In Sardegna risiedono circa 400.000 ultrasessantacinquenni.
A questi si sono aggiunti quanti si sono trasferiti dal Nord Italia in Sardegna nelle case al mare nei giorni scorsi.
Questa è la popolazione sarda più esposta.
Ormai è chiaro che il problema politico-sanitario è l’accesso alla Terapia Intensiva.
In Sardegna ci sono circa 80 posti letto di Terapia intensiva. Questo è il primo problema. Sono pochi se, come accadrà, l’epidemia si diffonderà.
Ciò che serve per i pazienti normali, cioè non affetti da altre gravi patologie, è la respirazione assistita.
Ogni unità per la respirazione costa circa 40.000 euro.
Per triplicare temporaneamente i posti letto attrezzati, servono dunque circa 8 milioni di euro. Un’inezia per il bilancio della sanità sardo. Poi occorre una procedura d’acquisto urgente.
Dove attrezzare i posti letto?
Questo devono dirlo gli epidemiologi. Abbiamo tanti presidi ospedalieri in Sardegna, alcuni molto sottoutilizzati per la follia di un modello sanitario pensato nel Nord Italia (ma inevitabilmente inefficiente in altre aree dell’Italia) non per tutelare il diritto alla salute, ma per regolare il mercato dei servizi sanitari (e qui sta tutta la crisi evidente della riduzione dei diritti a servizi e tariffe). Esistono e possono essere usati. Ma serve aumentare in poche settimane i posti della Terapia Intensiva, perché il problema politico è oggi prevedere l’assistenza di quanti non ce la faranno da soli.
Ci sono gravissime responsabilità politiche, italiane e sarde, nella gestione della crisi. Tra queste vi è quella di decidere dopo che i fenomeni si manifestano e non quando è possibile prevederli. Mi auguro che si abbia l’accortezza di non mentirsi sull’emergenza che sicuramente verrà anche in Sardegna.
Si pensi per tempo a aiutare chi non sarà difeso dal suo sistema immunitario.
Vorrei lei si facesse latore della necessità di tracciare gli sbarcati degli ultimi 15gg, misurare temperatura, ed imporre a loro e FAMILIARI mascherine in pubblico fino alla fine dei 15gg. Grazie
È più che giusto quello che dici, però in questo momento bisogna agire alla svelta e correre ai ripari. Sperando che tutto questo serva a non ricadere in certi dannosi errori.
Prus craru de goi, pro su chi depet deretu fàghere de prus urzente s’Amministratzione de sa RAS e de sos ispidales mi paret chi no si podet nàrrere:
«aumentare in poche settimane i posti della Terapia Intensiva, perché il problema politico è oggi
prevedere l’assistenza di quanti non ce la faranno da soli.»
S’àteru, e chentza ispetare nudha e a neune, est su cumportamentu atentu e responsàbbile de donzunu pro evitare totu sas possibbilidades de nos passare su virus s’unu cun s’àteru, mescamente inue est possíbbile chi si bi ammuntonet zente meda (es. trenu, àutobus, servítzios chi no si podent serrare, es. labboratórios de anàlisi, ambulàtorios, chi a bortas si prenant chirchendhe totu de andhare innantis pro fàghere prima…).