I consiglieri regionali hanno il potere di regalare denaro pubblico ai privati?
A me pare di no.
Possono finanziare, anche a totale copertura dei costi, le iniziative, ma non possono regalare per legge denaro ai privati, siano essi singoli o associazioni. Ieri l’on. Alfonso Marras sull’Unione Sarda ha intonato il peana a se stesso per i soldi fatti piovere sul Comune e sui privati di Bosa. Si è accreditato della responsabilità politica dei regali. Buon per lui; evidentemente è meno accorto degli onorevoli Mula e Deriu che ieri sullo stesso giornale respingevano la responsabilità personale della concezione e del voto dell’emendamento che voleva regalare alla Fondazione San Pietro i soldi per comprare una casa (sulla retromarcia della Fondazione si veda qui). Ma l’on. Marras fa di più: si vanta delle risorse erogate per adeguare il Puc di Bosa al Pai (Piano di assetto idrogeologico). Una domanda on. Marras: prima di erogare nuove risorse, ha provveduto a chiedersi e a accertare perché è scomparso il commissario regionale ad acta della realizzazione del canale S’Aladerru? Dove è finito? Chi gli ha comunicato che erano venute meno le ragioni per cui era stato nominato per risolvere la questione annosa degli espropri dei terreni per la realizzazione del canale, ragioni di conflitto di interessi puntualmente ripresentatesi e questa volta risolte con l’idea, a mio parere assurda, di riportare l’acqua nel canale tombato di via Lamarmora? E prima di dare nuove risorse, Lei ha verificato se la dichiarazione del progettista incaricato secondo la quale si potrebbe proteggere Bosa pulendo e allargando il canale tombato esistente, è stata validata dal Distretto Idrografico e corroborata rispetto alle portate e ai tempi di ritorno degli eventi metereologici avversi? Immagino che Lei questi accertamenti non li abbia fatti, ma nel frattempo ha ritenuto urgente procurare soldi alle società sportive di Bosa, e solo di Bosa. Contento Lei e contenti i bosani, contenti tutti.
Il punto dirimente è se la potestà legislativa possa coprire gli arbìtri e i favori, in modo da evitare le imputazioni cui con certezza si andrebbe incontro se questi atti fossero realizzati da dirigenti della pubblica amministrazione.
Come c’è da ragionare sugli affidamenti diretti che impazzano e festeggiano in questa stagione di governo nei portali di Amministrazione trasparente degli enti sardi.
Anche in questo caso, non è vero che ognuno può fare quel che vuole.
Sto facendo fare un lavoro scrupoloso sugli affidamenti diretti della Regione e delle sue articolazioni e già dico che è uno schifo: non si possono dare affidamenti diretti anche di 300.000 euro a persone e società con curricula debolissimi o dare sempre alle stesse società ripetuti incarichi. L’Assessorato del Turismo, per esempio, sempre col meccanismo descritto ieri (indirizzo a Enti controllati e spesa a valle sminuzzata) risulta avere una predilezione per il cartone, non riesce ad animarsi senza cartonarsi. Per non parlare degli editori di riferimento.
La lista dei 93 milioni di euro, in parte destinati a Comuni, e su questo niente da dire, in parte a privati, della Finanziaria 2023 (su cui torneremo) è rivelatrice di comportamenti ben più gravi di quelli contestati a decine di ex consiglieri regionali per l’utilizzo improprio dei fondi dei gruppi e io che ho conosciuto molti dei condannati, posso dire di non averli mai visti presentare emendamenti così indegni e spudorati.
Se è vero infatti che è grave usare per se stessi risorse pubbliche (ma è anche vero che, per i fondi dei gruppi, si sarebbe dovuto dimostrare per tutti il dolo, cosa che non è stato nel 90% dei casi processati, nonostante le condanne da pubblico ludibrio), è certamente più grave usare soldi pubblici per finanziare l’esistenza di associazioni delle quali, più di una volta, non si trova neanche l’indirizzo (ieri ne ho controllata una di Ploaghe, destinataria di 100.000 euro in regalo, che in rete risulta chiusa definitivamente).
