Ieri era riunito, secondo fonti giornalistiche che non ho potuto verificare (perché sto lontano dai Palazzi di Giustizia come dalla colite ulcerosa), il Collegio di garanzia elettorale presso la Corte d’Appello di Cagliari.
Non conosco l’esito della riunione.
Tuttavia, dopo ciò che ho pubblicato ieri, trapelano altre notizie sui rendiconti delle spese elettorali dei singoli candidati e delle coalizioni delle ultime elezioni regionali sarde.
Prima di continuare una precisazione: io sono iscritto all’Albo dei giornalisti pubblicisti; Sardegna e Libertà è una testata registrata presso il Tribunale di Cagliari. Ne consegue: che si gode di una qualche tutela costituzionale sulla libertà di stampa; che si gode di una qualche tutela amministrativa; che si è comunque certi di non reggere l’urto con apparati organizzati dello Stato o con i poteri politici che sanno servirsene.
Questo è il motivo per cui, mentre da singolo cittadino ho fatto l’accesso agli atti in Regione sull’agrivoltaico, non farò l’accesso sui rendiconti dei consiglieri e dei candidati presidenti. È materia sostenibile da soggetti politici organizzati, meglio se rappresentati in Parlamento. Non sembri vigliaccheria: è solo prudenza. Intorno a questa vicenda dei rendiconti ho avvertito la ‘puzza’ di un potere molto forte, capace di innervarsi nei gangli dello Stato, contro il quale un singolo può difendersi solo diventando un fantasma, cioè talmente piccolo da non potere essere acciuffato.
Detto questo, che cosa si comincia a capire di questa intricata vicenda?
Come al solito non facciamo nomi, perché ci interessano i fatti e non le persone. Metteremo tutto al genere grammaticale maschile in modo da non consentire, per differenza e/o contrasto, alcuna identificazione.
Ci sarebbe stato un candidato, che ha percorso la Sardegna affermando di aver pagato con sue risorse la sua campagna elettorale, il quale si sarebbe valso, invece, di un comitato apparentemente spontaneo, ma nei fatti finanziato con fondi di partito.
Il responsabile del Comitato che ha firmato il rendiconto della campagna elettorale, vi ha incluso anche ricevute di ristoranti romani che difficilmente hanno avuto a che fare con la campagna sarda, ma tant’è, queste sarebbero quisquiglie.
Come è noto, Corte d’Appello e Corte dei Conti hanno, sui rendiconti, compiti differenti. Tuttavia, le istituzioni parlano tra loro, e rispetto ai rendiconti presentati dal suddetto Comitato e dalla coalizione di cui faceva parte, ciò che risulta in Corte dei Conti è difforme da ciò che risulterebbe in Corte d’Appello. Questo sarebbe un primo livello dei problemi riscontrati, e riguarderebbe la veridicità dei rendiconti (cosa che riguarderebbe anche un candidato consigliere che ha speso molto in sedi elettorali, manifesti 6×3, annunci pubblicitari ecc. e ha invece presentato una rendiconto da candidato consigliere di un collegio rurale dove i manifesti e quant’altro non servono a nulla).
Il problema più serio riguarderebbe, però, il candidato alla presidenza sostenuto dal citato Comitato, il quale, sommando gli apporti alla sua campagna, compresi quelli del suo comitato non spontaneo, ma di partito, avrebbe superato il massimale previsto dalla legge come motivo di decadenza, calcolabile in 187.640 euro.
La somma non sembri eccessiva per una campagna presidenziale.
Adesso il punto sta nel pronunciamento del Collegio di Garanzia e nei verbali delle sue sedute, cioè se esso si sia pronunciato o si pronuncerà all’unanimità oppure no, e/o con un’istruttoria interamente positiva o con segnalate anomalie.
