Sono due giorni che tutti noi di Lingue che insegniamo negli edifici di ex Geologia abbiamo l’animo e l’espressione di chi ha visto una replica della distribuzione arbitraria della vita e della morte. Potevamo essere tutti là sotto e invece siamo tutti qui. Ad altri è andata molto peggio.
Persi nelle riflessioni sulla precarietà della vita, assistiamo all’inevitabile dibattito sulle responsabilità, con il corollario delle dichiarazioni di chi, pur non avendo nulla da dire, lo dice per esserci, per stare dove sta la gente. Io mi sono ridotto a rifuggire la gente. Mi trovavo a disagio con una passata gestione accademica dove apparire e essere alla moda, in senso ideologico, era tutto.
In questo quadro di macerie reali e di macerie morali inconsapevoli e nascoste sotto le prime, oggi abbiamo la fulgida notizia dell’inizio delle indagini, affidate alla Squadra Mobile. Alla Squadra Mobile! Oggi i poliziotti impegnati fino a ieri a arrestare trafficanti di droga e assassini, vengono convertiti a svolgere un’indagine che sarà un’odissea nella selva delle leggi della Repubblica italiana. Auguri!
Mi permetto di dare qualche consiglio a poliziotti che mai si sono occupati di opere pubbliche, che non sanno manco dove bussare nei corridoi dell’Università, che non hanno alcuna dimestichezza con la burocrazia barocca che nel corso dei decenni pregressi è stata costruita nell’Ateneo.
Toglietevi dalla testa che ci sia dolo. Prima vi liberate da questa tentazione (che per voi sarebbe una semplificazione) meglio è.
Attenti ai suggeritori! Non mancheranno quanti, magari perché perseguitati accademicamente in passato, tenteranno di insinuarvi letture tali da colpire qualche rivale di cattedra o di funzione. Gli accademici sono grandi nei libri ma, purtroppo, seppur raramente, piccoli nella vita.
Attenti ai periti! Quelli incaricati di capire che cosa è successo alle strutture, in genere non sono altrettanto capaci nel capire che cosa è accaduto nelle carte. Per capire le carte ci vuole pazienza e l’assassino non è mai il maggiordomo indicato dal popolo.
Se avete desiderio di capire, dovete studiare da soli. Dovete studiare dallo Statuto dell’Ateneo, nei suoi mutamenti, fino all’ultimo dei regolamenti, altrimenti farete solennissime brutte figure.
Prima delle macerie, dovete indagare l’albero delle funzioni nell’Università: chi fa che cosa?
Nell’Università c’è chi fa solo didattica e chi fa gestione.
Bisogna capirlo bene.
Poi c’è chi formalmente ha delle responsabilità, ma sostanzialmente non ha i mezzi per esercitarla.
È il caso di tutti i docenti con funzioni elettive.
Formalmente contano molto, sostanzialmente combattono tutti i giorni per risolvere problemi più col buon senso che col potere legittimo.
Poi c’è chi ha potere e magari lo ha esattamente esercitato.
E poi c’è chi ha fatto materialmente le cose e chi avrebbe dovuto controllarle.
E poi c’è sempre il caso per voi e per la gente meno sopportabile. E cioè che le cose siano state fatte bene e che sia intervenuto un fattore casuale imponderabile che ha prodotto il crollo.
Se questa sarà la conclusione delle vostre indagini, verrete sputati per strada, ma voi, se siete persone oneste come credo che siate, dovrete reggere gli sputi e affermare una cosa ormai rifiutata: l’imponderabile esiste.
Alcuni di noi che abbiamo fatto parte della fac. di lingue vediamo il crollo come una specie di allegoria del suo percorso ventennale.
Grazie al cielo non dobbiamo piangere il sangue dei morti. Purtoppo inizia a scorrere quello dei vivi. Iniziano ad uscire nomi di indagati, già condannati prima delle decisioni dei giudici e prima di capire la causa del crollo.
Buonasera Professore
Mi spiace dissentire ma l’imponderabile esiste forse in biologia (ed in realtà diventa ponderabile con la conoscenza) e nelle vicende umane.
Non esiste invece su una trave o sui blocchetti/mattoni e sul calcestruzzo.
Esiste l’obbligo dei controlli (e non si fanno).
