La sequenza delle cose è spesso la loro ragione.
Non so chi, ma immagino qualcuno interessato a difendere la Todde, ha fatto un accesso agli atti del Collegio di Garanzia elettorale. Meno di due minuti dopo, una parte di questi (e solo una parte) ha raggiunto le redazioni dei giornali ed ecco che, udite udite, in molti hanno gridato allo scoop: la decisione del Collegio di Garanzia elettorale sulla sanzione e sulla decadenza della presidente Todde è avvenuta a maggioranza.
Domanda: dov’è la notizia? La stessa ordinanza del Collegio aveva già scritto a chiare lettere che la decisione era stata presa a maggioranza. Lo si sapeva sin dal primo minuto, non vi era alcun bisogno di aspettare la parziale diffusione degli atti per affermarlo. Poi ci sono giornalisti e giornalisti, quelli che sanno raccontare un atto ‘giudiziario’ e quelli che lo trattano come se fosse gossip.
In realtà, moltissimi atti giudiziari vengono assunti a maggioranza, solo che, per esempio nel penale, non si verbalizza la seduta nella quale i giudici prendono posizione, ma si ufficializza solo il risultato (e se ne capiscono bene le ragioni). Nel caso del nostro Collegio di Garanzia elettorale, si è invece di fronte a una verbalizzazione onestissima, con componenti che liberamente si esprimono e votano secondo coscienza. Aicci totus!, dicono a Cagliari.
“Ma – si argomenta – se hanno votato a maggioranza, significa che il caso era dubbio”.
A me, a leggere tutte le carte, non pare che ci siano stati dubbi di diritto, semmai di opportunità, e che dunque si siano scontrate le posizioni di chi è stato aderente al diritto e chi, invece, ha ritenuto di affidarsi ad altre considerazioni.
Per esempio, io non penso sia in alcun modo fondata sul diritto la decisione del Collegio, nella quale è stata messa in minoranza la Presidente Cucca, per la quale il candidato presidente sarebbe esentato dai limiti di spesa. Mi pare proprio una decisione contra legem, tuttavia è stata assunta, ma nessuno ne parla, perché è favorevole alla Todde.
Ci si stupisce che il Collegio abbia fatto un controllo (apertamente dichiarato nell’Ordinanza e dunque non sconosciuto) nel cassetto fiscale della Todde? A me questa è sembrata un’azione di garanzia per la Todde, perché se il cassetto fiscale fosse risultato vuoto, la sua ritrattazione di dicembre, per la quale lei non avrebbe sostenuto spese, sarebbe stata confermata. Purtroppo così non è stato e le dichiarazioni successive e precedenti, si vedano quelle rilasciate a Formigli o quelle con cui ha ribattuto alla contestazione di Solinas sull’uso della sede di via Dante, hanno smentito la ritrattazione e confermato l’esistenza di spese e di utilità.
Restano alcuni punti fermi.
Non mi pare ci siano contestazioni sulla legittimità dell’Ordinanza del Collegio.
La Todde ha trenta giorni di tempo per impugnare o pagare i 40.000 euro della sanzione amministrativa, che nessuno contesta, perché riferita tutte le omissioni amministrative della Todde.
La Todde ha poi i novanta giorni previsti dal Regolamento del Consiglio regionale per l’istruttoria della sua decadenza. Può decidere o di impugnare l’ordinanza prima che il Consiglio si pronunci, o di impugnare la decisione del Consiglio a cose fatte.
Prima di queste scadenze e di queste scelte, si può svelenare quanto si vuole, ma il perimetro non cambia.
PS
Qualcuno dica a Gasparetti, responsabile della comunicazione della Todde, che non può, ogni volta che la Giunta assume un qualsiasi atto amministrativo, mettere in campo l’estetica della “prima volta”. Da mesi la Todde è rappresentata come la Presidente che “per la prima volta” ha fatto questo o quello. Fosse vero, nulla quaestio. Ma il fatto è che poi, ogni volta, salta fuori qualcuno di buona memoria che ricorda che la Todde è invece l’ultima di una sfilza, e neanche la più brava. Suvvia, l’estetica della verginità politica (a chi piace la verginità, per me è nulla) alla fine diventa stucchevole.
