Oggi viene comunicato da tutti gli organi di stampa che la messianica inchiesta di Report, quella che ha scosso tutto e tutti con le domandine semplici semplici che tutti hanno sempre pensato e nessun giornalista ha mai posto, non produrrà alcunché. Evento prevedibilissimo e puntualmente compiuto.
La magistratura ha alzato il canuto sopracciglio, ha verificato che il parere del Comitato Tecnico Scientifico c’era e c’è, non si è perso.
Il perizoma dietro il quale l’opposizione aveva nascosto la sua passione dance in Consiglio e pensava ora di inchiodare Solinas, si è rivelato un bel mutandone orbacizzato a firma Vella. Tutto secondo copione.
Quindi riepiloghiamo: maggioranza e opposizione volevano ballare quest’estate (è l’età dell’opposizione che sta negli stessi locali della maggioranza, ma ad un altro tavolo, non bevendo Capichera ma Mojito, ma pur sempre bevendo e rispettosamente godendo).
Entrambe volevano anche che a dirlo fosse il Comitato Scientifico, in modo da non lasciare impronte digitali.
D’altra parte il Comitato Scientifico Sardo lavora da tempo in modo riservato e all’orecchio del Presidente della Regione, fornendo pareri general-generici al medesimo e più articolati all’Assessore alla sanità che però il Presidente della Regione dice di non aver letto (mazzone ‘ezzu!).
Adesso, dinanzi a questo quadretto, rafforzato all’inizio della legislatura dai membri dell’opposizione a braccetto con quelli della maggioranza all’inaugurazione del Mater Olbia, consolidato dall’accordo farloccho sulle entrate mediato dal Pd, scritto dal Pd Misiani e firmato da Solinas, poniamoci seriamente dalla parte di chi si è ammalato o di chi ha avuto parenti deceduti e chiediamoci se di fronte a questa acclarata e generalizzata mancanza di serietà, di fronte a questo circo ipocrita del passaggio del cerino, possa sentirsi in qualche modo rassicurato di vivere in questa Regione. Ovviamente la risposta è no.
E tanto meno ci si sente rassicurati da una magistratura che va con il monocolo a vedere la faziosissima pagliuzza indicata da Report ed è incapace di vedere le travi che ogni giorno la Giunta Solinas produce a giumelle (da tragedia greca lo spettacolo della distruzione sistematica del sistema sanitario oristanese realizzato dal combinato disposto Destra-Sinistra Magistratura, con rispristino millimetrico dell’inefficienza della sanità pubblica a favore di quella privata, politicamente innervata e sostenuta).
E quindi che fare?
Prima di tutto non bisogna accettare le scorciatoie. Bisogna essere esigenti e costruire uno spazio politico serio.
Bisogna creare un’area dell’opposizione seria a questa Giunta. Non ammiccarci un giorno, negoziarci un altro e poi improvvisamente vestirsi di pelli e tentare di far credere a tutti che si viva come san Giovanni Battista. No, non è serio.
Bisogna ricreare il luogo dove si costruisca un’alternativa seria a questo modello parassitario, galleggiante, inconcludente della Destra sarda, non tentare di aspettare che si esaurisca per poi ereditarlo.
Questo è il punto.
L’epidemia sta svelando la crisi di serietà dell’alternativa a Solinas.
Si pagano gli errori della campagna elettorale, si pagano le furbizie, i tatticismi, la disintegrazione e lo sterminio della classi dirigenti non allineate alle egemonie di partito.
Si paga l’assenza di pensiero, la folle rinuncia del Pd alla prospettiva politica contenuta nel valore della Nazione Sarda, la suggestione della Sinistra verso la ricchezza e la rarefazione dell’impegno per distribuirla meglio e in modo sostenibile.
Oggi io conosco un solo esponente della sinistra sarda che abbia un’idea chiara di ciò che sta accadendo nel mondo. Gli altri sbrigano faccende.
Bene.
Niente è perduto, purché si cambi.
