di Paolo Maninchedda
Per conoscere bene le cose, bisogna misurare e contare.
Ci sono 85 scuole e 38 strutture sanitarie che insistono su aree altamente esposte a alluvioni e quant’altro, classificate Hi4, Hi3 e Hg4, Hg3. Questo comporta nell’immediato che i Piani di Protezione civile prevedano che cosa fare in caso di allerta meteo (mi auguro che tutto sia pronto), ma comporta anche che noi sardi cominciamo a dire che alcuni edifici vanno abbattuti e ricostruiti in sicurezza (magari usando i prefabbricati che altrove utilizzano non solo per i ponti e le strade). Non abbiamo questa coscienza. Siamo stati educati all’accumulo delle strutture. Invece bisogna saper demolire. Vale anche per le case popolari ormai fatiscenti. Vale anche per i palazzi pubblici costruiti in luoghi sbagliati (primo fra tutti il palazzaccio della Regione in Viale Trento, che andrebbe demolito e là dove oggi c’è il parcheggio – e un tempo c’era la necropoli dei poveri – bisognerebbe fare un parco urbano; gli alberi non fanno mai male).
Per fare queste cose occorre una cultura che sa correggersi, cioè che quando comprende un errore, non cerca colpevoli, ma rimedi e soluzioni. Invece, secondo la peggiore cultura italiana, lasciare l’errore e punire il colpevole soddisfa quell’ancestrale desiderio di assistere allo spettacolo della morte che dà la sensazione – fallace – della vittoria sulla morte. Insomma, si fa, senza cadaveri, ciò che si faceva nel passato quando di lasciavano gli impiccati appesi per settimane come monito a qualsiasi tentazione ribellistica. In realtà, oggi come allora, non si sconfigge la morte ma si soggiace alla seduzione della sua vista; con la differenza che oggi si lasciano edifici sbagliati a marcire (pensiamo all’ospedale Marino sulla spiaggia del Poetto) non per ammonire nessuno, ma come rassegnazione al brutto, come consuetudine col cadavere.
Comments on “C’è una Sardegna da demolire e da rifare”
Comments are closed.
Come non essere d’accordo con il messaggio che è racchiuso in questo intervento. Provando inoltre ad immaginare, non solo che strutture di tipo ospedaliero, di accoglienza per la terza età – oggi chiamate “centro anziani” –> “centro carni?” etc., – gli asili e le scuole, oltre che essere solide da un punto di vista strutturale e territorialmente ben distribuite, possano anche essere virtuose ed innovative dal punto di vista architettonico. Si pensi ad es., quanto stimolo potrebbero avere bambini ed i ragazzi se avessero la possibilità di frequentare in ambienti luminosi ed inseriti in un contesto urbano di qualità e vivacità, con attrezzature e percorso didattico , aree ludico/sportive e connettività di livello “europeo” , il che certamente contribuirebbe ad un più alto grado di soddisfazione, anche nella pratica quotidiana, di Maestre ed Insegnanti anch’essi parimenti sostenuti e stimolati.
Questi aspetti, quelli cioè di realizzare un opera pubblica non fine a se stessa, ma immaginandola in un contesto sinergico con l’ambiente circostante e con finalità di sviluppo culturale e sociale di tipo orizzontale, spesso non è dovuta al fatto di scelte ineluttabili, ma purtroppo a miopia politica e ad una insufficiente attenzione, nella valorizzazione del parametro “Qualità della Vita”, di difficile valutazione e quindi, spesso, di scarso peso elettorale.
Fermo restando poi il fatto, che siamo i primi a meravigliarci al cospetto di strutture meravigliosamente funzionali, che altri hanno già costruito e che perlomeno, sarebbe stato semplicemente opportuno andarle a copiare.
Questo argomento è certamente importante per tanti altri aspetti, tra i quali personalmente sottolineo la necessità impellente di opportuni investimenti in ambito pubblico, recuperando tutte le risorse che ci competono, liberandoci da lacci e lacciuoli- patto di stabilità etc.-, orientando gli sforzi e le risorse, tutte, della politica in favore di uno sviluppo economico sostenibile e di una crescita culturale e professionale, capace di garantire alle nuove generazioni e non solo, la possibilità di una vita economicamente qualitativamente dignitosa, sfruttando appieno le potenzialità di cui la nostra isola generosamente dispone.
L’ho detto altre volte, mi fa piacere ribadirlo, siamo sulla giusta strada.
Chiudo manifestando il mio sostegno agli Scozzesi,… e non perché vanno in giro in “gonnella”.
P.S. questo post doveva partire il 16/09, ma la linea adsl era ko, niente di importante. Ma proviamo ad immaginare se l’invio avesse potuto riguardare qualcosa più tangibile e sostanziale, es. la partecipazione ad una gara, un bando regionale o europeo, come oggi capita spesso, in quel caso di chi la responsabilità? Oggi essere connessi in modo soddisfacente, è importante per tutte le attività ed i settori, lo si capisce anche da queste piccole cose!
Egr. Assessore,
nonostante la discreta conoscenza delle dinamiche che guidano un Ammnistratore nella sua attività, non smetto mai di “meravigliarmi” nel leggere il suo metodo “innovativo”.
Semplicemente, perchè è logico, metodico….NUOVO.
Complimenti e in bocca al lupo.
Roberto