Oggi La Nuova Sardegna (che per un giorno non scrive sotto dettatura delle Procure) intervista Massimo Temussi, commissario appena nominato che deve traghettare l’Ats Sardegna verso l’Ares.
Parleremo di ciò che dice Temussi, dopo. Adesso una premessa affinché siamo tutti consapevoli del grave pasticcio in cui siamo precipitati.
Ieri Il Sole 24 ore (giornale non letto dai cronisti sardi perché ricco di articoli troppo lunghi e impegnativi) ospitava un’intervista ad Arcuri, commissario governativo, nella quale si diceva che le misure adottate oggi si basano su dati già superati.
Il monitoraggio GIMBE della settimana 21-27 ottobre rivela che rispetto ai sette giorni precedenti c’è un aumento dei decessi in Italia del 108% e dell’89% dei casi; +5501 ricoveri è +541 in terapia intensiva con un tempo di raddoppio di 10 giorni.
Questo significa che all’8 novembre dobbiamo attenderci 30.000 ricoveri. Arcuri sottolineava che se abbiamo 30.000 positivi al giorno in più rispetto al giorno precedente significa che questi hanno almeno 10 contatti stretti, quindi almeno 300.000 persone al giorno sono a rischio elevato di essere stati infettati.
Se consideriamo questi numeri stabili per 10 giorni (cosa poco credibile per difetto visto l’andamento della curva), tra 10 giorni avremo 3 milioni di persone ad elevato rischio di contagio con possibili 200.000 positivi in un giorno.
È dunque altamente probabile che ci ammaleremo quasi tutti.
Questo scenario era imprevedibile? No, era prevedibilissimo.
Se posso fare un esempio personale, all’inizio della pandemia scrissi che occorreva potenziare moltissimo le terapie intensive.
L’assessore regionale Nieddu andò in Consiglio regionale ad affermare che tutto era sotto controllo. Nieddu è ancora al suo posto ed è ampiamente provato che la sanità sarda in questi mesi non è stata interamente orientata a fronteggiare la pandemia garantendo nel contempo i servizi ordinari, piuttosto è stata brutalizzata in termini lottizzatori e clientelari, con esplicitazione anche di torte di prima e di seconda scelta per i partiti, con ASSL brutalizzate da scelte illogiche (quali, per esempio, a Oristano, dopo l’ordalia politica per la sostituzione del Dg Meloni, la follia di voler riaprire la sale operatorie a Ghilarza e Bosa in periodo pandemico), con distruzione sistemica della sanità di alcune aree a favore di altre (a Oristano, per esempio, questo disegno era iniziato sotto la Giunta Pigliaru a favore di Cagliari e di San Gavino, poi è proseguita con accelerazioni, promozioni, scelte primariali discutibilissime, sotto la gestione Solinas e adesso Oristano è in gravissima emergenza, ma tutto questo non è sotto indagine della magistratura che dovrà giustificare in giudizio alcune affermazioni dell’inchiesta Ippocrate che sono smentite clamorosamente dai dati di bilancio e dagli indicatori di efficienza. L’approssimazione dell’indagine giudiziaria è parte non banale del degrado del sistema sanitario oristanese, insieme alla profonda e vergognosa vigliaccheria di chi conosce la verità e comunque si accoda scodinzolante al nuovo corso politico degradante e anzi vi concorre per propria comodità).
Adesso, però, c’è chi dice che non bisogna cercare colpevoli ma soluzioni.
E va bene, nessun problema, c’è chi dinanzi a coloro che hanno dimostrato di non saper agire per contenere il problema, affida alle stesse persone la sua soluzione. È la logica di chi non vuole fastidi e a questo mondo c’è posto per tutti anche per i buonisti che vogliono apparire giusti.
Temussi, invece, dice la verità. Parla da tecnico e dice cose sacrosante: servono posti letto ma non li si può più trovare in ospedale (perché bisognava pensarci prima).
Poi dice una cosa sacrosanta: serviva rafforzare la medicina territoriale e oggi serve rafforzare le Usca (le Unità Speciali di Continuità Assistenziale) quei gruppi di medici e di operatori che dovrebbero assisterti a casa, curarti, capire per tempo se puoi assumere le terapie che ti evitino il ricovero. Tutto vero, tutto detto da tempo, tutto ignorato.