È grave perché discriminatorio (perché le une e non le altre?); è grave perché procura un vantaggio notevole al destinatario non in virtù di una selezione ma di una predilezione; è grave perché avviene in prossimità delle elezioni; è grave perché si realizza attraverso una legge provvedimento che il Governo italiano dovrebbe impugnare (ma ovviamente non lo farà); è grave perché la magistratura ha colpito per un’attività analoga il consigliere De Giorgi e non ha invece colpito chi ha fatto gli emendamenti delle regalie della finanziaria 2023; è grave perché è evidente che il Consiglio regionale è privo di una guida autorevole e competente (non da ora) perché questo scempio, in forma così esplicita e diffusa, non si era mai visto.
Comments on “Consiglieri regionali: non avete questo potere”
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Felice, come sempre, ottimo!
Carissimo Professore, oggi mi sono dato da “fare” sulla Nuova. Gradirei un suo parere sul mio intervento su” pioggia di denaro pubblico a favore di pochi un abuso di potere legislativo ai danni di tanti”. Con immutata stima e simpatia. Felice Corda.
quello che è più deleterio per la città di Bosa, che è un bellissimo posto, e per i Bosani, di cui si riconosce l’arguzia, l’ironia e l’intelligenza, è che un signore con atteggiamenti mezzo mafiosetti come Roberto si arroghi il diritto di ergersi a strenuo difensore ciarlando a casaccio (o ad minchiam, come diceva un famoso allenatore) minacciando rivalse carnascialesche in grado di rovinare la vita a chicchessia.
Bosa e i bosani non hanno bisogno di tutele morali e se anche fosse occorrerebbe sempre percorrere la faticosa strada dell’informazione documentata e puntuale, non quella della chiacchiera da bar sproloquiata “tanto per dire”.
la vicenda del favoritismo è quanto mai esplicita e viene persino rivendicata dal consigliere Marras, per cui si fa miglior figura a riconoscere onestamente che, quando capita, “chie podet si nde messet” e senza “si che leare sa parte manna”
Egregio Piero,
sotto la Giunta Pigliaru fu varata una riforma che non ci vide d’accordo. Noi eravamo per le tre Asl, non per la Asl unica, e le ricordo che la Asl unica venne votata da parti consistenti dell’opposizione di allora, maggioranza di oggi.
Il problema, allora come oggi, è garantire ai centri rurali sardi adeguati livelli di assistenza sanitaria. Non basta che un ospedale sia aperto: deve essere anche efficiente, per curare i cittadini. Gli standard di efficienza non sono fissati da regole regionali, ma nazionali e sembrano smentire che l’efficienza e la sicurezza sia garantita negli ospedali periferici. Se Lei, date queste premesse, andasse ora a vedere i nostri interventi come Partito dei Sardi, e nello specifico gli interventi dell’on Cherchi, per garantire alle strutture periferiche, fin nella legge istitutiva della Asl unica, investimenti, infrastrutture e personale, sicuramente non scriverebbe ciò che ha scritto. Se poi andasse a vedere ciò che sul piano del personale ha fatto l’attuale Giunta regionale, forse potrebbe centrare alcuni obiettivi critici.
Resta però un punto: in questo articolo non si è parlato di politiche sanitarie, ma di regalie e del presunto potere per realizzarle. Gradirei non si perdesse di vista l’argomento.
La ringrazio comunque per l’educazione e il garbo.
Egregio Paolo, la ringrazio per questo spazio di discussione e dibattito che manca da anni sui quotidiani sardi e altrove. Intervengo nella diatriba tra lei e il signor Roberto e al di là di tutto: possiamo negare che durante l’ultima Giunta Pigliaru, di cui anche lei e il suo partito ha fatto attivamente e proficuamente parte, l’ospedale di Bosa abbia subito un pesante ridimensionamento? E con esso tutta un’altra serie di strutture sanitarie del sistema regionale? Tanto da avvicinarsi più al poliambulatorio di Macomer che a un ospedale vero?
Magari l’onorevole Cherchi ha anche cercato di difenderlo quell’ospedale, ma allora ha certamente fallito nel suo tentativo. Quella maggioranza decide di agire diversamente. E questo discorso può valere per quasi tutte le strutture ospedaliere sarde eh…non solo per Bosa.
Forse in quella fase era necessario tagliare, ridimensionare, “razionalizzare”. Lo capisco bene, anzi, credo lo capiscano bene tutti. In quel momento era necessario agire così. La Giunta Pigliaru è stata probabilmente un’ottima Giunta. Per tutta una serie di motivi. Ma ciò che è accaduto è davanti agli occhi di tutti.
