E dunque, dopo 8 anni tra indagini e giudizio, l’ex presidente della Camera di Commercio Giancarlo Deidda, per tutta la durata dell’indagine indiziato di aver maltrattato i dipendenti, di aver instaurato un clima di terrore nell’ente da lui presieduto, di aver usato per fini non istituzionali la carta di credito dell’ente e di altri reati, è stato assolto da queste accuse e condannato solo per uno specifico peculato, non per essersi intascato indebitamente dei soldi pubblici, ma per un eccesso d’uso (secondo i giudici) dell’auto dell’ente (peraltro, non un’ammiraglia, ma una banalissima Megane).
Mi disciplino per non dire parolacce.
Giancarlo Deidda viene condannato per peculato senza mai essersi messo in tasca denaro pubblico.
Giancarlo Deidda ha fatto il presidente della Camera di Commercio senza badare a curare interessi urbanistici o finanziari suoi o altrui, non si è arricchito, anzi si è impoverito. Giancarlo Deidda non è inserito in alcuna lobby, in alcun gruppo di potere, in alcuna camarilla salottiera cagliaritana, eppure è stato condannato a quattro anni e all’interdizione dai pubblici uffici per uso ritenuto eccessivo della macchina di servizio.
Sarei curioso di verificare se i magistrati usino le stampanti dei loro uffici solo per le esigenze d’ufficio e senza eccessi valutabili come tali; se usino i loro cellulari solo per le esigenze d’ufficio e senza eccessi valutabili come tali; se usino la linea internet del loro ufficio solo per esigenze d’ufficio e senza eccessi valutabili come tali, se usino la cancelleria del loro ufficio solo per il loro ufficio e senza eccessi valutabili come tali. Il peculato d’uso esiste, io l’ho visto in azione con uomini delle istituzioni che si facevano andare a prendere a casa per raggiungere l’ufficio, io l’ho visto ed era molto più sfacciato (e rimasto totalmente impunito, perché di marca politica rossa o rosa antico) di quello molto dubitabile contestato a Deidda. Sarei curioso di confrontarmi con un magistrato senza potere sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Da quelli con potere sto a distanza.
Deidda è l’ennesima vittima della maldicenza che, per difetto di cultura, viene tradotta in indagine.
Si ha voglia di affermare che le indagini iniziano sempre da rapporti di PG o da esposti firmati ben verificati; la verità è che basta cominci a soffiare leggero e insinuante il venticello della calunnia, che c’è sempre un maresciallo o un magistrato che apre un’indagine. Una volta aperta, sorge il problema di giustificarla, di tenerla viva per non dover ammettere di aver inseguito quisquiglie e invidie, rivalità e competizioni, e allora si dopa la rilevanza dei fatti, si fanno filtrare le notizie ‘scandalose’ sulla stampa, si monta la panna fino al rinvio a giudizio. Solo nel processo inizia il lavoro lento di verifica seria dell’indagine, ma qualcosa, come mi ha detto in una circostanza un avvocato, almeno in primo grado deve rimanere, perché altrimenti lo smacco sarebbe eccessivo. La verità è ormai affidata al secondo grado e alla Cassazione: il primo è una formalità di ratifica dell’accusa. Al punto che ormai esistono gli avvocati di lotta e quelli di patteggiamento a oltranza, gli avvocati che rinunciano alla difesa e che fanno le comparse nei giudizi. I secondi non sono avvocati alla moda e, se si può, li si perseguita.
Si può ricordare in quale clima è maturata l’indagine contro Deidda? Si ha voglia di dire che i magistrati sono impermeabili all’ambiente. Non è vero. Frequentano l’ambiente in cui vivono come tutti gli esseri umani ed è noto a tutti che Deidda è stato prima giustiziato a chiacchere e poi sottoposto a indagine. Il problema che mi porrei da storico è perché occorreva cacciarlo dalla Camera di Commercio, questa è la domanda che a posteriori, a esecuzione eseguita, ci si può porre. E la risposta è che Deidda è stato vittima di un durissimo scontro di potere il quale a Cagliari, più che altrove, genera sempre un’attività giudiziaria, guarda a caso, quasi sempre risultante favorevole ai vincenti, ai potenti.
Tiri dritto, signor Deidda. Esca di casa e cammini eretto, sereno, l’infamia non è sua.
Sono stato per diversi anni,in quanto presidente della Confartigianato, componente della giunta camerale e lo sono stato anche durante il mandato di Giancarlo Deidda.
Ho sempre partecipato ad ogni riunione,ad ogni decisione ed ho sempre cercato di conoscere ed approfondire ogni problematica inerente l’attività della Camera e dei suoi organismi.
Vorrei solo sommessamente e per quel che può valere,esprimere la mia condivisione per le analisi e le valutazioni espresse nel tuo articolo, condivisione che nasce non da una valutazione di ‘parte’ ma da un’intima e ponderata valutazione basata su una concreta esperienza.
