Nutro una certa stima per il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, per tre motivi: è intelligente, è colto, conosce i diversi registri della lingua italiana.
Gli contesto solo di non essere conseguente a ciò che dice sulla questione meridionale e sul potere improprio dei governi nazionali italiani, perché l’esito logico delle sue parole è la nascita di un grande partito federalista italiano, di cultural liberal-socialista-azionista, che potrebbe veramente rappresentare l’alternativa alla destra forchettona e penalista della Meloni. De Luca è ormai una risorsa sprecata se resta solo a Napoli. Ma tant’è, ci facciamo una ragione di questo autoconfinamento.
Venerdì prossimo la Schlein, che nega a De Luca la ricandidatura a presidente sotto le insegne del Pd, sarà a Cagliari a dare il via libera alle ricandidature eterne dei consiglieri regionali (ci sono ex consiglieri regionali del Pd, non ricandidati dopo due mandati, cui illustri dirigenti e consiglieri regionali in carica non potrebbero neanche allacciare le scarpe).
In questo video De Luca elenca tutte le caratteristiche del Pd che sono state da sempre i motivi per cui non ho mai creduto al loro schieramento reale a fianco della gente. L’unico del Pd che ha portato a termine due disegni di grande rilevanza sociale è Antonello Cabras, cui si deve il balzo in avanti della Sardegna nelle tecnologie digitali, con la nascita del CRS4 dal cui sapere nacque Video on line, la creatura di quel geniaccio anarchico che cade sotto il nome di Nichi Grauso, e la riconquista da parte della Fondazione di Sardegna di un ruolo da vero azionista del sistema bancario italiano e non da cameriere. Ebbene, a chi ha dato la caccia il Pd di Comandini nell’ultimo congresso? A Antonello Cabras, che non ha fatto la fine di Cesare solo perché ha potuto prepararsi all’agguato.
De Luca elenca con una lucidità per me illuminante i difetti culturali del Pd: tra questi, il burocratismo centralista, quell’uso del potere di governo di Roma per decidere candidature e bocciature. Sembra un ritratto della scelta della Todde in Sardegna.
Io appoggio la candidatura di Soru proprio perché è una candidatura senza ritorno nel grembo del Pd. Soru sta tentando, e lo ha dichiarato, di fare una nuova proposta politica e un nuovo soggetto politico, sardo, federalista, socialista democratico, azionista, moderno e europeista. Ci siamo ritrovati insieme dopo un decennio di botte terribili (lui disse che io ho idee folk, io gliene ho dette troppe per riepilogarle) perché sentiamo entrambi la possibilità di fare qualcosa di inedito, di grande, di forte per la Sardegna.
Non è un caso che gli eretici della sinistra italiana, i Progressisti sardi, stiano con Soru. La Sinistra movimentista non può stare col Pd, perché il Pd è immobile, troppo concentrato su se stesso.
Non è un caso che tutto l’indipendentismo sardo, fuorché una sigla (per quanto rispettabilissima e da me rispettata affettivamente e concettualmente), sia con lui, perché vi intravedono la possibilità di una politica concentrata sull’aumento dei poteri di cui i sardi hanno bisogno. L’indipendenza è un fatto inevitabile per la Sardegna, ma bisogna aver pazienza e metodo e nel frattempo esercitare la responsabilità.
Non è un caso che l’aria liberal del centrosinistra italiano (Azione, Italia Viva) e del centrodestra (Riformatori) guardino con molta attenzione alla sua proposta, perché vi intravedono la possibilità di un riformismo efficace, non populista.
Tutte queste anime, diverse, molto diverse tra loro, potrebbero trovare una sintesi sul tema della difesa degli interessi e dei diritti della Sardegna e su un programma riformista, ben calibrato (ho letto la bibbia elaborata da Cinquestelle-Pd, mi piacerebbe che lo pubblicassero perché alcune pagine farebbero guadagnare molti voti alla coalizione Soru), dinamico e non eversivo.
La prossima competizione elettorale è sul rinnovamento del sistema politico sardo, non sulla banale alternanza di un governo con un altro. Se nasce (e questo io spero da sempre) un partito sardo largo, plurale, efficiente, con idee chiare, si realizza quell’innovazione di sistema che in molti attendiamo da decenni.
@ Paolo L’esempio non è pertinente. Direi: De Luca è proprietario del pullman e critica l’azienda pubblica dei trasporti.
De Luca viaggia in pullman e critica l’autista … Così è semplice ….
Ho ascoltato con attenzione il Video del Presidente De luca, che considero un analisi perfetta.
Che si lavori per un nuovo soggetto politico, Sardo nel cuore e negli intenti, capace di catalizzare soggetti lungimiranti per il bene della Sardegna.
Non c’è scritto da nessuna parte che bisogna per forza decidere da quale parte stare delle attuali compagini
” politiche ” che altro non fanno che decidere nelle stanze segrete come spartirsi il presente e futuro potere.
No si può votare sempre al meno peggio …
Noi vogliamo votare il Meglio……
Allora avanti con la costruzione di una area nuova…
@ Giacomino Provo a usare lo stesso paradosso: credere che i Cinquestelle siano riformisti è come dire che la Meloni è extraparlamentare.
Credere che Renzi e Calenda e Soru siano progressisti di sinistra è come credere che la Meloni sia comunista.