Spero che il Professor Maninchedda consenta questo secondo intervento:
Penso e ritengo con validi fondamenti che limiti alle spese elettorali siano operanti sia per i candidati , DESTINATI alla Presidenza della Regione (ed anche al Consiglio) e DESTINATI unicamente al Consiglio del medesimo perché nel TESTO della 515 si fa , sempre, in tutti gli articoli , espresso riferimento al termine “CANDIDATI” come destinatari della norma .
È un dettaglio che su cui si sorvola ampiamente in questi giorni e che ho notato non sia oggetto di dovuta riflessione.
Vada pure l’inguardabile tentativo di svuotamento interpretativo della 515 ma negare un limite di spesa per il candidato alla Presidenza è una insopportabile nonché scorretta forzatura giuridica.
il Presidente Solinas, silente sulla battaglia dell’eolico, sul decreto Draghi, e sulle aree già
idonee (ma in verità s’oppose inutilmente al ripotenziamento del parco eolico di Saccargia), riprende la parola solo adesso per un attacco alla Todde su una questione non politica. Mai fece invece alcun commento sull’articolo 20 comma 8 del decreto Draghi, quello che, come nel gioco della mariglia, quando uno ha il trionfo, fa cadere le altre carte.
Gent.le Sig. Antonio, Lei deve essere molto simpatico. Perchè o non sa distinguere il rendiconto annuale di un partito ( previsto da una norma diversa ) dal rendiconto delle spese elettorali dei candidati o, sapendolo, finge di ignorarlo per fare lo splendido censore delle mie riflessioni. Visto che c’è le spiego due cose. Nel 2018 per una serie di vicissitudini interne al Partito e con la certificazione di tutte le scritture contabili da parte di una società di revisione legale iscritta all’apposito Albo Ministeriale, il Consiglio Nazionale, non io, ha approvato il bilancio con un leggero ritardo e per questo è stato sanzionato come previsto dalla legge. Non per aver omesso finanziatori o spese o per aver cambiato versione su chi ha pagato i propri conti, semplicemente per un ritardo nella trasmissione del bilancio, come quando un cittadino paga in ritardo un bollettino e gli applicano una sanzione pecuniaria. La notifica dell’atto è stata fatta a me in quanto rappresentante legale del Partito, non in quanto trasgressore a titolo personale. Infatti, se non glielo hanno detto, la formazione del rendiconto annuale dei partiti è in capo al Segretario Amministrativo e la sua approvazione è in capo al Consiglio Nazionale, sul quale il Segretario Nazionale non ha potere di convocazione nè di direzione. Spiace, dunque, precisarle che io non sono “condannato” proprio a niente. Sul resto delle amenità che lei ha lasciato nel suo commento, attendo come sempre con rispetto che la giustizia faccia il suo corso: vedremo come andrà a finire. Nel frattempo sono un cittadino con tutti i propri diritti, inclusi quello di pensiero e di parola, che non mi stancherò mai di esercitare. Nonostante tutto l’odio, le meschinità, il fango e le strumentalizzazioni che mi si sono rovesciate addosso…
Maninchedda non la si butti in caciara, mi sembra inequivocabile quello che ha scritto Antonio cioè che il nostro sia stato condannato a pagare le spese per il rendiconto o vuole dire invitato? Non mi pare che abbia detto poi che sia colpevole ma solo sotto indagine per corruzione.
Egregio professore,
sui limiti di spesa del CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE cerco di comprendere le RAGIONI che hanno portato il Collegio di garanzia elettorale a scrivere che “non sarebbe sottoposto ad alcun limite di spesa per la propria campagna elettorale in virtù dell’INSUSSISTENZA di una norma che lo preveda”. INSUSSISTENZA, ovvero “assoluta mancanza di ragioni o di fondamento”.
