Ieri Il Fatto Quotidiano ha pubblicato questo articolo.
Vi si legge che è possibile oggi in Sardegna andare da un assessore della Giunta Solinas, chiedergli di stanziare una somma nel bilancio regionale per una propria idea progettuale, non presentare lo straccio di un documento, ma vedersela comunque finanziata. A valle del finanziamento, si potranno presentare le carte.
Oggi, dunque, esiste qualcuno, di cui non è dato conoscere nome e ragione sociale, che ha solo dichiarato di voler organizzare eventi sportivi in Sardegna ma che ha già dalla sua uno stanziamento di 5,2 milioni di euro della Regione Sardegna per il triennio 2019-2021. Ovviamente l’assessore dichiara che se il progetto non gli piacerà, non lo finanzierà. Ma ciò che l’assessore tace è che nella leggina che prevede lo stanziamento milionario per gli eventi sportivi, non c’è scritto che la Giunta regionale intende realizzare un proprio programma di eventi sportivi per promuovere il turismo, fare poi una gara per individuare il soggetto gestore e così realizzare il progetto. C’è invece scritto che è stato presentato da un privato – e l’assessore ha incredibilmente confermato questo iter innovativo e per niente esposto all’abuso di ufficio – un progetto alla Regione e che la Regione lo ha finanziato per 5,2 milioni di euro. La presentazione da parte del privato è stata solo verbale? E va bene! E che diamine, sono sottigliezze. Siamo sopra soglia? Ma no, solo poco poco, non ci si vorrà scomodare per queste inezie.
Ciò che è incredibile, però, non è che esistano pirati fluviali che fanno queste scorribande di ignoranza del diritto e delle procedure; stupisce che i consiglieri regionali della Sardegna votino questi emendamenti, privi di uno straccio di istruttoria, esplicitamente ed ostentatamente ad personam. Stupiscono i guardiani dell’interesse pubblico ridotti a cagnolini che abbaiano a comando, immemori del loro potere e della loro funzione. Ma di che stupirsi? Un Consiglio regionale che discute di ripristino delle vecchie province senza uno straccio di studio sulla dimensione ottimale degli enti intermedi per garantire migliori servizi e da un lato realizza due aree metropolitane e 5 o 6 province, mentre dall’altro vorrebbe rispristinare otto Asl, due aziende universitarie e un’azienda dell’emergenza-urgenza, un Consiglio regionale ridotto a queste schizofrenie, non può che avere riflessi pavloviani: abbaiare, alzare la zampa destra, oppure la sinistra, abbassare l’orecchio, chiudere un occhio, tutto a comando in cambio di che? Ma come di che? Di coesione di razza e di riconoscimento sociale; in cambio del prestigio che circonderebbe chi concede e lascia passare. “Oggi io faccio andare te, domani tu lasci andare me, e tutti insieme proviamo a sostenerci reciprocamente nelle fatiche del desco”, questo prevede l’art.123, comma 4, del Regolamento di psicologia consiliare del Consiglio regionale della Sardegna. Inutile educare alla responsabilità, alla competenza, alla precisione; inutile aggiornarsi, studiare, rischiare. Tutto sbagliato. La nuova procedura è: conoscere un assessore, presentare un’idea, ottenere un finanziamento, diventare ricchi. Ma, e il Consiglio regionale cosa fa, approva? Certo che approva, anzi, abbaia, di riflesso.
Vi è corresponsabilità. Di chi ha votato incompetenti di non grandi virtù. Di chi li ha votati avendone qualcosa in cambio. Di tutti coloro che tacciono. Vi è un dovere civico, anche in minoranza, che è quello del dissenso.
Ho letto l’articolo de Il fatto. Posso dire di essere allibito? Certo è un eufemismo essendo ancora uno che pensa, forse sbagliando, che questa Italia e questa Sardegna meritino qualcosa di meglio. Speranza credo vana. Tralascio i profili di legittimità, seppur importanti, perchè in realtà risultano sostanzialmente inesistenti. Tutti tacciono tranne qualcuno? Si è vero. Oramai l’andazzo è questo.