È stato il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, il primo a reagire alla nuova intitolazione del Ministero dell’istruzione, divenuto anche ministero del merito. Ha poi seguìto la Cgil e tanti altri.
L’argomento è di particolare attualità in Sardegna, dati gli alti tassi di dispersione scolastica e il bassissimo livello di istruzione con il quale gli studenti si diplomano in molte scuole dell’isola.
C’è però una premessa da fare. Per capire la destra post-fascista oggi al potere, non bisogna leggere Mussolini. Per capirne le radici bisogna aver letto Julius Evola, e in particolare Rivolta contro il mondo moderno, ma anche Metafisica del sesso, cioè bisogna aver letto un poligrafo, attratto dall’occultismo veicolato come misticismo d’accatto, non un sociologo o un economista, ma un saccheggiatore impudente e seducente dell’aristocraticismo culturale europeo. Dentro Fratelli d’Italia c’è L’uomo come potenza.
Fatta questa premessa, la Chiesa e la Sinistra devono ficcarsi in testa (ma la Chiesa ha abbandonato da tempo la strada dell’annuncio – il Vangelo è semplice e duro – e della cultura, a favore della strada della psicologia chitarresca e del buonismo peloso) che sono cadute come polli nella trappola della Meloni.
“Merito” è una parola gradita non solo al ceto medio italiano, cioè a più della metà della nazione, ma anche a tutti quelli che privi di mezzi, ma capaci, si vedono superati da chi non studia, non si impegna, non lavora, ma è ricco.
Se la Chiesa e la Sinistra pensano di difendere i poveri, e di conquistarne il consenso, in questo modo, sappiano che perdono tutti i poveri che fanno dell’etica dell’impegno e del merito la loro strada di mobilità sociale. Per certi versi lo ha capito Calenda quando ha detto che senza premio del merito c’è solo rigido classismo.
Tendenzialmente chi è ricco e agiato compra il suo successo, non cerca di meritarlo.
Chi cerca il merito è chi parte da condizioni svantaggiate.
La Meloni tutte queste cose le sa e parla al popolo non ai benpensanti.
E vince le elezioni.
Ciò che è tipicamente democratico e progressista, nonché largamente inattuato, e di cui si dovrebbe parlare a voce alta, è l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, che non significa solo stare alla pari di fronte ai giudici in tribunale, significa che, come prevede l’art. 34 della Costituzione, lo Stato deve rimuovere la disparità di opportunità, e dunque le differenze economiche e culturali, dei punti di partenza del percorso formativo dei cittadini.
La scuola è divenuta ‘pubblica’, cioè regolata dallo Stato e sottratta nei costi al regime della domanda e dell’offerta, proprio per rendere l’istruzione un bene accessibile per tutti.
Oggi sappiamo che questo non è più sufficiente, perché, la verità si dica, non conta solo la scuola, conta la famiglia e se la famiglia non c’è, abbiamo capito che anche il percorso formativo vacilla.
Aver trasformato la scuola da centrale educativa a tutto tondo in fabbrica delle competenze, cioè in una gigantesca scuola professionale, è stato il modo per rendere l’istruzione un privilegio per ricchi.
Aver proiettato sulla scuola modelli aziendalisti, col numero dei bocciati e dei promossi usato come parametro di efficienza, è stata una solennissima fesseria.
Aver sterilizzato la scuola dagli orientamenti culturali, aver reso gli insegnanti dei falsi neutri culturali è stata l’inizio della fine.
Don Milani, il prete più citato in questi giorni, era faziosissimo, lo era in termini evangelici, ma lo era e oggi sarebbe un insegnante perseguitato proprio perché aveva un chiaro progetto educativo e non solo formativo.
Pasolini, autore di una delle più belle antologie poetiche per la scuola, verrebbe radiato dalla scuola delle competenze, perché la scuola deve insegnare in alcuni casi a fare, ma in tutti i casi soprattutto a capire e a capirsi e Pasolini ha cantato l’impossibilità umana di capire il proprio mistero. Pasolini difendeva il diritto della scuola a educare alla comprensione e al rispetto di sé e degli altri.
La Sinistra, azionista e socialista, cristiana deve smascherare l’eroicismo della Destra con il razionalismo, con il ragionamento, con il realismo, non con l’ideologismo. A chi esalta l’eroe bisogna contrapporrre la grandezza della bontà; bisogna sempre ricordare che la brezza è più bella dell’uragano.
La Destra è più brava della sinistra a veicolare l’etica e l’estetica degli eroi.
Per la Destra i meritevoli sono colleghi di Ulisse, di quel macellaio di Achille, di quel grande figlio di buona donna di Cesare, di quell’ipocrita violento di Napoleone, cioè di tutti i farabutti che ci fanno studiare sui libri di storia. E a Sinistra per decenni si è guardato al dittatore più sanguinario mai comparso sulla faccia della terra, Stalin, degno compare di Hitler, come a un mito.
La Destra lega il merito all’eroe.
Questo bisogna smontare.
