Il procuratore di Cagliari, dott. Patronaggio, ha realmente inviato a tutte le procure sarde, e queste ai comandi del corpo forestale, una lettera di richiesta ai Comuni di esibizione dei piani di assetto idrogeologico.
Noi avevamo dubitato dell’esistenza della lettera, perché la notizia era stata data dalla Nuova Sardegna, il giornale che, sotto la direzione di un direttore che ne ha fatto lo specchio di se stesso, oggi, a dieci mesi dall’ingresso milionario di nuovi soci che dovevano rilanciare l’azienda, ha annunciato lo stato di crisi. E che sia un giornale in crisi lo dimostra anche il fatto che il giorno dopo la rapina di Giave sulla SS131 ha scritto che ci sarebbe stato un conflitto a fuoco tra i banditi e i Cacciatori di Sardegna, conflitto avvolto nella nebbia e probabilmente mai esistito (“i banditi hanno pianificato ogni cosa, tranne l’arrivo immediato dei Cacciatori di Sardegna che si trovano in zona per caso, prendono le armi e rispondono al fuoco” pag.2 del 1/12/2022). Quindi, avevamo motivi per dubitare della notizia, che però poi si è rivelata vera.
Ed è una notizia importante. Io avevo dubitato delle buone intenzioni del procuratore e avevo sbagliato: ad oggi sembra uno che fa sul serio e dunque gli dobbiamo delle scuse, che porgiamo.
Ovviamente intendiamo collaborare allo sforzo di consapevolezza del rischio idrogeologico della Sardegna e plaudiamo all’intervento preventivo e non, come sempre accaduto, successivo agli eventi catastrofici.
Cominciamo col dire che, a nostro umilissimo avviso, sarebbe bastato che il procuratore avesse acquisito il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Sardegna dall’Adis, cioè dall’Agenzia regionale che si chiama per l’appunto Agenzia del Distretto Idrografico della Sardegna.
Il PAI della Sardegna è tutto lì, comprese le varianti richieste dai comuni che abbiano realizzato le opere di mitigazione del rischio. Acquisire quelle carte significa conoscere la dialettica tra un manipolo di tecnici di altissima qualificazione, le amministrazioni comunali della Sardegna e alcune amministrazioni dello Stato, tendenzialmente, ma non sempre, caratterizzata o dall’impulso di togliere i vincoli edificatori o ammorbata dall’inerzia italica che può impiegare vent’anni a fare un ponte (il riferimento è, per niente velato, all’Anas).
Se questo è stato fatto (e se è stato fatto, ne siamo ben lieti), allora la Procura ha davanti a sé qualcosa che può far tremare le gambe a tanta classe dirigente sarda ed essere molto istruttivo per quella Polizia Giudiziaria che quando trova cose appena complesse non capisce nulla.
Cominciamo da un caso a tutti noto: Olbia.
Recentemente il consigliere regionale Pd Giuseppe Meloni ha fatto un accesso agli atti sulla corrispondenza tra l’Adis e il Comune di Olbia per l’iter di approvazione della variante del Pai con la quale il Comune di Olbia ha inteso, dopo aver concorso con la Regione a buttare a mare il Piano Mancini, riprendere un percorso di tutela della città.
Cosa si scopre dalle carte fornite al consigliere regionale?
Si scopre che sono incomplete.
Si scopre che il Comune di Olbia con i suoi tecnici e l’Adis, con i propri, stanno discutendo sul calcolo delle portate degli assi fluviali che attraversano Olbia. Un fatto tecnico? Certo, ma di altissimo significato, al punto che l’on. Meloni ha integrato la richiesta di accesso, esigendo di avere anche le carte tecniche. La questione è curiosa per le seguenti ragioni.
Il sindaco Nizzi diviene sindaco nel 2016. Nel programma l’abolizione del Piano Mancini, perché ritenuto troppo costoso, troppo lungo da realizzarsi e non efficace, e l’obiettivo di un nuovo Piano con un solo canale esterno alla città, una galleria idraulica e una sola vasca di laminazione esterna alla città.
A questo punto il procuratore potrebbe già porsi una domanda: posto che Nizzi-Comune di Olbia sta facendo ora i conti delle portate degli assi fluviali, come ha fatto a dichiarare errato il Piano Mancini durante la campagna elettorale del 2016? Si dirà, è politica. Sì, prima era politica, dopo che Nizzi è divenuto sindaco non è più politica, è amministrazione e si ha dunque un amministratore che smonta interamente un piano di tutela di una città prima ancora di avere dati consolidati sulla portata dei fiumi che la attraversano.
