato dai morti, è tornato dall’impossibile, ha detto che è interessato a ciascuno di noi, ha detto che dobbiamo fare lo sforzo di amarci (e così mandiamo a c….e Darwin), ha detto che non siamo di questo mondo (annuncio rassicurante). Sto a questo e cerco di non badare alle scorie della storia.
L’articolo è molto interessante, e apre la strada a diverse riflessioni, tanto sul piano teologico e spirituale, quanto su quello immanente (e quindi politico e sociale).
Muovendoci in una prospettiva di fede – costretti a procedere per deduzioni, pur ancorandoci ad alcuni elementi storici, per non parlare di quelli empirici – possiamo dire che:
1. Gesù Cristo è vissuto, morto e risorto
2. esiste un Creatore.
Fine. Tutto il resto è maionese. Ma proprio tutto.
Il messaggio del Cristo è riassumibile in un “vivete in uno splendido giardino, vedete di non scannarvi e andrà tutto bene, perché siete soli”.
Siccome sapeva di non avere a che fare con fulmini di guerra, ricorreva sistematicamente al linguaggio figurato (le parabole) che va preso per quello che è, un insieme di graziose favolette riportate nelle scritture, raccontate unicamente per rendere più comprensibile il messaggio, che nel corso della Storia (e ancora oggi) sono state condite per creare masse di eunuchi addomesticabili.
“Ama il prossimo tuo”, “Chiedi e ti sarà dato” e via fantasticando: non c’è niente di queste parole che abbia a che fare con il vivere nel mondo, e neanche col messaggio cristiano, che è semplicemente improntato a una convivenza civile tra esseri umani, senza scadere in auto-flagellazioni e altre forme di annichilimento della propria persona.
La sua era una parola di commiato, che invece ancora oggi viene interpretata (strumentalmente) come un segno di presenza.
Cosa che non è, perché il Creatore di tutto si potrà occupare, di big bang, di galassie e di universi.
Ma sicuramente non di vicende umane.
Tutto il resto sono favolette della buonanotte.
Credo fortemente che Gesù con i suoi insegnamenti ci abbia lasciato in dono la via per poter conoscere il paradiso già in questo mondo, attraverso l’amore verso i nostri simili e verso il creato.
L’idea del bene predicato non come atto d’amore, ma come mezzo per ottenere la vita eterna, quando già ne viviamo una intensa qui, mi sembra un imbroglio da preti.
Partiamo da un fatto: Gesù disse a Nicodemo che per avere la vita eterna bisogna nascere di nuovo. Cosa significa? È quello che mi è successo e che succede a tutti quelli che diventano cristiani (non cattolici!). Io mi interessavo di esoterismo e massoneria ma un giorno di tanti anni fa, ho riconosciuto che Gesù è morto per prendere i miei peccati, la punizione che meritavo al posto mio, ha fatto da sostituto, per riconciliarmi col Padre. È risorto e mi da la vita eterna. Credere in questo e pentirsi e abbandonare il peccato, ti fa essere “nato di nuovo”. Una nuova creatura. Salvato. Questo è il Vangelo (buona notizia). Perché prima eravamo persi, con la mente carnale, dovuta alla caduta di Adamo, che ha scelto di conoscere il bene e il male e dunque la separazione da Dio. Ma con Gesù, chi crede è riconciliato e salvato!
La resurrezione di Gesù poi è stata vista da 500 persone e i primi credenti si facevano ammazzare piuttosto che negare ciò. Difficile che uno si faccia uccidere per una menzogna.
……la fede che supera ogni mistero !!! Giova a tutti i credenti , da speranza ai meno fortunati ed una interpretazione della vita sociale meno egoistica ,ma ……….. siamo umani con generale spirito egoistico difficilmente adeguato alla catechesi ( anche quella più recente ,meno integralista).le sparate giornalistiche di qualche stampa confessionale ,mi paiono solo richiami , inutili ed inascoltati , alle masse di fedeli intiepiditi .
Credere o non credere è il dubbio esistenziale di tutti gli uomini di ogni tempo.
La religione cristiana è il risultato di una stratificazione storica di testi e credenze, disomogenei tra loro, che i teologi hanno cucito insieme per dare una struttura coerente con ciò che essi volevano sostenere: Che esiste un solo Dio, che l’unico vero Dio è quello cristiano, che tutte le altre religioni non sono altro che favole a cui non si deve dare retta.
A me questa posizione è sempre sembrata molto egocentrica e presuntuosa. Cosa dovrebbe pensare un induista, un buddista o un maomettano? Il fatto che noi cristiani ci riteniamo custodi della vera fede è un atteggiamento che non ha alcuna giustificazione dà alcun un punto di vista, se non quello di essere nati casualmente in un certo luogo e in un certo tempo.
La presunta supremazia del cristianesimo, credo, è solo il risultato di vicende storiche che hanno portato questa religione a prevalere sulle numerose altre praticate alle origini, per il solo fatto che è stata quella che è risultata maggiormente funzionale all’espansione del potere durante l’impero romano e anche successivamente.
La scienza, appena ne ha avuto la possibilità, ha dimostrato tutte le falsità che il cristianesimo ha inculcato per secoli nelle menti degli uomini. E ogni volta che questo avveniva, la chiesa ha reagito con metodi violenti che poco hanno a che fare con le sue predicazioni. In tempi recenti, visto che non è più possibile usare i metodi della santa inquisizione, pone in essere sistemi più elaborati. Per turare le falle che la scienza mette in evidenza, I teologi si affrettano a formulare sofisticate teorie tese a dimostrare che quanto sostenuto nelle scritture va inteso in senso metaforico e non puramente letterale.
Provengo da una educazione cattolica. Ma, come credo sia capitato a molti di noi, con il tempo mi sono posto delle domande su questi temi, cercando di rispondere nel modo più obiettivo possibile. Le mie conclusioni sono che la chiesa non è altro che una struttura di potere, come tante altre, che sfrutta il bisogno dell’uomo di credere in qualcosa che vada oltre la materialità e la morte fisica. Su questo ha fondato un impero che dura da duemila anni.
Dell’educazione cristiana mi sono rimasti gli insegnamenti morali: Fare del bene, amare il prossimo, se possibile aiutarlo, se non posso aiutare, almeno non fare del male. Non m piacciono gli uomini di chiesa che si beano del loro ruolo, vivendo nel lusso e predicando la rassegnazione ai più disagiati. Ammiro i preti e religiosi che si danno da fare materialmente, per aiutare gli altri, nelle periferie delle città e del mondo.
Ho sempre presente la figura del prete che ho conosciuto durante l’infanzia. Per me è stato un esempio e una guida per tutta la vita. Non tanto per le cose che diceva in chiesa durante la messa, ma per quello che faceva fuori, aiutando le persone che ne avevano bisogno con parole ed opere di bene. Se esista un inferno e un paradiso non lo so. Per ora nessun uomo di chiesa o di scienza potrà dirimere il dubbio. Nel frattempo, nella mia vita, cerco di attenermi, per quanto posso, all’esempio di quel prete e dei miei genitori.