Continuiamo nello sforzo di liberare la Sardegna dall’ignoranza e dai poteri che, abusandone, colpiscono gli interessi legittimi dei sardi. Noi vogliamo occuparci delle situazioni che hanno bisogno di governo e di cambiamento: la questione del diabete in Sardegna è una di queste. È una vera questione nazionale che meriterebbe lo sciopero elettorale al pari della questione agricola.
Il nostro Augusto Cherchi, membro della Commissione sanità del Parlamento sardo, ben noto sia all’imperatore Moirano che all’Assessore-associato-al-trono per essere uno dei due o tre che non si inginocchiano, ha concluso un lungo lavoro sul diabete in Sardegna.
Lo presenteremo nei prossimi giorni.
Un dato però merita di essere anticipato (ma non completamente, perché diremo meglio e più in profondità).
La sanità voluta da questo governo regionale e da noi assolutamente contrastata, la sanità della finta meritocrazia e invece del lobbismo militante (tutti gli amici degli amici nei servizi meglio pagati), la sanità della degenerazione dei servizi, la politica vampiresca che prende le idee altrui, le centrifuga in una logica propagandistica e la sforna in forme inefficaci (fui io a proporre la digitalizzazione degli archivi e delle infrastrutture del sottosuolo della Sardegna; guardate come è stata ridotta questa idea importante per dare lavoro ai diplomati e ai laureati nelle Linee Guida del Piano per il Lavoro; una pena dolorosissima. Fui io a proporre una grande piano per l’archeologia: adesso si scopre che è pronto, ma nessuno ne sa nulla. Va bene, va tutto bene, ma non si capisce proprio perché ci si comporti in questo modo), la sanità degli annunci e degli amici ben pagati, la sanità che a Olbia fa sterilizzare camici e lenzuola su e giù per il mar Tirreno, bene, questa sanità che è lontana mille miglia da una sanità nazionale sarda responsabile, presente e efficace, ne ha combinato una veramente grossa.
In Sardegna sono 100.000 i diabetici. Ma abbiamo anche un pessimo primato: nella fascia di età tra 0 e 14 anni siamo la regione d’Europa più colpita.
Bene: mentre nelle altre regioni d’Italia ai malati viene fornito un piccolo apparecchietto che infila un sensore di 5 millimetri sotto cute, quelli di nuova generazione durano 90 giorni (ma gli ultimissimi raggiungono i 180 giorni) e monitorano e memorizzano i livelli di glucosio nel sangue, in Sardegna si obbligano i pazienti a pungersi per circa 3600 volte l’anno. E non basta, perché mentre prima la Regione pagava tutte le strisce necessarie per l’esame (ci si deve controllare mediamente dieci volte al giorno), adesso ne rimborsa solo 4 controlli al giorno.
Perché i Sardi devono pungersi migliaia di volte all’anno? Per trascuratezza. Inaccettabile e anche facilmente correggibile, se lo si vuole e se si ama la propria gente.