di Paolo Maninchedda
Qual è l’Italia che ha in mente Renzi e che posto ha nel suo disegno la Sardegna?
L’Italia di Renzi è un’Italia senza Regioni, ma fatta di Stato, Comuni e Prefetti. Ficchiamocelo in testa. Il brodo primordiale ideologico da cui è uscita la nuova classe dirigente italiana è l’Anci, il sindacato dei Comuni, quel luogo dove si discute soprattutto di come dividere la ricchezza esistente per produrre servizi, ma nel quale non si sa una cipolla di come produrre nuova ricchezza.
Il Capo ha messo su una legge di stabilità da brivido: 15 miliardi a debito (una follia cui solo l’abitudine alla piaggeria italiana può plaudire) e 20 miliardi di tagli. Per far cosa, però? Non c’è un pelo di strategia per far riprendere le produzioni. Zero. Non si compra una macchina industriale in Italia da tempi immemorabili. Un vuoto assoluto di strategie su ciò che genera futuro, ricchezza e lavoro. Una assoluta incapacità di dire la verità: per abbassare realmente i costi di produzione e la pressione fiscale dobbiamo arrivare al prelievo forzoso e/o a una minipatrimoniale che riduca stabilmente il debito, liberi risorse e consenta politiche fiscali orientate al lavoro e alla produzione.
Ovviamente, quando non si hanno idee e si deve fare cassa, si prendono i soldi degli altri, cioè i nostri, cioè quelle delle Regioni.
Il Capo dice che le Regioni hanno da farsi perdonare tante cose. In questo caso, il Capo usa una strategia pretesca, peraltro tra le peggiori: evoca il senso di colpa. ‘Sto mazzo (sostituire la prima lettera per ottenere l’immagine giusta) di senso di colpa, viene usato dai chierici di mezzo mondo per domare la libertà degli altri. Chi non si sente in colpa? Chi è libero dal dolore dell’errore? Nessuno, ovviamente. Saramago diceva che il senso di colpa è un lupo che divora le esistenze di tanti (ed è anche la fortuna di tanti psicanalisti). Ma chi usa questo argomento a fini di potere (come fanno i pretacchioni ignoranti e prepotenti), costui va ‘ortesemente mandato a manculo (seguire la legge di cui sopra).
Quanto a colpe, però, il Capo non può fare con i sardi il Capo di Mazzo (qui l’applicazione della legge sostitutiva è facoltativa).
Infatti, se c’è qualcuno che ha colpe indicibili verso i sardi, questo è il Governo italiano, che prima di prendere alcunché deve RESTITUIRE alla Sardegna.
Ci devono 1,2 miliardi di euro. Ci devono ettari di territorio usato per gettare bombe. Ci devono il furto con destrezza della Tirrenia. Ci hanno rubato le riserve erariali e ce le hanno restituite finalizzate (e non libere) solo dopo una sentenza della Corte Costituzionale. Ci hanno limitato la capacità di spesa in modo grave e illegittimo con un Patto di stabilità per bisogni lillipuziani; ci hanno costretto a fare con soldi nostri le strade statali; hanno inquinato l’area dell’arsenale della Maddalena e non l’hanno bonificata; hanno fatto ogni sconto ambientale all’Eni; hanno riconosciuto per legge l’essenzialità alle centrali siciliane e la stanno negando a noi; fanno guadagnare la Saras con i certificati verdi e a noi ci mandano un fischio di consolazione; hanno nascosto i Giganti di Monte ‘e Prama per decenni; non hanno mai indennizzato un sardo per i danni subiti da catastrofi naturali ecc. ecc.. Chi si deve sentire in colpa?
Il Capo conosce il detto toscano: “Tutte le mattine s’alzano un furbo e un bischero: se s’incontrano l’affare è fatto”. Sappiamo chi è il furbo. Per i sardi è importante non fare la parte del bischero. Dobbiamo difenderci e usare bene i nostri soldi.
Intanto è annunciata una nuova manovra per raschiare denaro dai Fondi di Sviluppo e Coesione. Ce ne hanno già portato via più di cento milioni con un blitz estivo invasellinato: bisogna vigilare perché non tocchino neanche un euro.
Ci devono restituire il nostro credito. Ce lo diano a rate, ma ce lo devono dare.
Dobbiamo fare economie, proteggere i più poveri e rilanciare le produzioni.