@ Antonio Pubblico un suo commento per l’ultima volta e non per il suo contenuto, per il suo vigliacco anonimato, tollerabile una volta, intollerabile quando si diventa abituali commentatori. Per il resto: i Riformatori restano Rastrellatori, ma se il Pd si carica con leggerezza i grillini, io posso fare uno sforzo per tollerare i loro aspetti peggiori (io sono amico personale di Franco Meloni e ho stima di Massimo Fantola, l’uno e l’altro non rastrellano. Mi faccio bastare queste due garanzie).
@ Antoni Giusta osservazione, cui rispondo nonostante l’insopportabile e vigliacco anonimato. In politica, esistono posizioni assolute, che sono quelle un tempo definite ideologiche, e posizioni relative, cioè quelle generate dal modo con cui gli schieramenti si definiscono gli uni verso gli latri e rispetto alla legge elettorale. È proprio sulla legge elettorale che occorre concentrarsi. Essa impone di privilegiare la formazione di un governo stabile piuttosto che chiedere il voto sulla propria identità culturale e politica. Il tipico voto di identità è quello garantito dalle leggi elettorali proporzionali, che affidano la formazione dei governi alle mediazioni successive al voto. I sitemi presidenziali e maggioritari, come quello sardo, impongono di fare prima gli accordi, in nome del governo che si vuole fare. A questo punto diventa decisivo il programma. Né Liberu né +Europa hanno valorizzato, nel loro apporto, i motivi di differenza, e dunque hanno scelto di non valorizzare nell’azione della maggioranza cui ambiscono di far parte, aspetti conflittivi. Si fa così con questi sistemi elettorali. Dove si sono trovati convergenti i due partiti? Nell’idea che a governare i sardi siano i sardi.
Mi fa piacere che i Riformatori
non siano più i “Rastrellatori”.
Ad maiora.
Ma chi est mere abbarrat mere.
Con tutto il rispetto per la decisione da lei maturata di appoggiare la candidatura di Soru, cosa ne pensa del fatto che, nella coalizione che lo sostiene, si trovano a coabitare due formazioni politiche che sono agli antipodi praticamente su tutto ovverosia +Europa e Liberu…?? Sto parlando cioè di quella formazione indipendentista, il cui leader nuorese, da quando è iniziata la guerra di invasione russa nei confronti dell’Ucraina, non solo non ha speso una sola mezza vocale di condanna per gli efferati crimini commessi dagli uomini del dittatore russo, ma addirittura a partire da quel tragico Febbraio 2022 ha speso la gran parte del suo tempo sui social per giustificare ogni mossa di Putin….. mi ricordo bene nei giorni immediatamente successivi il massacro di Bucha, i suoi numerosi post di sfottò circa le ricostruzioni della strage, con i quali spacciandosi per esperto di balistica e di tecniche militari insinuava ( con la tecnica del detto e non detto ) che fosse tutto una montatura di chissà quali Poteri Forti e che non ci fosse nessun bambino o civile giustiziato con un colpo di pistola alla testa……le sembra normale che un futuro possibile Presidente della Regione Sardegna possa pensare di fare un futuro governo con un movimento che esprime certi personaggi????.
Natale Todde, è vero che il cognome lo tradisce, ma nel suo nutritissimo Zanichelli, possibile che non abbia trovato un altro sostantivo oltre che scagnozzi, per per apostrofare Soru e i suoi antichi collaboratori?
Si vede che siete rimasti quelli del vaffanculo, ma la regione Sardegna non si amministra con gli epiteti.
Su la divisa prof. Maninchedda, su la divisa, siamo pronti.
@ Todde Io ero in Giunta quando Soru era segretario regionale e le assicuro che non agiva da solo, anzi! E purtroppo.
Dubito fortemente che Soru sia un democratico, o progressista, ricordo ché quando era segretario del pd, prendeva le decisioni con i suoi scagnozzi, senza consultare il partito. Per governare la Regione bisogna vincere le elezioni, così facendo Soru farà vincere il centro destra.
Soru ha l’idea di un forte progetto identitario, che se sarà capace di affiancarlo con poche, ma chiare ed identificabili proposte programmatiche, consentirà ai cittadini di valutarne la portata concreta.
Certo è che, invocando il coivolgimento della comunità di area, per la scelta del candidato presidente – all’esito dellle consultazioni, non necessariamente lui – ha dimostrato rispetto ed attenzione per la sensibilità dei futuri elettori.
Non è poco,per un cittadino, avere la possibilità di sciegliere un candidato.
Letto il suo corsivo, la domanda spontanea che mi pongo è la seguente: il centro sinistra, il PD, i progressisti, ed altri ancora, possono rinunciare a uomini politici come Soru, Maninchedda, Pigliaru, Cabras, Scanu, Soddu, Zedda, il sindaco di Quartil sindaco di Iglesias……questa potrebbe essere una nazionale in termini calcistici. Eppure stiamo andando a sbattere perché Comandini, che politicamente è all’abecedario, non ha avuto la capacità di riunirli e farsi consigliare che cosa serebbe stato più prudente per la sardegna e il partito che rappresenta. Invece siamo al palo, in attesa che quattro scalcagnati della destra, fatto fuori solinas, riprendano il saccheggio di ciò che resta dell’isola. Qualcuno sta pensando che l’elenco di cui sopra, sia il museo delle cere Ebbene, visto che Vincenzo de Luca chiede con forza il terzo mandato, certo di riri battere la destra, vorrei sottolineare che i “giocatori” di quella “nazionale” su elencata, il più anziano è più giovane del Governatore della Campania. Eppure Vincenzino di vivacità politica ne ha da vendere.
“Un Partito Sardo largo, con idee chiare”, finalmente.