Partiamo da questo assioma: “La disciplina delle spese per la campagna elettorale dei candidati alla carica di consigliere regionale è regolata, IN ASSENZA DI UNA ESPRESSA DISCIPLINA REGIONALE, dalla legge 10 dicembre 1993, n. 515”. PIÙ PRECISAMENTE DALL’ART. 7, che detta: “Le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato non possono superare l’importo massimo derivante dalla somma della cifra fissa di euro 52.000 per ogni circoscrizione o collegio elettorale e della cifra ulteriore pari al prodotto di euro 0,01 per ogni cittadino residente nelle circoscrizioni o collegi elettorali nei quali il candidato si presenta”.
Ora, se si va all’art. 20 della stessa legge si scopre che: “Per le elezioni dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo e per le elezioni dei CONSIGLI delle regioni a statuto ordinario E, IN QUANTO COMPATIBILI, DELLE REGIONI A STATUTO SPECIALE e delle province autonome di Trento e di Bolzano SI APPLICANO LE DISPOSIZIONI DI CUI AGLI ARTICOLI DA 1 A 6 e le relative sanzioni previste nell’articolo 15 e le disposizioni di cui agli articoli 17, 18 e 19 della presente legge”.
Pare quindi che in base all’art. 20 il limite di spesa stabilito dall’art. 7 non sia applicabile in Sardegna.
Si può obiettare che in Sardegna è vigente la Legge regionale 27 gennaio 1994, n. 1 e che quindi a questa ci si debba riferire per stabilire se questo limite di spesa sia o meno vigente.
E quindi, all’art. 1 della legge: “Le spese per la campagna elettorale di ciascun CANDIDATO NELLE ELEZIONI PER IL CONSIGLIO REGIONALE non possono superare l’ammontare di lire 40 milioni, più 50 lire per ogni abitante della circoscrizione elettorale nella quale il candidato si presenta. Le spese per la campagna elettorale di chi è candidato in più circoscrizioni non possono comunque superare l’importo ammesso per la circoscrizione elettorale più numerosa”.
Ad una prima sommaria lettura il limite di spesa da non superarsi appare previsto e quantificato, però – e letteralmente – per “CIASCUN CANDIDATO NELLE ELEZIONI PER IL CONSIGLIO REGIONALE”. Vista la decisione del Collegio, si può pensare che Todde non ricadesse nella fattispecie di “CANDIDATO PER IL CONSIGLIO REGIONALE”, ma in quella di CANDIDATO ALLA PRESIDENZA e quindi senza limite di spesa?
Ultima chiosa: Gasparetti e l’estetica della “prima volta”. Ecco, restando al fatto estetico, fosse solo per indicare l’aspetto e i caratteri di oggetti e prodotti, ma anche di operazioni suscettibili di essere considerate esteticamente, vorrei richiamarla ad un uso più appropriato delle parole. Da quando in qua Gasparetti è “responsabile della comunicazione”?
Sono andato a recuperare il decreto presidenziale n. 37 del 29.04.2024 per cercare conferme. Art. 1 – “È nominato un ulteriore componente dell’Ufficio di staff tecnico dell’Ufficio di Gabinetto della Presidente della Regione nella persona di Jacopo Gasparetti, CONSULENTE IN COMUNICAZIONE”. Ora, lei mi insegna che nella pubblica amministrazione le parole sono importanti. Chiariamo una volta per tutte: gli incarichi di consulenza forniscono un contributo conoscitivo qualificato, un parere che orienta l’azione di chi li conferisce, senza tuttavia vincolarla. E quindi il contributo di consulenza/parere non porta alcuna responsabilità in capo al CONSULENTE, diversamente da chi riveste, più propriamente, funzioni di RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE. Anche perché un vero e proprio responsabile della Comunicazione in capo alla Presidenza è presente nei ruoli della Regione. Un responsabile della comunicazione che si occupa: “Della redazione e attuazione di Piani di comunicazione e Piani social, di coordinamento tra le attività di comunicazione e di informazione, di progettazione e realizzazione campagne di comunicazione nel sistema Regione, della gestione contenuti sul sito web istituzionale, ad eccezione dei comunicati a cura dell’ufficio stampa e supporto editoriale siti tematici, della redazione canali social istituzionali e campagne di SMM, della gestione editoriale per la pubblicazione dei contenuti su Sardegna digital library, Sardegna ParteciPa e altre piattaforme digitali del Servizio”, ma anche “della verifica e realizzazione immagine coordinata della Regione, della progettazione grafica e produzione multimediale materiali di comunicazione”. E non è Gasparetti, che fa (e resta) il CONSULENTE.