Conoscendo l’Italia, il Collegio considererà tutti gli atti regolari; conoscendo la libertà e gli scrupoli delle persone, è possibile che vi sia o vi sia stato chi abbia eccepito il proprio dissenso e lo abbia formalizzato. Per questo motivo è importante che un soggetto politico strutturato proceda all’accesso agli atti, diversamente un backstage politico di grande rilievo prenderebbe la comoda e consueta strada dell’oblio.
Egregio Casu, dissento da sempre dal prof. Casula.
Prof., Le sembra normale questo scritto blut und boden apparso oggi su L’Unione del Chiarissimo Casula?
1000 a.C. Così arrivò lo straniero
Se mi chiedete a quando risale il primo grande errore della nostra Storia, da cui tutto discende fino a giungere al presente della Sardegna: sia nella condizione politica, sociale, culturale e perfino economica, rispondo che è successo senza dubbio intorno al 1000 avanti Cristo quando è arrivato dal mare lo straniero, e l’abbiamo fatto entrare. Da lontano A quel tempo i forestieri erano mercanti fenici in cerca di clienti. Venivano da lontano: addirittura dal Libano, un paese del Medio Oriente a nord di Israele molto più piccolo della stessa Sardegna ma con abitanti intraprendenti ed abili nel commercio. Viaggiavano in carovana una volta l’anno nella buona stagione con navi a vela e a remi cariche di esotica paccottiglia, a volte fatta da loro stessi a volte prelevata dal vicino e opulento Egitto dei faraoni. Con la compiacenza di noi indigeni estasiati dall’offerta di ninnoli e nannoli, s’insediarono pian piano in tutti gli approdi occidentali dell’isola, dal golfo di Cagliari a quello dell’Asinara, prima impiantandovi un modesto mercatino che divenne con gli anni un florido emporio e poi una cittadina commerciale bisognosa di spazio e di sostentamento. La fine dei Nuragici Si sa come andò a finire. I Fenici, bisognosi di spazzi e terre ubertose, aiutati dai bellicosi cugini Cartaginesi assalirono e sottomisero gli indigeni delle zone limitrofe (come a Mont’e Prama, nel Sinis di Cabras) ed inglobarono la fertile pianura lasciando ai Nuragici solo le magre montagne della Barbagia. Una lezione inascoltata Ebbene, pensate che i Sardi di allora, come quelli di adesso, abbiano imparato la lezione? Nemmeno per sogno! Dopo i Fenici, fecero entrare i Romani, e poi i Longobardi e poi i Bizantini. A ridosso del Mille della nostra Era, rimasti soli perché gli Arabi in espansione avevano reso impraticabile il Mediterraneo alle navi cristiane, i Sardi, coesi e senza stranieri, avrebbero potuto autogovernarsi in pace e in concordia. Invece, si divisero in quattro differenti Stati: il Regno di Càlari, il Regno di Torrei, il Regno di Gallura e il Regno di Arborea sempre in guerra fra loro, come racconterò la prossima volta.
Ci sarebbero tante considerazioni da portare all’attenzione ma,come dice lei Prof,,occorre prudenza !!!!!! Attendiamo gli eventuali sviluppi ,ove c’è ne fossero ; !!!!!!!
Santi Mag, si figuri se non ne ho rispetto……la conosco bene!
La colite ulcerosa è una malattia autoimmune. Purtroppo incurabile e non si può starle lontana, ti arriva e ti distrugge la vita. Cortesemente abbia rispetto per i portato di MICI. Soprattutto in sardegna tra RCU e Crohn siamo tantissimi.
Materia assolutamente fuori portata di un singolo.
In linea teorica non solo un soggetto politico potrebbe fare un accesso agli atti ma anche un soggetto che ultimamente ha avuto una forte capacità di coinvolgimento pubblico.
Il soggetto in questione potrebbe essere
l’Unione dei Comitati di coordinamento contro la Speculazione Eolica in Sardegna; difficilmente sarebbe oggetto di qualunque ritorsione considerata la sua acquisita e solida presenza pubblica.