E oggi il dramma è la solitudine della malattia, simmetrico alla solitudine del contagio. La verità è che se ci si salva è più grazie al proprio sistema immunitario che grazie al sistema sanitario regionale.
Ma la visione di Temussi, lucida, drammatica, rapida, cozza col disegno della riforma messo in campo dal Consiglio regionale. Si ritorna alle Asl di un tempo, con tanti capetti per tanti ospedali, per le quali l’Ares svolge servizi di centrale di committenza e di razionalizzazione logistica, di verifica dell’appropriatezza dei ricoveri e di gestione del personale. Capito bene? Gli ospedali non li gestirà l’Ares, piuttosto gli omini di prima e seconda scelta partitica di imminente nomina.
Ecco, Solinas, che ha impiegato un anno e mezzo a scegliere la prima persona giusta al posto giusto (non era l’unica né la più titolata, ma comunque è una persona molto capace) magari adesso potrebbe ritrovare in se stesso un briciolo di serietà e bloccare l’attuazione della riforma fino a che non è finita la pandemia. Diversamente, anche Temussi, macinerà acqua.
Detto da infermieri: la situazione è grave, gravissima, anche in Sardegna. Non c’è personale a sufficienza, fanno turni massacranti e, nelle strutture private, sono sottopagati. Bisognerebbe precisare che non c’è personale disposto ad esporsi al rischio. Si è già alla scelta di chi salvare e di chi lasciare soccomba, perché il numero dei ricoverati è alto.
Bisognerebbe reagire noi, ora. Ognuno di noi ha in famiglia persone per età o patologie più esposto. La chiusura di alcuni servizi, punti ristoro, negozi, bar renderà la crisi economica pesante per tutti. Bisogna reagire con forme di solidarietà create da noi. Chi vive fra la gente sa chi ha bisogno e chi no: così si eviterebbe la dispersione di risorse e la concentrazione verso i bisognosi. Per chi ci crede, questo è Vangelo, per un politico è buona amministrazione.
Egregio Savonarola, come fa a sembrarle credibile il suo sforzo di trasparenza firmandosi “Savonarola” e dando come estensione “pornmail”? Quanto a ciò che sembrava sicuro due giorni fa, Lei fa riferimento alle cose “vulgate” non alle cose serie. Il dibattito serio, ripete le stesse cose da mesi, inascoltato. Se Lei si sente tranquillo e pacifico nell’immune Sardegna, io mi dichiaro invidioso del suo stato d’animo giulivo. Se Lei pensa di scherzare con la morte e la malattia, ho il dubbio che non abbia mai fatto i conti con entrambe. A guardarle in faccia, le assicuro, non fanno ridere.
Moriremo tutti! E morirà pure Temussi, che dovrà passare dalle parole ai fatti: sinché si resta alle parole, tutti dei geni. La Sardegna sta replicando in piccola scala quello che succede in tutto il mondo, ma per la verità i numeri sono meno preoccupanti che non in molte altre regioni. Errori se ne fanno? Certo, ma li fanno tutti, anche noi cittadini, perché è una situazione complessa in cui bisogna scegliere se fare morire le persone di Covid o di fame. Quello che sembrava sicuro due giorni prima (tipo: la Svezia ha usato la strategia giusta), due giorni dopo non vale più (la seconda ondata arriva anche in Svezia), e anche i virologi litigano fra loro. Servirebbe sobrietà da parte di tutti e resistere alla tentazione del “l’avevo detto io”. E magari occorrerebbe riflettere su quali sono le priorità: fermo restando che l’indice di mortalità del Covid è intorno al 3,5 per 1000.
D’accordo essere preoccupati, ma oggi leggo su L’Unione Sarda che l’indice Rt, ossia il potenziale di trasmissione della malattia, in Sardegna è 1,04 mentre in quasi tutta Italia si avvia ad un preoccupante 1,7. Direi quindi che la Sardegna ha ancora la possibilità di prendere adeguate contromisure prima che la situazione diventi fuori controllo.
Analisi ineccepibile. Ricordo le iniziative portate avanti come Partito dei Sardi in tutta la Sardegna, per promuovere una Sanità che tenesse presenti le esigenze dei pazienti, attraverso la promozione della medicina del territorio, contro il mostro della Asl unica. E adesso, puntualmente, siamo giunti ai drammatici nodi al pettine, con un esercito di pazienti da seguire e una Sanità in affanno, tenuta in piedi solo grazie all’encomiabile impegno del personale sanitario!