Era il 2006. La Direzione Distrettuale Antiterrorismo emise 10 ordini di arresto e 54 misure di perquisizione domiciliare per altrettanti indagati.
Era l’operazione Arcadia.
Dentro l’operazione Arcadia c’era anche Bruno Bellomonte, il sindacalista comunista, militante di A Manca Pro S’Indipendentzia, il quale venne arrestato una seconda volta nel 2009 e infine scarcerato dopo 870 giorni di carcere e infine prosciolto da ogni accusa dalla Corte di Cassazione nel 2014. Ovviamente, il PM che lo ha indagato e i magistrati che lo hanno arrestato hanno continuato a fare il loro giulivo mestiere senza rendere conto a nessuno del loro operato.
Facciamo due conti.
I fatti contestati con l’inchiesta Arcadia risalgono al 2002.
Gli arresti sono del 2006.
Solo nel 2013 si arriva al rinvio a giudizio.
Nel 2015 inizia il processo per 18 imputati.
Siamo nel 2024 e il processo è ancora in corso. Non è, questa, una vera vergogna di cui nessuno parla per paura?
Quanto dovrebbero vergognarsi taluni magistrati?
Dentro l’operazione Arcadia c’è anche il signor Salvatore Sechi, oggi candidato nelle liste di Liberu.
Il signor Salvatore Sechi, è finito nell’elenco degli impresentabili della Commissione antimafia.
Di cosa dovrebbe vergognarsi il signor Sechi?
Di essere imputato dalla bellezza di 11 anni?
Non vi è dubbio che ad essere impresentabile è la Commissione e il sistema giudiziario italiano e non il signor Sechi.
La Commissione antimafia nel 2010 si era data un codice di autoregolamentazione in materia di formazione delle liste dei candidati per le elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali. Un documento che, volendo aggirare il principio costituzionale della presunzione di innocenza, volle comunque segnalare la presenza nelle liste elettorali di persone sottoposte a procedimenti giudiziari, secondo la facile proprietà transitiva che chi è indagato è sospettabile di essere mafioso e quindi di essere segnalato dalla Commissione antimafia.
L’equazione è semplice: chi ha problemi con la giustizia è assimilabile a un mafioso e dunque è segnalabile come impresentabile. Poco importa se, magari, dopo qualche mese viene assolto. La condizione di mafiosità scatta se si è imputati al momento delle elezioni.
Se dovessimo entrare nel merito dei processi in cui sono implicati diversi degli impresentabili sardi esposti, dovremmo raccontare vergogne giudiziarie. Ci sono anche magistrati e sentenze impresentabili, ma nessuno ne parla per paura.
Alcuni dei candidati sardi oggi messi alla gogna a me non piacciono e non mi piace ciò che hanno fatto e fanno, ma questo è un altro discorso.
Sono contro ogni gogna, chiunque vi sia esposto, questo per me è il punto.
Si deve arrivare a una condanna definitiva e si deve essere condannati a non poter ricoprire cariche pubbliche e cariche elettive per essere dichiarati impresentabili. Deve essere la legge a dirlo, non un manipolo di parlamentari in cerca di facile popolarità giustizialista.
Gli organi di stampa sardi hanno rivelato, in questa circostanza, il grado di maturazione della loro riflessione sulla gogna mediatica voluta dal populismo italiano.
L’Unione ha dato conto della lista di proscrizione in un trafiletto, La Nuova ci ha fatto il titolo in prima pagina.
Perché?
Perché La Nuova è ormai esplicitamente il giornale del rancore sociale, quello che cerca di vendere due copie in più con lo spettacolo del condannato e con le balle; è il giornale del fiancheggiamento esplicito ai grillini giustizialisti; è il giornale delle pagine in affitto e a deontologia professionale giornalistica mobile.
La Nuova è stata il giornale che durante l’ultima rapina sulla SS 131 ha prima detto che era in corso un conflitto a fuoco (balla gigantesca, che fa il paio con la stessa balla pubblicata ai tempi della rapina di Giave), poi ha detto che un bandito era ferito (altra balla) poi ha detto che un bandito era morto (ennesima balla), poi si è rimangiato tutto.
La Nuova è il giornale che quando i testimoni in un processo si rimangiano tutto quello che hanno dichiarato in istruttoria, anziché dar conto del crollo dell’accusa, la ripetono, cioè fa sempre il giornale della forca più forca dei PM.
Per questo La Nuova oggi esibisce gli impresentabili: perché spera di vendere mostrando dentro la gabbia, sulle mura della città, lo spettacolo del condannato a morte, lo spettacolo della morte.
C’è un problema sull’informazione in Sardegna e non da oggi, ma il clima sta peggiorando. C’è chi è a stipendio – anche in questa campagna elettorale – e non lo dice, e chi lo è esplicitamente e senza pudore, ma sulla schiena degli altri.