Il merito è la norma; l’aristocraticismo eroico è estetica, non educazione. Se il merito fosse stato la norma di formazione del governo, certi personaggi non sarebbero ministri. Ma nell’ottica dell’eroe, il cialtrone che diventa ministro è meritevole di ammirazione.
Questo va smontato, questo è il marcio della Destra.
Ma è troppo difficile da capire.
Me ne torno ai miei amati trovatori.
eppure Crosettto ( che tutti i mass media hanno sempre dipinto come l’ispiratore del successo della Meloni ) l’uomo che stando nascosto dietro alla sua ombra le ha suggerito tutte le mosse azzeccate che l’hanno portata al successo, sin dal giorno successivo alla proclamazione del vincitore delle elezioni, ha ripetuto un milione di volte davanti alle telecamere che non si sarebbe usato il manuale Cencelli per la formazione del nuovo governo, ma anzi ha ribadito che il solo ed unico criterio a cui ci si sarebbe ispirati, sarebbe stato quello del Merito……. riflessione sulla scuola : un giorno chiacchierando con una professoressa che insegna in vari istituti superiori di Nuoro, mi ha detto molto candidamente che ormai loro ( inteso come categoria di insegnanti ) hanno quasi l’ordine tassativo di non bocciare gli alunni ( salvo che non siano propri casi disperati ) per il semplice motivo che se tu bocci un asino che si merita di essere bocciato, quell’asino il prossimo anno cambierà istituto sperando di trovare docenti e presidi più tolleranti e capaci di chiudere un occhio. Morale della favola…se gli asini sono più di uno, ed ogni anno, trenta, cinquanta, magari settanta asini trasmigrano, questo non va bene in termini puramente economici di Bilancio, ed ecco dunque le continue pressioni sul corpo docente, per chiudere non uno ma possibilmente entrambi gli occhi, perché in caso contrario ne andrebbe del “ buon nome della scuola “……scusate, ma allora non è assolutamente vero che “ la scuola pubblica “ è stata sottratta alle regole della domanda e dell’offerta, o almeno se era così fino agli anni 80/90 ora certamente non lo è più, perché altri sono i criteri a cui si ispirano i dirigenti scolastici ……davanti ad un simile quadro, quali sono le responsabilità della classe politica di Sinistra che ha avuto la possibilità di governare il paese in questi ultimi decenni …..??
La parola merito mi fa venire in mente l’art. 34 della Costituzione che così recita.
“La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”
La dove per meritevole si intende quale “Che possiede o ha acquisito i requisiti necessari per una attribuzione di merito o un trattamento determinato in base a un criterio di equità”. “Che merita, che è degno o si trova nelle condizioni opportune per avere, per ottenere qualche cosa”
A me pare che si sia solo utilizzato un termine come detto già ricompreso nel dettato Costituzionale in merito al diritto allo studio. Tutto il resto mi paiono polemiche inutili che forse discendono da una voglia di dover necessariamente contestare qualcosa non in ragione di argomentazioni fondate ma per mera contrapposizione ideologica. Questo è, a mio avviso, il grande errore che i “progressisti” Italiani, quelli delle banche, delle fondazioni dei boiardi di Stato, fanno consentendo ai loro avversari di vincere.
Cundivido in prenu s’interventu de Maninchedda.
Sas iscolas (dae su tempus de sa ministra Gelmini, sa ”novidade’… si no so irballendhe) las ant postas puru a si fàghere sa gherra, alias “concorrenza” cun tantu de “pubblicità”, ativismu e percentuale arta de “promossi” (e votos artos) a ‘dimostrazione della bontà’ pro cumbínchere a si b’iscríere.
Ma cun cussu e chentza cussu, dae sempre iscola a ‘promozione’ prus burocràtica (ojamomia sa ‘valutazione’!!!) chi no de sustàntzia, dendhe sa parfaruza chentza mancu aunzu a su famidu e su pane mannu cun pressutu a su satzau “per merito”. E in d-un’iscola fata pro gherrare, in custa economia dominante de gherra a VINCERE E VINCEREMO a incivilizatzione, za andhat bene, za produit própriu meda!!!
La parola merito a completamento della denominazione del ministero dell’istruzione mi fa pensare ai rampolli della Genova ricca e imprenditoriale scoperti a farsi fare le tesi a pagamento.
Se non fosse venuta a galla questa storiaccia, avremmo avuto tanti giovani ricchi laureati con “merito”.
C’è chi il merito se lo compra e chi, invece, se lo suda, ma i primi battono i secondi per disponibilità extra…
Non solo chi è ricco e agiato. Chi è opportunista. Molti si sono adeguati.
Capisco il punto. Ma non del tutto esatto. Non vi è tensione contraria a quanto accade.
Scrivere merito è ancora campagna elettorale. Coloro che hanno mezzi, amicizie, continueranno la loro strada. Gli altri lotteranno per … avere un mentore. Altrimenti, sapranno di non riuscire. La politica, ma tutto, è un sistema clientelare.
Ogni tanto qualcosa di difficile fa bene
Ci costringe a far girare le rotelline