https://www.regione.sardegna.it/regione/istituzione/struttura-organizzativa/presidenza-2/direzione-generale-della-presidenza-3/servizio-comunicazione-istituzionale-48/unita-organizzativa-comunicazione-istituzionale-e-digitale-11330
Antonio, queste sono sue valutazioni e se ne assume tutta la responsabilità. Solinas è stato multato per aver presentato in ritardo il bilancio del partito. L’essere sotto indagine non vuol dire essere colpevoli. In ogni caso, in questo sito, anche un condannato per qualsiasi reato ha diritto di parola, purché sia educato e rispetti gli altri.
Ma è il vero Solinas che parla? Uno condannato per non aver presentato il rendiconto? Uno sotto indagine per corruzione?
Egr. Prof.
Siamo di fronte a quel grottesco e inutile tentativo di cercare giustificazioni ad omissioni certe, facilmente verificabili, e ad atti concreti sottoscritti e dichiarati entrambi in fede, benché opposti fra loro e che le norme di legge volute, non dal codice Rocco ( scritto nel ventennio e tuttora, in molti casi, vigente), ma adottate nel 1993 a seguito della caduta degli dei imposta dalla esplosione dello scandalo che travolse il mondo politico . Regole fortemente volute nella sua severità da tutto il popolo italiano che unanime ne approvò la stesura e l’entrata in vigore. Prova ne sia il fatto che dopo pochissimo tempo venne riportata nella sua totalità anche da una legge regionale sarda. Ora si assiste a dichiarazioni di applicazioni di vecchie norme, di comuni brufolini superficiali, senza alcuna importanza e di pura natura burocratica perché le spese sono state dichiarate (anche in tv) e poi ,sconfessate,sempre in fede, dall’indagatain risposta alla richiesta di precisazioni da parte del Collegio incariato alle verifiche! Ma che si vuole di più? Non si può tralasciare il caso Toti . Ancora non si è capito quale fosse il reato che lo portò ai domiciliari e alle dimissioni pur nella estrema correttezza dei gesti da lui compiuti su contributi regolarmente denunciati e a vantaggio esclusivo del suo partito, ma forse colpevole di aver sollecitato l’iter di alcune richieste fatte, peraltro, dal comune…. benefattore di tutti i partiti, che chiedeva l’accelerazione dell’iter di alcune pratiche per vantaggio non solo personale ma dell’intera comunità ligure! Ora nel caso Todde ci si arrampica sugli specchi per affermare che son tutte cose da medioevo politico, eppure il poltronificio prima deprecato se compiuto da altri ha funzionato ancora ad libitum, le regalie ingiustificate per diversi milioni di euro sono state erogate agli amici e sarà sufficiente attendere meno di 24 h per vedere quale destino avrà il paesaggio e il mare di Sardegna, se verrà cancellata la legge regionale che dovrebbe bloccare l’invasione dell’eolico e del fotovoltaico ma che potrebbe rivelarsi ad esclusivo vantaggio della più becera speculazione. Tutto ciò senza nessun vantaggio per i sardi ,ma che necessiterebbe di indagini più approfondite per verificare se il tutto sia stato fatto per precisa volontà della maggioranza e della sua presidente o per mera esclusiva incapacità. In entrambi i casi il risultato sarebbe lo stesso: DIMISSIONI!!
In merito a l’enfant prodige Gasparetti, la poca esperienza di vita vissuta lo porta a vedere il nuovo anche nelle cose passate nel dimenticatoio della maggioranza di noi adulti perché nient’affatto rilevanti , anzi…… Ma contento lui e la sua capa del NULLA finora fatto ,questo sì, per la prima volta, vanificando anche l’effetto dei primi 100 gg di governo, vedremo cosa ne pensano i sardi quando, solo il Cielo e la magistratura sanno, verranno chiamati al voto !!
