Caro Paolo,
dopo Ottana è partito un dibattito sul futuro della Sardegna che merita di essere alimentato e partecipato. È chiaro lo sforzo tuo e di altri (Tempio, 5 maggio 2018, Un’idea di futuro per la Sardegna) di unire i Sardi intorno a nuove battaglie. La mia preoccupazione puramente culturale e depurata da qualsiasi ambizione è rompere l’isolamento in cui la Sinistra Sarda si sta collocando e dialogare con voi e con tutti coloro che ne abbiano interesse e voglia, sui temi del governo e dell’autogoverno della Sardegna. Mi sento Sardo e uomo di Sinistra e non voglio che la Sinistra Sarda venga contrapposta a questa nuova stagione di coscienza nazionale della Sardegna. No, questa volta la Sinistra sarda deve stare dentro questo processo senza inibizioni. E, dall’altra parte, lo stesso documento di qualche settimana fa della direzione provinciale del PD gallurese va esattamente nella stessa direzione quando si afferma tra l’altro che «È giunto il momento di recidere i cordoni ombelicali che hanno legato molti (troppi) esponenti del Pd… alla deriva correntizia romana. Il Partito democratico di Sardegna può in questo senso diventare uno strumento utile a meglio interpretare questo momento… C’è la necessità di una rifondazione di un nuovo patto tra noi e i cittadini sardi, che oggi si trovano lontani e disillusi da un partito che ha perso il suo spirito originario… Occorre, sia chiaro, un progetto non isolazionista ma aperto: al Mediterraneo e all’Europa. Un progetto che sia capace di dialogare anche sui programmi comuni con tutte le forze della sinistra sarda e con tutte le forze che si rifanno ai temi dell’autogoverno o della sovranità e dell’indipendenza della Sardegna».
Di tutto questo, se credi, vieni a parlarne in Gallura con noi quando vuoi.
Metto a disposizione “spazio democratico” convivialità e dibattito.
Un caro saluto
Nardino