Gianni Chessa, assessore del Turismo, va conosciuto di persona. E io lo conosco. È uno che viene dai quartieri di Cagliari, non da Castello: ha scorza.
Ha il volto di chi ha faticato per sedersi in prima fila. Niente del formismo angoloprivo dei ruotanti intorno alla corte di Solinas.
Niente dei sussurri e delle confidenze dette-non-dette dei suggeritori degli apparati dello Stato che da sempre circondano chi ha potere.
Niente a che fare con i dossier anonimi, le maldicenze gratuite, le protezioni amministrative, i circuiti particolari dei taciuti vizi comuni autoimmunizzanti delle piccole corti che circondano la principale.
No, Chessa è di altra pasta.
Chessa ha fatto davvero a cazzotti da ragazzo.
E come chiunque venga dalla strada sa che per prima cosa, negli Stati primitivi o primitivizzati dalla prepotenza, il primo dovere è dimostrare chi comanda.
Il problema è che, nel Campionato della Forza della Lega Solinas, non conta chi ce l’ha più grosso, ma chi lo possiede più fino, il cervello.
Ed ecco dunque che, mentre la Sardegna discute sulle autocertificazioni di immunità dei turisti, sulla spiaggia libera, Chessa non pensa al crollo della domanda, al crollo del Pil sardo, ai 700 milioni in meno del bilancio regionale, alla assoluta assenza di uno straccio di visione per il futuro, al dramma che ci aspetta, al sistema educativo schiantato da burocrazie e ignoranza; no, Chessa molla il cazzotto e dice: “Qui comando io”.
Come lo fa? Con questa straordinaria delibera in palese deroga alla legge 31/1998, art.30, comma 3, con la quale, su proposta dell’assessore ologrammato agli Affari Generali, si cambiano le denominazioni dei quattro servizi dell’assessorato al turismo (l’assessorato di Gianni) e in virtù di questo si azzerano tutti i Direttori di Servizio, si assegnano tutti i Servizi al Direttore Generale del Turismo (e qui siamo su Marte con Guzzanti) e si avvia la stagione delle manifestazioni di interesse per riassegnare i Servizi a nuovi Dirigenti (magari più ‘marziani’ o “chessiani” dei precedenti).
Ma Chessa non sa che Is Mirrionis è solo la periferia di Bisanzio. E mentre lui faceva bicipiti, ecco che una manina ha trasferito alla Direzione dell’Innovazione e della Sicurezza IT le competenze, le strutture e le risorse telematiche e di Rete prima possedute dal Turismo. Chessa gonfia i pettorali, ma in realtà perde l’osso, la struttura, a favore di Richard de la slide.
Questa è Bisanzio: ai problemi del Turismo si risponde con il culturismo amministrativo e la destrezza. Mio nonno, che mi diceva che lupi e volpi prima o poi finiscono in pellicceria, aveva torto. Finiscono dal medico per gotta, per ingordigia pigra e incapacità dissimulata.
Il forbitismo è un problema per l’ignorantismo, il querelismo è l’aggiramento dell’ignorantismo chiedendo l’interpretismo del legalismo. Se ci mettiamo l’emorroidismo facciale di taluni, può essere un problema.
No, nessuna offesa e nessuna querela. Si scrive forbito per il gusto della bellezza.
Scrivendo forbito si evita la querela?