Su una seconda cosa l’enfant ha ragione: per la prima volta nell’isola viene chiesta la cacciata dal tempio dei sardi della massima autorità politica regionale non da un gruppo politico avverso, ma da un organo di controllo con a capo il Presidente della Corte d’Appello competente che se infranta prevede l’espulsione del reo! Che si vuole di più lapalissiano ? Certo da una giustizia che trova mille cavilli per alleggerire le responsabilità dei colpevoli mentre si mostra impotente nell ‘alleviare le pene di coloro che subiscono le offese, ci si può attendere qualunque soluzione anche quella meno vicina alla corretta lettura delle norme sanzionatorie chiaramente enunciate ma poste in dubbio da originali pronunciamenti ( il Presidente della Regione non fa parte del Consiglio ) del tutto estranei alla corretta lettura interpretativa delle norme !
Mah, comunque, facciano tutti attenzione, la maggioranza dei sardi si è già assisa in riva al fiume nella paziente attesa del cadavere (politico) del proprio nemico, già esattamente individuato diversi mesi fa nella richiesta di 210.719 firmatari di una proposta di legge dimenticata dalla Nostra Signora Miracolata dal Voto Disgiunto!!
Il sardo non dimentica, per questo. ama e, sovente,preferisce mangiare la minestra anche se fredda!!
Distinti saluti
La giustizia può definirsi tale solo quando veniva rinviato a giudizio Berlusconi prima, Salvini poi ecc ecc, chiaramente si dava l autorizzazione a procedere…la todde è immune,.. nonostante abbia rilasciato false dichiarazioni alla corte d appello, nonché in televisione su la7 in mondo visione…questo e non solo è provato senza se e senza ma …ma è un complotto….si autoinnescato
Gasparetti chi? Ma chi, quello che riporta anche le notizie sulle migrazioni degli uccelli, sul sorgere del sole, sul tramonto, sul miracolo dell’acqua bagnata etc.. sempre con toni roboanti e sempre come loro fossero gli artefici del miracolo della rotazione terrestre e avessero inventato qualcosa che non esisteva prima del loro avvento. Penso il Gasparetti abbia anche pensato di definire l’inizio di questa legislatura come un momento epocale, come la genesi del mondo: avanti 5 stelle e dopo 5 stelle. Sembra un emulo del governatore della Campania: prima di lui il nulla. Ma ci faccia il piacere!!!
Probabilmente mi sbaglio , ma la varietà di opinioni di personaggi in qualche modo avezzi a trattare di diritto , di amministrazione e perfino di etica hanno e continuano a sollevare un fitto polverone !!!! Che sia un metodo per oscurare il problema ,ne sono convinto ,come sono convinto che il primo entusiasmo generalizzato si stia spegnendo e l’,affaire della decadenza stia scivolando nelle pagine meno lette dei quotidiani ,,,; peraltro anche i Todde-boys……. paiono ringalluzzirsi e dopo un imbarazzante silenzio ( che tutt’ora continua nella loro dirigenza massima ) rispondere provocatoriamente e nel loro stile tutt’altro che umile ad ogni ipotesi di decadenza . Purtroppo i tempi non potranno essere brevi ,i tempi della giustizia italiana sono noti e spesso , seppur involontariamente ,fanno comodo all’inquisito ; anche il risultato ,quando avverrà,a seconda del tempo impiegato , comunque avvenga , lascerà credo deluse entrambe le tifoserie . Riusciremo a non spegnere la fiammella accesa ?