Troviamo il modo di farlo noi se non lo fanno loro. Proviamo a vederci anche attraverso queste videoconferenze infernali, però troviamo il modo di rifrequentarci e di restituire analisi, profondità, pensiero, solidarietàe impegno alla Sardegna.
Da dove riiniziamo?
Bella domanda Matteo, lasciamo da parte la retorica e iniziamo dalla “gente”, dai comuni mortali, dagli ultimi, dagli abbandonati, dai dimenticati. Da quel 50% di Popolo Sardo che non va più a votare.
Forse, allora qualcuno scoprirà il senso vero e autentico della politica, che dovrebbe essere al servizio di questa nostra Terra. La nostra povera Sardegna “usata” da sempre dalla classe dirigente di turno, aimè, sempre al servizio della Repubblica Italiana.
Organizzazione seria concreta efficace
Fàghere!!!
Custu est su chi tocat a fàghere. Ca si totu su “fàghere” est unu nàrrere… est che a s’energia in forma de calore chi s’isperdet in s’universu. E si fintzas abberimus sa buca cantu unu boe, pessade in mesu a canta àtera energia e ‘calore’ si perdet.
Tocat a fàghere e a faedhare andhendhe a un’àtera filada, cambiendhe caminu.
Caro Paolo,
riporto in questo tuo spazio, lo stesso identico commento che ho lasciato in quello, di spazio, di Omar Onnis. Siamo tutti d’accordo che ci si debba incontrare per partorire una sintesi che dia inizio al cammino. Bene, facciamolo. Serve una chiamata generale perché, se ci contiamo e ci crediamo, siamo in tanti: cittadini, corpi intermedi, mondo della cultura, mondo accademico, intellettuali. C’è un fuoco che cova sotto la brace.
È il momento di sporcarsi le mani per davvero.
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Credo che i tempi e le contingenze rendano propizio il momento per indire un raduno obbligatorio di quelle personalità che hai indicato, perché chi ha voglia di riprendere in mano la socialità di questa isola al fine di traghettarla verso porti sicuri non si senta solo, impotente e sconfortato.
Da dove (ri)iniziamo? Forse dalla scrittura e condivisione pubblica di un “programma manifesto”, che sia sintesi di quella forza e generosità politica che c’è, pulsa nelle istituzioni, nelle amministrazioni, nei sogni di ogni singolo cittadino, ma che oggi fatica a emergere.
Guardiamo alla storia, ma impariamo a immaginare soprattutto un futuro. Diamoci un’utopia che ci faccia correre e prendere decisioni che vadano nell’interesse della nostra ampia comunità.
Immaginiamo la Sardegna più bella e mettiamo in piedi una proposta politica che scuota le coscienze prima ancora di vincere una competizione elettorale.
Facciamolo.
Ho letto qualche giorno, nei vari blog, la volontà del Presidente Solinas a eludere le disposizioni del DPCM DEL 19 Ottobre 2020.
Eludere, forma elegante per disapplicare norme aventi forza di legge, in antitesi all’esercizio della facoltà legislativa e regolamentare (ho qualche perplessità in materia di sanità) scalfita nella pietra dell’autonomia statutaria. Ciò, malgrado le note condizioni delle strutture sanitarie.
Ebbene, questo è svilimento e mortificazione dell’insopprimibile diritto della salute e alle adeguate cure in Sardegna, sacrificati nella causa della bieca contrapposizione politica anche con la linea politica del precedente governo regionale.
Questo è ciò che è successo con la vicenda delle discoteche aperte! Non facciamoci prendere per il naso dalle presunte telefonate di gruppi imprenditoriali, questi, caso mai, hanno profittato dell’atteggiamento psicologico che governa l’attuale maggioranza di destra.
Il ruolo dell’attuale opposizione si è rivelato a oggi irrilevante ed ininfluente nella formazione di una linea programmatica e politica, alternativo a quello di destra, che pare invece dintipp clientelare e corporativo.
Ben venga, quindi, un’alternativa che abbia quale unico interesse il progetto per una Sardegna, libera e democratica, autonoma e autarchica.