Manzoni è stato un autore controverso, ma un grande autore. Umberto Eco, per sua stessa ammissione, confessò di aver letto e riletto I Promessi Sposi, quanto se non più del suo amato e reprobato san Tommaso.
A Manzoni invidio un distico, guida della mia vita: Lui folgorante in solio / vide il mio genio e tacque.
Non lodare chi vince, non cercarne l’accondiscendenza, non cadere nell’errore (quante belle pagine ci ha scritto sopra Carlo Ginzburg, figlio del mio amatissimo ucraino Leone, uno che liberato nel 1943 andò a fare la resistenza a Roma, fu catturato e torturato dai tedeschi e morì in carcere. Uno che davvero poteva cantare Bella ciao, lui sì) di leggere a ritroso la storia dando ragione a chi vince e torto a chi perde. Gesù Cristo è morto sotto Tiberio da perdente e in modo ignominioso, e per molti di noi la sua sconfitta storica è stata la porta della vittoria universale, per tutti, perché Gesù non è maggioritario.
Mazzini morì a Pisa nel 1872, perdente.
La Repubblica si fece il 2 giugno 1946.
Cesare Battisti fu garrotato il 12 luglio 1916 nel Castello di Trento.
Gli austriaci due anni dopo abbandonarono l’Italia.
Le ragioni non sono mai immediate e sono meno visibili dei torti. Ma la lusinga eccessiva dei vincenti è una forma di servilismo ignobile. E comunque noi siamo cinquantamila, tutti cretini secondo Licheri, ma cinquantamila.
Pertanto, da dissidente di questo coretto italico di conformisti che quando uno vince corrono a baciargli la pantofola (fino alla platinazione dei curricula), inauguro il punto di vista esigente di questo piccolo organo di informazione, che starà radicalmente e felicemente all’opposizione, aspetterà l’operato congiunto di truppe scelte, lanzichenecchi infoiati e locuste a digiuno e lo racconterà.
Io non avrei dedicato la vittoria a Michela Murgia, che legittimamente può e deve essere ricordata da tanti che si sono riconosciuti nelle sue idee.
Io la avrei dedicata a Marco Diana, il maresciallo dell’Esercito italiano morto per l’esposizione all’uranio impoverito, nel quale possiamo riconoscerci tutti. Ma, ovviamente, guai a porre problemi, quando si vince.
Oggi Chicco Testa pubblica un importante articolo sulla sicurezza del sistema elettrico italiano. Dice cose note, ma non poi così tanto diffuse.
Parliamo della rete ad alta tensione, quella gestita da Terna (quelle della bassa e media sono gestite da Enel).
È la rete strategica ed è attraversata da una grande questione: il traffico, instabile, dell’energia da fonti rinnovabili dal sud Italia, isole comprese, verso il Nord. Traffico che aumenterà se mai nasceranno gli impianti off shore.
Prima di tutto un concetto: il margine di riserva. È la differenza tra la domanda di punta di energia e la riserva disponibile. Quando sta vicino o uguale a zero si è nei guai. Bisogna che la riserva sia sempre in più di circa il 15%. L’Italia è in difficoltà: di fatto dipende dalle forniture della Francia.
Cosa fa, allora? Tiene a disposizione, e li paga, una serie di impianti pronti a essere chiamati a produrre solo in caso di necessità (per esempio Porto Torres, Portoscuso, Saras). Fa giocare un ruolo importante all’idroelettrico (Taloro, Gavoi). Paga. Ma la sua ambizione è chiudere gli impianti e sostituirli con un grande accumulo (le batterie costano molto, si scaricano in fretta e durano al massimo 15 anni) che tenga in equilibrio il sistema nonostante l’instabilità delle produzioni da fonti rinnovabili. Vi ricorda qualcosa per la Sardegna?
Però, e qui sta il bello, c’è un conflitto tra la strategia degli investimenti di Terna e l’interesse generale (dei Sardi).
Cerco di spiegarlo.
Terna viene finanziata sull’ammontare degli investimenti. Più investe, più viene finanziata attraverso la bolletta. Fondamentalmente il meccanismo italico premia Terna per l’ammontare degli investimenti non per la loro efficacia.
Adesso ognuno declini questo maledetto e perverso meccanismo (made in Bersani) sulle politiche di equilibrio territoriale e energetico della Sardegna.
Le locuste a digiuno da che parte stanno? non per altro, in campagna elettorale le ho viste confuse.
Marco Diana. Uomo umile e coraggioso, soldato fedele.. mio amico. RIP
Dopo avere ad emigrare, ormai da decenni, i sardi, ora si fa emigrare l’energia prodotta in surplus nella nostra regione, anche a costo di evidenti danni ambientali, danneggiando, forse irrimediabilmente, l’unico vero patrimonio di cui la nostra regione dispone, quello ambientale, appunto.
Una legge elettorale da cambiare e/o da modificare, visto che gli elettori non hanno capito il modo di come si vota. Ma anche molti Presidenti di Seggio sono rimasti invischiati in questo labirinto incomprensibile per molti. A Soru un grazie per aver coinvolto nella sua recente avventura molti giovani promettenti.
Chi vivrà vedrà !!! Ai giovani spetta la vigile attenzione perché le condizioni sarde non……peggiorino !!!!!!
Prof serve un grande incontro tra tutti noi, una sorta di costituente
Dedico,con sincera solidarietà a tutti quelli che hanno votato Renato Soru,la canzone Vivere di Vasco Rossi. Splendida! Ricarica.
…ma Terna chi …quella che ha perdite di rete ( energia dissipata inutilmente dal punto di produzione al punto di consegna lungo le Linee AT ) pari a circa il 17 % …a cui si deve aggiungere la quota parte di Enel tra micro interrogazioni, guasti ecc … Stiamo parlando di circa un quinto dell’intera produzione italiana , isole comprese. Nella disciplinata e competente Germania non supera il 3% che è quasi fisiologico e non è neanche conveniente intervenire oltre misura .
Per il resto sui vincenti aspetto il primo semestre di attività … A Cabidanni !