Ieri il capogruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale ha diffuso il comunicato che segue, largamente snobbato dalla Nuova Sardegna e riassunto in un pastoncino politico dall’Unione Sarda. Nessun problema: facciamo da soli.
Noi non rinunciamo a porre sul tavolo della politica le questioni vere, non quelle effimere.
E la questione principale era e resta quella dei rapporti con lo Stato italiano.
Non servono politiche che cambiano a seconda del colore dei governi.
Non serve la politica delle buone relazioni personali, già sperimentata, per esempio con l’ex ministro Delrio e risultata fallimentare nei rapporti con la pessima Anas del presidente Armani o nella trasformazione di Meridiana in Air Italy e nel conseguente trasferimento reale della compagnia a Milano.
Il problema non è la prossimità della Sardegna ai governi italiani a seconda del colore dei governi.
Il problema è il sistema dei poteri, quel sistema che rende la Sardegna subordinata a uno Stato che la spolpa con un fisco ingiusto, la perseguita con un sistema giudiziario illiberale e ingiusto, che la inibisce facendo finta che non sia un’isola e la rende accessoria al suo sistema dei trasporti.
Noi cerchiamo l’unità dei sardi sugli interessi nazionali dei sardi. Vorremmo sottrarre i Sardi dall’inerzia storica che li porta a combattere per le bandiere e gli interessi altrui (un giorno il Centrosinistra, un altro il Centrodestra, un altro ancora i Cinquestelle, tutti per l’Italia, nessuno per la Sardegna). Non ci interessa dove hanno votato i sardi fino ad oggi e i partiti in cui militano. Ci interessano le scelte che decidono di fare da oggi in poi.
Questa forza ci porta ad avere coraggio anche nel fare politica a Oristano dove, a leggere i giornali, dura da almeno due anni una diffusa inchiesta sul Partito dei Sardi e nel frattempo, guarda un po’, le imprese che subentrano negli appalti pubblici ad altre imprese non solo licenziano, ma addirittura quando riassumono, pagano di meno gli operai. A che è servito approvare una legge sugli appalti in Sardegna con clausole sociali stringenti?
Qualcuno verifica i comportamenti di queste imprese?
Nessuno.
Perché?
Perché le attenzioni sono tutte e solo sul Partito dei Sardi, l’oggetto del desiderio mancato, le manette rimaste vuote generano una stizza incontenibile.
E intanto le ingiustizie vere proliferano sotto gli occhi dei parrucconi con il monocolo puntato solo sul Partito dei Sardi.
Facciamo un esempio astratto: se un’impresa titolare di un appalto di un milione di euro viene sostituita da un’altra impresa per lo stesso importo, ma la subentrante riassume gli operai con contratti sensibilmente inferiori, c’è o non c’è qualcosa che non va? E non sto parlando solo di imprese per le manutenzioni, ma anche di imprese per la vigilanza.
Perché non si va a vedere se il ricorso alla piattaforma Consip consente realmente risparmi rispetto a una procedura ordinaria? Qualcuno va a vedere se i servizi garantiti in astratto (perché alla fine questo sono gli appalti Consip, appalti in astratto) sono adeguati alle esigenze reali dell’impresa? Perché è evidente che se sio propongo 8 anziché 10 e poi non faccio l’adeguata manutenzione agli impianti, ma la riduco sensibilmente, il problema è della stazione appaltante che, pur di non avere fastidi, ha scelto Consip.
Questo modo di fare, questo tritacarne sociale e di giustizia, fa tornare forse tutti i conti sul piano formale, ma è sommamente ingiusto, incredibilmente ingiusto e noi vigileremo e lotteremo. Senza paura.
COMUNICATO DEL CAPOGRUPPO DEL PARTITO DEI SARDI SUL PROSSIMO VERTICE DI MAGGIORANZA
Il gruppo consiliare Partito dei Sardi non intende partecipare ad alcun incontro di maggioranza tantomeno per “condividere ed elaborare i contenuti del dossier sulle principali urgenze da presentare al governo”. Non è stato fatto in passato quando venne deciso il ritiro dei ricorsi alla Corte Costituzionale, men che meno quando fu presentato il primo dossier nel 2015. Non capiamo perchè farlo oggi peraltro interrogandosi su temi assai noti: persecuzione e iniquità fiscale; vecchi accordi oggi eccessivamente onerosi e penalizzanti; continuità territoriale negata; insularità non riconosciuta; tentativi di restaurazione di politiche neocentraliste; smantellamento del sistema agricolo e via discorrendo.
Il vero nodo da sciogliere è quello di capire SE si vuole andare oltre la mera PRESENTAZIONE della ennesima rivendicazione e, se sì, in quale FORMA e con quale livello di CONFRONTO/SCONTRO politico con il governo e con lo stato italiano.
Siamo anni che diciamo che dobbiamo elevare il livello di confronto: ridursi oggi a stilare un catalogo delle urgenze da presentare al nuovo governo ha il sapore della ennesima scodellata rivendicazionista non supportata da alcuno sforzo verso l’aumento dei poteri disponibili.