Egregio Robeto,
cominciamo sempre col dire la verità
Ospedale: quando vennero chiusi alcuni reparti (Ginecologia e chirurgia) dell’ospedale? Lei non lo ricorda di certo, ma glielo ricordo io: sotto il primo mandato dell’attuale sindaco, commissario della Asl il dott. Panichi. Durante la legislatura del presidente Pigliaru, l’ospedale di Bosa è stato strenuamente difeso da Augusto Cherchi, ma con una particolarità. Cherchi e il Partito dei Sardi si impegnarono a salvare tutti gli ospedali di periferia, non solo quello di Bosa.
Quando io ero assessore, vada a leggersi le delibere, io e il mio Partito difendemmo il diritto di Bosa a difendersi dal rischio idrogeologico. Mai la città ha più ricevuto tante risorse come in quella legislatura, ma anche in questo caso con una caratteristica: noi lavorammo per Bosa non per alcuni bosani. È diverso ed è più nobile.
Intorno a cosa giro intorno? A nulla. Ho parlato chiarissimo: la scelta di riportare l’acqua nel canale tombato di via Lamarmora è un grandissimo errore che aumenta il rischio idrogeologico per i bosani. E lo si è fatto per dichiarazione di conflitto di interessi dei consiglieri comunali, nonostante la regione avesse nominato un commissario ad acta per superare l’impasse.
Regalare soldi pubblici solo alle società sportive di Bosa e non per l’organizzazione di un evento ma per il funzionamento è ingiusto e a mio avviso non perfettamente dentro i perimetri della legge.
Cosa c’è di squallido in tutto questo?
Di squallido c’è la sua minaccia del dileggio che mi lascia del tutto indifferente.
Quelli che, cosa? Dica, si esprima. Vuole ingiuriare l’onorabilità, la credibilità e la capacità dei miei compagni di partito? Lo faccia, abbia il coraggio di farlo.
Non vedo l’ora di potermi occupare pubblicamente di ciò cui lei allude, ma abbia il coraggio di dirlo apertamente con nome e cognome. Poi rispondo io.
Non mi interessa essere bene accetto da lei. Ho amici a Bosa da cui andare e da cui vado, senza aver paura delle sue canzoni, sempre che lei non abbia nascosto ben altro dietro l’innocente evocazione di una canzone..
Professor Maninchedda, ormai pare chiaro a sua avversione alla città di Bosa.
Piuttosto che prendersela con l’onorevole di turno che rappresenta il nostro territorio, o meglio con la città, magari sarebbe più costruttivo su come cambiare la finanziaria negli anni futuri.
Perché non ricorda tutto quello che è stato fatto nel suo territorio, nella sua cara Macomer gli anni passati?
Ormai fa delle illazioni su Bosa e sui Bosani che arrivano allo squallido.
Ci gira intorno dice e non dice, allora dico e non dico anche io.
Con il suo Partito dei sardi, quante volte ci ha provato a far chiudere il nostro ospedale????
Ma lei fa parte di quel partito che…
Ma gli esponenti del suo oramai ex partito sono quelli che.?
A Bosa non dimentichiamo la sua parte politica cosa ha fatto per la nostra sanità.
La aspettiamo a carnevale..
pronti a dedicarle una bella canzone :)
Sarà comunque ben accetto
…bah, odheu, ite «regalie»?!
Sunt «Fratelli tutti» (Papa Frantziscu docet!!!) e su primu chi si agatant in daninanti (e mancari própiu «fratelli d’Italia» a “valore aggiunto“), e pro no istare a su chírria chírria…, ajó a li dare una manu a su prus «prossimo» ! Ma no gai a manos iscutas: a manu prena! O “a cantu in manu“ pro no irballare, tantu sunt totu «prossimi»… totu próssimos.
E, votatziones o no votatziones «all’orizzonte», sunt totu próssimos a mannu. Tiant dèpere anzare a presse! Anzare mancari votos, ma no a “do ut des”: gai… a piaghere! Pro piàghere.
E proite “sa zustíssia” tiat dèpere chircare contos a sa “solidarietà”?
E fossis, mancari, cherent fàghere totugantos chei cudhos «amministratori infedeli» chi narat s’Evanzéliu, si ant cumpresu bene ite cherent fàghere. Tantu… «amministratori» de ite e de chie? No sunt mancu terachedhos!!!