C’è bisogno di indipendenza vera, c’è bisogno che un lucido e geniale matto, con un po’ di soldi, rifaccia un giornale libero, scanzonato, dialettico col potere, che non frequenti ristoranti, potenti, lobbisti e sofisticate Milady (le peggiori sono quelle che fanno il doppio gioco, come ha ben insegnato Dumas; io ne conosco una che andava a parlare riservatamente e male di me a magistrati infoiati e che oggi fa la progressista, proprio una Milady in salsa rosé).
C’è bisogno di cultura e libertà.
Buonasera Professore
Certo che però anche Lei vuole vincere facile….
Le servono su un piatto d’argento pure il Dr. Coco che passa da Palermo a Tula!
Nella così detta operazione Arcadia appaiono vistosamente superati i termini fissati dalla legge. Il Sig. Salvatore Sechi di cosa sarebbe accusato? Lo vorremmo sapere tutti insieme a prove e non chiacchiere.
Spero che Liberu – che sta dando prova di impegno serio in questa campagna elettorale – sappia utilizzare la pretesa “impresentabilità” di un suo candidato per ribaltarla.
La cosa ricorda, per certi aspetti il complotto separatista del 1982. Lo ricordate? L’accusa per alcuni dirigenti del Partito sardo d’azione era quella di aver voluto separare la Sardegna dallo Stato italiano. La gente non ci credette perché non v’era traccia di azioni effettive e idonee a raggiungere questa separazione e l’accusa fu di molto ridimensionata, ma ci furono arresti e grande clamore mediatico. La vicenda contribuì a creare il vento sardista fruttando molti voti al Psd’az, che però non seppe (o non volle) avvantaggiarsene in maniera strutturale e duratura.
Infatti ogni partito chiede, prima di procedere alla candidatura il certificato del casellario giudiziario.Di conseguenza se è negativo, il candidato può essere inserito nella lista .La cosa più grave che ci sono impresentabili così come la definisce la commissione antimafia che sono ancora sotto processo e che quindi non hanno neanche potuto ancora difendersi ,di che cosa parliamo ? C’è solo molta amarezza e sconcerto da parte di coloro che vengono sbattuti in prima pagina come se fossero degli incalliti criminali non pensando che dietro loro ci sono famiglie che portano per anni il peso di questa ignobile caccia alle streghe e,concludo una riforma della giustizia grida vendetta
la vera tragedia è che essere coinvolti involontariamente in queste vicende molto spesso ha dei costi personali pesantissimi in termini di salute e finanziari
la gente comune pensa in uno slancio di pressapochismo: “male non fare, paura non avere”
ma ormai è chiaro che non è più così
ci si deve solo augurare di non capitarci; peraltro, che l’ inettitudine della magistratura e di chi svolge materialmente le indagini rimanga impunita è uno scandalo mostruoso al quale dovremmo ribellarci e che dovrebbe essere costantemente reso pubblico
gratitudine a chi scava in queste vicende denunciandone le storture rischiando feroci ritorsioni (al potere “é chiaro che il pensiero dà fastidio” diceva Dalla)
per quanto riguarda La Nuova, diciamo che un pò la capisco. tutto sommato vendere due copie in più significa, nel mio paese, incrementare le vendite almeno del 20%
…ma it’est custa “La Nuova”, sempre su corru mannu de Sa Furca Bécia, “specializzata in cronaca nera”?
E, po èssere chi est in Sardigna, at imparau de Niceforo, cudhu ‘iscientziau’ misuradore de concas de mortu po ischire si fint de arratza delincuente?
Il problema è che non ci dovrebbe essere un commissione che stabilisce la presentabilita di un candidato. Dovrebbero essere i partiti a fare selezione. Ma non lo fanno e si è arrivati alla commissione. A me che il sistema giudiziario non funzioni, che la commissione sia una porcheria non sposta di una virgola rispetto alla constatazione che i partiti non svolgono più il compito di scremare le candidature. E allora ben venga la commissione che informa, non vieta niente, i cittadini circa gli eventuali carichi pendenti dei candidati. D’altronde in un qualsiasi concorso pubblico si deve dichiarare la propria posizione nei confronti della giustizia. Perché non si deve sapere per chi aspira a ricoprire la più alta e nobile carica pubblica che è quella elettiva? Il giorno che i partiti saranno in grado di riappropriarsi del proprio ruolo la commissione non avrà più senso di esistere. Sino a quel momento io preferisco essere informato. Poi sui casi singoli certo che si può discutere. Ma tanti troppi di quelli individuati per me sono impresentabili e in liste elettorali non ci sarebbero dovuti essere.