Provi a verificare se ad esempio gli estintori hanno regolari controlli o se qualcuno periodicamente verifica la statica di un qualsiasi edificio.
“Chi fa cosa e cosa deve essere fatto”:
Questo è il compito di chi ha un ruolo decisionale, e su questo niente sconti.
Un cordiale saluto
Idem come M
So poco e nulla di quell’edificio, non l’ho mai visto in vita mia e non ci sono mai entrato…
Ma avendo buone conoscenze nel settore edile mi sembra di capire, dalle foto viste in rete, che quella copertura piana (che non era pensata per far da tetto) venne costruita con un sistema un uso negli anni 60/ 70.
Si tratta di un reticolato in ferro con qualche rinforzo e un getto di 8- 10 cm di cemento;
anzi ipotizzo, (ma non lo so), che prima vi fosse una copertura spiovente in eternit o simili poi rimossa.
Questa tipologia di manufatti non possono stare esposti alla pioggia con il tempo sono condannate al crollo.
Qualsiasi cosa fai, qualsiasi materiale ci metti come isolante, va a finire male.
Una copertura terrazzata con travetti e pignate non cede in quel modo.
Comunque …non so;
vedremo a cosa porteranno le indagini!
Aula magna di geologia sotto. Aula S. Vardabasso al piano superiore.
Ci ho fatto un pezzo di vita dal 1982-83 all’Agosto 1998, quando chi comandava stentava di già a ricordarsi del, almeno per me, mitico, professore istriano. Costui, per chi non lo sapesse, oltre che gettare le basi per la geologia in chiave di scienza moderna, fortissimamente volle dare dignità di stabile ad un istituto prima bombardato nella guerra, poi sfollato e ospitato in altri palazzi.
Noi geologi antichi e osservanti il rispetto dell’ identità storica, abbiamo mal sopportato a suo tempo il baratto universitario che ha emarginato la geologia nel polo universitario di Monserrato. I geologi che, in genere, già vivono sottotraccia oltre che, un tempo almeno, sotto terra, non ci hanno guadagnato nulla, anzi. Qualche geostar pomposa si. Quanto meno in visibilità e relazioni. I professionisti che amavano quell’aula magna da più di 50 anni non solo hanno visto così l’inizio di una sorta di moderna diaspora ma hanno smarrito e forse anche perso il loro tradizionale massimo comun divisore. Almeno, io e qualche altra decina di geologi, l’abbiamo vissuta così.
Oggi in pochi all’esterno conosciamo quella trama. Di certo chi assentì alla favolosa e rettorale proposta senza memoria, geologo non poteva esserlo né, tanto meno, poteva conoscere i trascorsi storici e capire il valore culturale di quell’edificio. Ecco che quindi questo crollo che poteva essere cruento oltre che tragico, per alcuni di noi, affetti da insano romanticismo e viscerale culto della memoria storico-identitaria, è oggisoprattutto paradigma di declino e fallimento.
Sono portato ad escludere qualunque dolo anche io, sua chiaro,ma anche per questo oltre che a garanzia della sicurezza futura per chi utilizza quegli spazi, spero che quanto è accaduto possa venire esaminato considerando che la catena della memoria si possa essere interrotta al passaggio delle consegne. Proprio per questo è bene che chi indaga e accerta tecnicamente abbia cura di andare ad ascoltare con attenzione massima quei ricercatori e professori che hanno vissuto mattina e sera per decenni nei locali della gloriosa ex aula Vardabasso prima che si desse corso alle più recenti ristrutturazioni.
Lo schifo è che invece di unire le forze per trovare dei rimedi, succede sempre la stessa cosa. Gli studenti subito contro i prof. e il rettore . Non è che dicano: uniamoci per fare sentire al governo una sola voce. L’Italia è Italia, un colpevole di deve trovare subito e chiudere il caso (colpevole o innocente)
…..suona molto come una difesa d’ufficio! Della serie: “ Il destino cinico e baro ha colpito….”! Condivido il sollievo per lo scampato pericolo! ..per il resto aspetterei…
Le indagini sono dovute. Spero che si controllino le strutture altrove. Tutto ciò che è rimasto. Spero che gli studenti diano prove di maturità. Aspettiamo. I controlli vengono fatti da ingegneri non da umanisti.
Chapeau.