Pubblico il testo del Disegno di Legge della Giunta regionale sarda, ancora non rintracciabile, se non a richiesta, nel sito della Regione.
Poche parole di commento e una segnalazione: prestate attenzione al paragrafo sull’Interpretazione autentica (non bastava quella sui Direttori Generali, ora arriva questa sul mattoncino balneare).
I servizi per la balneazione, senza limiti di cubatura, dureranno tutto l’anno in tutte le spiagge della Sardegna. Tutte le spiagge della Sardegna saranno come le spiagge urbane. Inizia la festa delle concessioni.
Si prevedono incrementi volumetrici che si spingono fino al 35% anche nelle zone F, D e G, anche dentro i 300 metri, senza limite di cubatura massima e compresi gli alberghi e le strutture ricettive, i quali potranno cumulare altri benefici volumetrici già goduti da precedenti norme e qualora non possano o non vogliano usufruirne potranno trasferire, bontà loro, tali incrementi in altre strutture di medesima proprietà. Insomma oltre al 25 % delle leggi di incentivazione turistica, si sommano per queste strutture il 25% del primo Piano Casa e fino al 35% della proposta attuale per un totale di 85%. Non si tratta di far nuove le cose, qui si vogliono sempre più cose. Non è semplice da capire, perché la tecnica legislativa è quella della modifica di un’altra legge che occorre tenere sott’occhi, ma lo scopo o gli scopi con un po’ di pazienza si palesano e si svelano.
La “roba” è il propellente di questa proposta, la Roba, le Cose, non le persone, giammai, solo le cose gnam gnam.
Non sono riusciti a fare una norma semplice che consenta ai sardi di vivere in campagna come fanno da secoli. No, anche questo obiettivo doveva essere sporcato con un po’ di speculazione, per cui nelle zone agricole si potranno aumentare i volumi dentro e fuori della fascia costiera ed entro i trecento metri dalla battigia fino al 30% dei volumi esistenti. Viene reintrodotta la cumulabilità dei fondi agricoli per incentivare la costruzione nell’agro. Avanti Savoia!
E infine, c’è lei, l’interpretazione autentica. Ora, ma vi pare che la Regione debba varare l’interpretazione autentica del Piano Paesaggistico vigente? Se vuole può modificarlo (e dovrebbe farlo, nelle parti che sono risultate da emendare), d’intesa col Ministero e passando in Consiglio regionale. Ma qui si vuole fare l’interpretazione autentica, che ha valore retroattivo e di sanatoria di ciò che, di coerente con l’intepretazione, è stato fatto. Che cosa è stato fatto per giustificare l’intepretazione autentica? Non si sa e non si capisce, ma qualcosa c’è; quando la Giunta va a uccellare, bisogna sempre guardarsi dall’uccello per capire chi uccella e chi è uccellato.