Che poi non è per niente vero che i dati non vi fossero. I dati sulle portate dei fiumi e sui tempi di ritorno degli eventi erano stati fatti e validati d’intesa tra il Comune di Olbia e l’Adis. Quindi l’Adis oggi sta difendendo i suoi calcoli precedenti, quelli che il Comune deve contestare per giustificare se stesso. Nel frattempo, però, la città, che avrebbe potuto iniziare a essere difesa dalle opere di mitigazione (le demolizioni e le vasche di laminazione, le prime da me finanziate e in una brevissima fase anche ordinate, le secondo avversate duramente dall’amministrazione) oggi si trova a essere totalmente indifesa, perché, anziché fare come avrebbero fatto tutti, cioè cominciare a realizzare il Piano Mancini e verificarlo ulteriormente ma non abolirlo, lo si è azzerato lasciando la città esposta mentre si discute di numeri con chi, l’Adis, i numeri li ha già calcolati.
Il Procuratore ascolti i tecnici dell’Adis e li difenda da ogni interferenza politica, si faccia spiegare come hanno calcolato le portate e poi si informi su come invece le calcolano i tecnici del Comune.
Poi il Procuratore potrebbe far visita di cortesia all’Ois, la società della Regione Sardegna che ha affidato come soggetto attuatore le opere di mitigazione al Comune di Olbia. Presti un po’ più di attenzione perché questa società non è amministrata da uno qualunque. Chiedendo informazioni scoprirà che l’Ois sta resistendo a una richiesta del Comune di ulteriori fondi per la progettazione. Perché? Da quel poco che si è potuto capire, il progetto preliminare era stato affidato dal Comune di Olbia a una società con un incarico sotto soglia. Ora, sviluppare quel progetto fino all’esecutivo costa e vale non poco, per cui il Comune avrebbe battuto cassa. Ma il dirigente dell’Ois avrebbe obiettato che sarebbe necessaria una gara, non il trasferimento delle risorse alla società di progettazione che ha redatto il preliminare. Braccio di ferro non poco interessante sotto tanti profili.
Ma se poi il Procuratore volesse ancor più andare a fondo, potrebbe andare a vedere come è stato bocciato il Piano Mancini, con la firma di un capo servizio prossimo alla pensione che fa ciò che nessun capo servizio della Regione si sogna di fare e cioè bocciare ciò che invece i suoi capisettore avevano approvato. Questo è il paradosso accaduto: istruttoria positiva, firma del capo servizio negativa. E il bello è che, a sentire tutti i giornalisti giudiziaristi sardi, tutto questo è noto all’autorità giudiziaria, perché sarebbero stati interrogati i settoristi e tutti i soggetti coinvolti, ma la procedura è stata ritenuta, benché unica e atipica, normale. Misteri della polizia giudiziaria.
Ma se poi il Procuratore dovesse pensare che io ce l’abbia col sindaco Nizzi (che invece a me è simpatico, quando non prova a fare il balente con quelli con cui non può proprio permetterselo), allora potrebbe prestare attenzione al caso di Bosa, recentemente allagata.
Bosa è un posto bellissimo, quieto, dove per una grazia di Dio è sempre primavera. La bellezza dei luoghi si accompagna col carattere mite e gioviale, ironico e acutissimo, della gente. Il vino è unico. Dopo carnevale nascono tanti bambini.
Questo luogo ricchissimo di storia, ha un canale tombato che passa sotto la via principale del centro storico.
Io, da assessore, sono stato colui che ha varato il censimento dei canali tombati e ha stanziato le prime risorse per eliminarli o renderli il meno pericolosi possibile. Ho coperto Bosa di finanziamenti per il fiume, la diga e l’irreggimentamento delle acque. Tra le misure previste vi era un canale scolmatore che prendesse le acque a monte e le portasse fuori dalla città, in modo da ridurre la pressione sul canale tombato urbano. Adesso questa scelta è stata revocata. Le acque tornano in città. Perché? Io non posso farlo, ma il procuratore potrebbe andare a vedere dove sarebbe passato il canale e sui terreni di chi. La risposta è lì.
Infine, il procuratore potrebbe far visita all’Anas, ovviamente assumendo prima un antiemetico.
Potrebbe chiedere all’Anas perché impiega tanto a fare due ponti (io sono impazzito nel sollecitarli per quelli di Capoterra). Potrebbe chieder loro perché vincono sempre le gare le imprese che poi falliscono. Perché costringono i sardi a discutere sempre di programmi e mai di opere? Insomma, visitare l’Anas sarebbe emulare Dante senza sapere se poi si riuscirebbe a riveder le stelle. Buona fortuna procuratore Patronaggio, e ci scusi, la nostra giusta diffidenza verso la magistratura ci ha portato a confonderla col tipo comune di magistrato. Lei non sembra esserlo. Scusi ancora.
Prof., tutto puntuale e inconfutabile, ma che Nizzi le sia simpatico non ci credo. É nato e pasciuto bullo.
Si spera che l’iniziativa della procura di Cagliari sia anche l’inizio dell’apertura del vaso di Pandora olbiese.
Proposte concrete. Cosi’ dovrebbe essere attuata la programmazione delle opere pubbliche per evitare i disastri di Ischia, di Bitti, di Bosa e centinaia di altri casi. Prevenire e non rinviare