Primo punto: ieri ha vinto Benito o ciò che resta di lui.
Draghi ha fatto un discorso cui i partiti italiani, e i narcisisti parassitari che li guidano, non erano preparati.
Si aspettavano l’intervento all’italiana di un presidente disposto a tutto pur di sopravvivere e invece si sono trovati di fronte un uomo libero, che vive del suo, che ha chiesto ai partiti di decidere se intendono difendere gli interessi del Paese o i propri. Lega, Cinquestelle e Forza Italia hanno deciso per i propri. Giorgia Meloni non sa neanche cosa siano gli interessi del Paese; sa solo cosa è il potere e che lo vuole tutto. Tutto qui.
Secondo punto. L’inventore della prevalenza dell’interesse di parte sull’interesse di Stato è, in Italia, Benito Mussolini. Lui ha teorizzato e praticato la strategia dell’uso di due linguaggi, uno per conquistare il potere e l’altro per mantenerlo. Il primo, quello necessario a vincere, non deve essere virtuoso, deve al contrario essere peloso, deve soddisfare gli istinti sociali più elementari: pancia e invidia. Per conquistare il potere non bisogna guardare al bilancio dello Stato, alla condizione delle scuole e degli ospedali ecc. ecc.; occorre promettere soldi, piaceri, vendette, carriere facili e, possibilmente, un nemico interno cui addebitare il disordine che si crea. Quando poi si conquista il potere, il modo migliore per mantenerlo è quello del welfare senza libertà, è lo Stato che provvede a tutto, dalla culla alla tomba, ma che, per ragioni superiori, non tollera l’esercizio della libertà, causa di disordine.
Terzo punto. Benito temeva e odiava le élite intellettuali. Salvini, Berlusconi, Giorgia Meloni e Conte, invece, se ne fottono altamente degli uomini e delle donne colte d’Italia, perché hanno capito che non contano più nulla. Prima, in qualche modo, orientavano la gente. Oggi, se la cantano e se la suonano da soli, perché non esiste più, come soggetto collettivo, “la gente”, esistono i consumatori che in termini civici e politici sono tutti dei solitari irrisolti in balia di mille sollecitazioni, non ultima quella della loro pancia.
Quarto punto: i parlamentari sardi. Ora, alla fine della loro avventura, si rendono conto che la riduzione suicida del numero dei parlamentari è stata un’operazione suicida. Ora, alla fine della legislatura, scoprono che l’insularità in costituzione non ha la forza pubblicitaria che si era pensato che avesse. Ora, alla fine della legislatura, scoprono che ciò che serve a Roma, cioè una relazione privilegiata con un capo di rango nazionale, non serve in Sardegna. O meglio: può servire per la candidatura, ma non per l’elezione. Adesso tutti faranno la più cialtrona delle campagne elettorali, quella del voto di preferenza, immaginando di godere di un consenso personale strategico per il consenso del partito. Niente di più sbagliato. Ora, alla fine della legislatura, studieranno il dossier energetico della Sardegna e scopriranno che è stata regalata a Terna e Enel. Ora, alla fine della legislatura, studieranno il dossier sui trasporti e scopriranno che Solinas ha più paura dei ricorsi di Ryanair che del demonio e che per questo motivo ha dato in ostaggio i sardi agli irlandesi in cambio della sua personale tranquillità. Ora, alla fine della legislatura, studieranno il dossier istruzione e scopriranno che il dimensionamento degli istituti scolastici non dovrebbe essere in capo allo Stato, che la crisi educativa della Sardegna è gravissima perché non sia ha una visione generale della persona (che non è solo un utente, come ho sentito dire da uno dei presidi più tonti che abbia mai conosciuto) e delle esigenze culturali di una civiltà non riconosciuta come quella sarda, che le Università sarde sono abbandonate dallo Stato e sostenute dalla Regione e che sono destinate a morire se non attrarranno studenti dalla penisola e dall’Europa. Ora, alla fine della legislatura, scopriranno che la sanità sarda è stata devastata da Solinas e che i sardi che vogliono curarsi bene ormai si pagano le cure (sarebbe interessante che mettessero anche la testa sul braccio di ferro in atto tra Mater Olbia e Regione, che centellina i soldi degli accreditamenti per indurre il Qatar a mandare via il Gemelli e a far entrare l’Università Baldoriense). Ora, alla fine della legislatura, potranno accorgersi che in Sardegna non è stato creato lavoro, che non c’è una politica dell’industria, non c’è una politica ambientale, non c’è una politica della tutela dal rischio idrogeologico, insomma che c’è un vuoto di drammatica povertà.
Ora, i parlamentari potranno tornare ad essere sardi, dopo quattro anni di ubriacatura nei tessuti tarmati delle Camere italiane.
E adesso, come direbbe il professor Chessa, sono mazzi.
Ma noi siamo felici che almeno ogni tanto nella vita politica ci sia un recupero di consapevolezza del luogo delle origini e dei suoi problemi, perché è il momento di ripensare la funzione del parlamentare, che non consiste nel mettersi accucciati ai piedi di un leader di prima o quarta fila (spesso senza mestiere, ma specialista in parassitismo di Stato e posizionamento giusto al momento giusto ) per essere confermati; consiste nel rappresentare una nazione, una nazione purtroppo ferita come quella sarda, ma pur sempre una nazione.
Tornate a casa, fratelli immemori, Benito vi ha fregato ma noi, che non saremo mai con Benito Meloni, vi vogliamo bene e siamo pronti a vedervi contriti e disponibili, pur sapendo che il vostro sarà il pentimento di un momento e che dopo i piaceri romani vi cattureranno di nuovo, ma anche una parentesi di sardità e di giustizia è meglio del nulla. Forza, tornate ad essere almeno bilingui per qualche mese.
Complimenti Paolo per l’intervento. Io parto sempre dal principio che se vuoi creare ricchezza devi creare cultura. Sono sicuro che della cultura ai vari Benito non gliene frega proprio un fico secco. Lo hanno sempre detto che meno cervelli ci sono e meno problemi si hanno.
Lo penso anch’io
Intervento straordinario. Grazie per l’informazione
Inizio a pensare che gli anni ’20 del secolo portino sfiga all”Italia.
Si voterà in anticipo anche per le regionali in Sardegna quindi?
Sos ex on. e sos ex sen. e sos chi lu sunt “in pectore” apitu a los candhidare, ant a seberare libbertade e responsabbilidade, umilesa, onestade, corazu e seriedade, o ant a seberare su ‘casinu’ de s’Itàlia ca b’at prus “pilla” e ‘pilu’ pro sighire a zogare a su pudhu de casta in númene de vattelappesca si no a númene propriamente personale?
Coment’e Sardos sunt menzus pro su pagu chi podimus contare, ma faghindhe su nostru, pagu ma seguru, pro totu su chi est responsabbilidade nostra, comintzendhe de s’unione nazionale e bessindhe a fora de totu sas gàbbias, o ant a contare e balere e fàghere de prus iscazados in totu sos termovalorizadores fatos a lega cun totu sas cambaradas tricolores?
Ora, alla fine della legislatura, scoprono che occorre comprarsi una sveglia da puntare alle 7 del mattino, alzarsi e andare al lavoro (chi ce l’ha) perché, lo scranno al parlamento, lo vedranno solo alla tv.
Delirante.
È tempo di dedicarsi all’orto
Bellissimo intervento..
Bravo