Sentenze et similia di una Corte d’Appello sono sempre decise “a maggioranza”. Non a caso a emetterle e’ un Collegio, mica un politburò. Di norma, e non senza valido motivo, la cosa non trapela, anche se nota agli addetti ai lavori. In questo caso invece ad essa viene data un’enfasi particolare, quasi a mettere in discussione la correttezza stessa dell’operato del Collegio. I motivi sono chiarissimi, inutile girarci intorno. Si vuole mettere in discussione la legittimità della Presidentessa della Corte d’Appello Gemma Cucca, rea di essere sorella di un ex Senatore PD, oggi di Azione e che, come tale, secondo Sardiniapost, avrebbe dovuto addirittura astenersi (da che cosa? Da Presidente della Corte d’Appello?). A proposito , che gran bella giravolta quella di Sardiniapost. Questo anche a voler tralasciare che cosa scrive qualche Osservatore nostrano che a tratti, per postura, sembra più un guardone che un osservatore e la cui biografia professionale la dice lunga sul suo spessore di oppositore a prepotenze e potenti per tutta la sua, non certo iimmemorabile, carriera
A proposito di limiti alle spese elettorali dei candidati alla carica di Presidente, la Sardegna è l’unica a voler sostenere questa tesi illogica e normativamente infondata. Nelle altre Regioni è pacificamente riconosciuta l’esistenza di limiti che assolvono ad una funzione primaria della legge: garantire per quanto possibile una parità di accesso alle cariche elettive, rimuovendo le diseguaglianze connesse alle differenti capacità econimiche dei candidati. Si tratta di un sano principio democratico, prima ancora che di un’esigenza – anch’essa legittima – di trasparenza. A sostegno di questa mia lettura allego per semplicità l’esempio delle istruzioni della Corte d’Appello de L’Aquila, diramate in occasione delle ultime elezioni regionali abruzzesi, tenutesi 15 giorni dopo le nostre, che – senza nessuno che si sia stracciato le vesti e con regolari rendiconto successivi al voto- hanno riconosciuto i limiti di spesa per i candidati alla carica di Presidente… A voi le considerazioni del caso…
https://ca-laquila.giustizia.it/cmsresources/cms/documents/Disciplina+spese+elettorali_2024_1.pdf
Gent. Mo
Prof,
Ahimè Gasparetti prende lezioni da Casalino, l’ideatore del ‘patronimico’ *avvocato del popolo* per Conte, e sono certa pure del *rombo di tuono della sanità* per Bartolazzi, che zitto zitto tra una videochiamata si e una no, continua ad essere Assessore…
Gasparetti per restare in tema prende indicazioni dal super Capo di Gabinetto (basta andare ad un evento e si noterà chi prende ordini e da chi, e come e in che modo).
Semmai sull’uso improprio della pagina istituzionale della Regione Sardegna collegata a quella personale della Presidente Todde non ha dire nulla nessuno dei consiglieri soprattutto della minoranza?
Buona giornata!
Ebbene?!
Informare , con inappropriati squilli di tromba, che quella decisione e’ stato presa a maggioranza NON inficia minimamente sulla piena legittimita’ di quell’atto.
Todde e’ una candidata ,eletta, verso cui sono state fatte delle contestazioni precise, puntuali e dettagliate che hanno posto in luce il totale inadempimento alla legge 515.
Non certificare il contenuto di un rendiconto presentato a giugno come PROPRIO e’ gravissimo; non e’ un reato bagatellare.
Il candidato concorrente alla Presidenza i documenti li ha presentati conformi a legge e non in barba a essa.
Tra l’altro , appare un fatto positivissimo che una dialettica sulla “decisione” e non sui “fatti” contestati vi sia stata ( e che e’? Siamo forse in Unione Sovietica?) ed e’ pertanto preoccupante interpretare cio’ come un possibile tentativo di deleggitimazione.
P.s. : per legge, un limite alle spese elettorali esiste! Si fa menzione nel dispositivo di legge di CANDIDATI e non di consiglieri o Presidente di Regione. Non solo: se cosi non fosse quale senso porterebbe con se la LEGGE 515?
Il limite e’ a tutela di un interesse collettivo e non particolare di chi potrebbe accedere a risorse illimitate.
E vabbè ma il capo ufficio stampa ha la grande esperienza semestrale di appartenenza all’albo dei pubblicisti, porello, non è colpa sua! 😂😂😂