Signor Manichedda,
rileggo il Suo intervento in “aperta” difesa, senza ma è senza se di Giancarlo Deidda quale ex presidente della Camera di Commercio.
Che dire? Lei di certo, per come scrive, ne conosce i retroscena, fors’anche lo conosce di persona, (?)
Qual novello Muzio Gaio Scevola tanto si espone nel narrare il susseguirsi delle tante “mutilazioni” ingiustamente addebitate alla persona del signor Deidda,quale giustiziato a chiacchiere,
non arricchimento ma, ahilui ; impoverimento.
Non solo; fa da garante che Deidda mai ha fatto parte di alcuna consorteria cagliaritana.
In quel che scrive, confido nella lealtà della Sua giovinezza, nei Suoi studi, per ultimo, da Professore qual è :non menzognero, ma leale con se stesso.
Scrive del mitico mare fronte il Poetto,da sempre, chi sa osservare, è benevole di buoni propositi.
Tanto aspetto da Lei.
Vivo nella mia amata Budapest,poco conosco quel che avviene nella
mia mai dimenticata Patria.
Da poco sono un Suo lettore. Non so per qual lontana nemisi il Suo scrivere, prendere a cuore le sorti della gente sarda, nel mio immaginario, nella folta bruma che avvolge il Popolo sardo, tanto mi fa sperare che Lei ne ha le capacità qual Condottiero di una sana Rinascita.
Professore,
poco conta vincere, poco conta perdere.
Quel che conta è partecipare alla Battaglia.
Da sempre, si nasce per poi morire, c’è chi spreca il proprio Divenire in fatui innamoramento qual essi siano, chi nella inconsistenza delle proprie capacità, chi per arricchirsi, altri,gli ultimi rimasti,quelli che nessuno considera, i nostalgici, i difensori di se stessi, null’altro attendono che il suono dei rintocchi che chiama a raccolta ch’è giunta l’ora del combattimento.
Non abbia timore.
Scelga la Battaglia.
Non aspetti che si sciolgano le campane.
Per Lei non v’è una Pasqua. Sempre le campane saranno legate, sempre gli Altari saranno addobbati di viola.
Nulla si aspetti.
In terra sarda ,se può, faccia suonare i campanacci in uso ai pastori (ancor esistono? o anche loro non più pastori, ora sono meschine proprietà di Facebook o Instagram)?
Per far sentire la giusta ribellione contro lo Stato (mai nostro) ma, ancor “Centrale”
Detto quanto, signor Manichedda sono a chiederLe :
tanto si adopera nel difendere certi Amministratori pubblici, dalle grinfie della Magistratura ordinaria per poi tutto essere ricomposto in Apello o in Cassazione ed al contempo denunciare le malefatte di attuali o passati Amministratori.
Tante volte si scotta le dita per togliere dal fuoco le castagne altrui.
Altrettanto, i “convenuti”
mai sono presenti nel ringraziarLa con un loro scritto.
Tanto Le dà onore.
Titolo.
Condannato, ma l’infamia è altrove.
Signor Manichedda,
eloquente è stata la Sua difesa nei confronti del signor Deidda ma,ahimè qual Suo attento lettore ,tanto sarebbe gradito uno scritto, tanto per me ma ancor più per Lei, da parte del signor Giancarlo Deidda che ne racconti Fasti e nefasti della sua esperienza in quel ch’è stata l’esperienza quale presidente della Camera di Commercio.
Tutto ad onore di una completa informazione di Sardegna e Libertà.
p.s.
Ultimamente tanto leggo sulle prossime elezione regionali.
Quanto scrivere, quanto cianciare, quanto voler riportare gli interrati in questo tempo.
Non ho competenza a riguardo, nulla scrivo.
A leggere sì commenti presto mi viene in mente Goebbels ministro della propaganda di quel che fu la Germania.
“quando sento parlare di cultura, metto mano alla pistola”
Grazie per l’ospitalità.
Egregio Max, perché non si firma per esteso? È l’anonimato dietro il quale si nasconde che rende poco credibili le sue affermazioni.
Lo ho conosciuto personalmente e da vicino.
Ho visto con i miei occhi i danni che è capace di fare e come tratta le persone.
Questo articolo che tenderebbe a discolparlo è una barzelletta.
Gli è andata anche bene.
( OMISSIS).
Dovrebbero aprire un’indagine su tutti i consiglieri che hanno avallato le iniziative del sig.Deidda approvandole in consiglio camerale come, ad esempio, l’acquisizione dello stabile ex Banca Commerciale!
Esemplare è la Sua chiosa:
– Tiri dritto, signor Deidda. Esca di casa e cammini eretto, sereno, l’infamia non è sua.-
Signor Manichedda,
ha omesso di indicare qual dovrebbe essere “l’incedere” dei lor signori magistrati che tanto danno hanno arrecato al signor Deidda.
Professore, sempre all’erta.
😱😱😱