La notizia è semplice: due famiglie di fede islamica hanno chiesto e ottenuto, dal dirigente di una scuola di Treviso, che i loro figli siano esentati dallo studio di Dante perché, a loro modo di vedere, Dante offenderebbe l’Islam ponendo Maometto nella IX bolgia (seminatori di discordia) dell’ottavo cerchio dell’Inferno e dedicandogli questi versi:
Già veggia, per mezzul perdere o lulla, Una botte (veggia), che perda il mezzule (la doga mediana) o la lulla (una delle due lunette del fondo della botte),
com’io vidi un, così non si pertugia, non appare così rotta quanto un dannato che io vidi,
rotto dal mento infin dove si trulla. diviso dal mento fino a dove si scorreggia.
Tra le gambe pendevan le minugia; Pendevano tra le gambe le budella;
la corata pareva e ’l tristo sacco le interiora si vedevano e il sacco repellente
che merda fa di quel che si trangugia. che rende merda ciò che si mangia.
Il contrappasso è facile da capire: chi ha diviso, come scismatico (così Maometto era visto nel Medioevo in Occidente), l’umanità, è condannato a vivere scisso, con le sue interiora esposte.
Il primo problema posto dalla vicenda, è dato dal Dirigente. Lo Stato italiano seleziona queste figure apicali non in base alla cultura, ma alla competenza giuridico-amministrativa. E qui si dice tutto. Capita di trovarne di veramente capaci, e capita di imbattersi in burocrati geometrici di imbarazzante chiusura mentale e di proporzionale prepotenza. Non conosco quello di Treviso e quindi mi astengo dal giudizio, ma è certo che egli ha preso una decisione che non gli competeva, perché non può essere un dirigente a decidere come e se mutilare il canone della cultura italiana, cioè quella sequenza di opere che sono divenute cardinali nella trasmissione del sapere da una generazione all’altra di una società. Avrei capito di più una scelta didattica del docente, ma non un intervento del dirigente. C’è un degrado padronale nella gestione di certe scuole che ha del rivoltante.
Il secondo, e principale, è se sia giusto che gli autori di qualsivoglia letteratura siano censurati in toto o in parte in base alle convinzioni religiose.
In uno Stato laico direi proprio di no, non è giusto.
Poniamo che la maggioranza dei giovani italiani sia ormai atea o scettica. Quanti autori della letteratura italiana e europea dovremmo espungere dal canone formativo?
Il preside di Treviso ha dato corso a un’iniziativa del tutto simile a quella che portò al camouflage delle statue di nudo dei Musei Capitolini in occasione della visita a Roma del primo ministro iraniano Rouhani. Le foglie di fico sono e restano foglie di fico: un’imbarazzante messinscena di accondiscendenza alle ossessioni religiose.
La censura della propria storia non è una porta per l’integrazione, ma per la resa.
Il terzo, e ultimo, è quello che mi sta più a cuore.
Il confronto col mondo islamico è ormai non un fatto di politica internazionale, ma una vicenda molto pratica e quotidiana di vicinato e convivenza.
In Occidente tutto è legittimamente sottoponibile a verifica secondo il metodo critico.
Nel mondo islamico, anche in quello moderato, non mi pare che ciò sia possibile.
Per esempio, ancora non è riuscita ad affermarsi sul Corano l’analisi filologica che si è sviluppata sul Vecchio e sul Nuovo Testamento, soprattutto dal XVIII secolo in poi.
Ancora: la necessaria (per la libertà di tutti) laicità dello Stato mi pare sia questione controversa in molti ambienti islamici (non in tutti).
Ancora: il relativismo etico positivo, quello che afferma che l’esistenza di opinioni diverse non significa che tutte siano false, ma solo che siano diverse, è una condizione necessaria per la pratica della tolleranza. Eppure, il relativismo etico è impossibile in un orizzonte islamico ortodosso.
Le religioni in Europa sono state smitizzate, cioè si è rivelato che gran parte delle loro immagini sono forme di interpretazione della realtà svolte per racconti. Anche nei Vangeli sono stati individuati quei testi che non rivelano realmente episodi della vita di Gesù, ma che sono adattamenti di testi mitici alla predicazione di Gesù. Oggi, grazie a Dio, il tema essenziale del Cristianesimo, che è la vita, morte e resurrezione stessa di Gesù, è affrontato senza gli orpelli della religione. È esistito? Sì. È risorto? Molto probabile. Cosa significa? Discutiamone. Preti, incenso, sottane, reliquie, statue che piangono, vescovi che ormai fanno i dirigenti del Pd o di FdI, è tutto un repertorio di anticaglie che sta andando a morire. Resta una sola questione veramente religiosa che non è liquidabile con la critica storica (esattamente come la resurrezione): l’eucarestia.
La cultura europea è una cultura della verifica; il vero in Europa non è più sacro. Noi esigiamo di poter cercare il vero e di poterlo verificare.
I nostri autori sono le palestre nelle quali ci alleniamo a capire, sia razionalmente che esteticamente. Leggere Dante, come leggere Manzoni o Flaiano, non significa essere d’accordo con loro, ma riconoscere loro di essere ottime palestre nelle quali formarsi, e comunque di essere le nostre palestre.
Censurarli per convinzioni religiose è pericolosissimo.
Articolo bellissimo. Complimenti.
Mamma mia. Addirittura censurare Dante? AL punto di far studiare Boccaccio “al suo posto” ? Evviva la cultura… Allora bisogna censurare il 98% dell’arte raffigurativa (in occidente o sono figure religiose cristiane, o sono rappresentazioni di persone, spesso..discinte…).
Ma a che punto di barbarie sono arrivati gli insegnanti italiani?
Già, paura di offendere!
La scuola continua a piegarsi, non ha il coraggio o le competenze per insegnare in un epoca così difficile,purtroppo questo caso lo dimostra chiaramente.
Je suis Charlie:
corro il rischio di offendere.
Il sommo poeta fu anche troppo gentile col OMISSIS, al Preside trevigiano regalerei un soggiorno ventennale in uno dei paesi di OMISSIS islamici che tanto gli stanno a cuore OMISSIS.
Solo quando verrà reso obbligatorio lo studio di Oriana Fallaci nelle scuole potremmo fare un salto di qualità.