Abbiamo costi per cassintegrati e lavoratori in mobilità per 250 milioni di euro. Dobbiamo obbligare il Capo a farsene carico. Ovviamente non per i ventenni in mobilità (ci sono). Per quelli sotto i cinquant’anni usiamo il più possibile le politiche attive, i fondi europei, ma lo Stato deve fare la sua parte. Per gli ultracinquantenni, usiamo la politica attiva delle utilizzazioni che è una delle poche cose che ha funzionato.
Non ci possiamo più permettere di rinunciare completamente ai 360 milioni all’anno dell’Irap. In qualche modo dobbiamo recuperarne una parte.
La sanità deve dimagrire di 2-300 milioni, altrimenti nel 2015 sarà dura. Non possiamo più permetterci i medici di base massimalisti e i tanti Pronto Soccorso ingolfati da codici bianchi. non possiamo permetterci i tanti Pronto Soccorso e contemporaneamente Guardie Mediche e 118. Non possiamo più permetterci i reparti da un intervento al mese. Fine, stop. O cambiamo o muoriamo di fame.
L’assistenza sociale deve avere un budget fissato annualmente legato alla congiuntura. Non ci possiamo più permettere cumuli e incrementi di costi. Un tetto finanziario e priorità: in Regione e nei Comuni. L’assietnza non può essere un pozzo di incrementi incontrollati. Si fissa un budget e deve bastare.
Dobbiamo ripensare il Por. Così come lo abbiamo pensato da anni non funziona.
Insomma, c’è puzza di furto di Stato e odore di grande miseria. Bisogna stare uniti, fare scelte dure e coraggiose, lavorare e combattere.
Comments on “C’è puzza”
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È proprio vero, una manovra maldestra, un disegno centralistico precursore di quello che e’ il vero obiettivo ovvero quello di cancellare le Regioni ed in particolar modo di colpire le regioni autonome nel tentativo di trasformare anche il nostro Statuto Speciale in carta igienica visto e considerato che oggi viene considerato cartastraccia. Purtroppo ho l’impressione che ancora non ci si voglia realmente rendere conto che siamo in piena deflazione visto e considerato che in questa manovra non vi e’ neppure un paliliativo per poterla contenere, manca la domanda non l’offerta, gli sgravi contributivi per le nuove assunzioni sono fumo negli occhi, perche’ proprio come tu affermi non c’e’ una strategia per far ripartire le produzioni (la produzione industriale italiana segna un -30% dal 2007) occorre liberare risorse ed incentivare le piccole realta’ economiche alle quali secondo me la centrale unica di committenza dara’ un ulteriore botta al pari di quella ricevuta da parte della grande distribuzione e dal mercato sul web. Abbiamo necessita’ noi sardi di un altro modello di regione, di un nuovo modello da ridisegnare e soprattutto da salvaguardare, ti seguo sempre con attenzione e penso che sia sulla buona strada. In bocca al lupo.
Questa volta la Nuova Sardegna però pone una domanda vera alla quale bisognerebbe rispondere con sincerità : “in Giunta (io direi anche in Consiglio) sono tutti d’accordo con l’Assessore sovranista, o altri credono ancora basti avere un rapporto leale con lo Stato?”
Questi “altri” comunque non sono solamente gli Assessori (e i consiglieri) ma anche i “giornalisti” che preferiscono utilizzare la PRIMA PAGINA per dare la notizia di uno “stalker a Porto Rotondo che infastidisce una nobildonna” anzichè quella di un Assessore che infastidisce lo Stato.
Noi siamo fatti così
NEL GRANDE BRODO ITALIANO “MALE NOSTRUM”
In poche ore si passava dal ricevimento per Lukashenko, l’ultimo dittatore d’Europa, al ciondolo d’oro con diamanti per la ragazzina partenopea.
E venne monti, con il benestare del potere finanziario e te credo rimpinguate le banche!! zero idee su come far ripartire la macchina italica…massacrati.
Arrivò il “giovane” Letta il migliore di tutti dicevano!! ma quando l’avete scoperto che il nipote era una pipa, prima nessuno sapeva? Questo la dice lunga del trust di cervelli che occupano le poltrone con il culocervello.
Primarie del PD, Renzi sconfigge tutti. Il popolo bue lo consacra alle europee, ora può accoppiarsi con tutte le femmine del branco.
Renzi: “Siamo la generazione Erasmus” Quindi pensai per sei mesi non faranno un ca..o…mi sbagliai!!
E si, il furbetto per non dimenticare niente scrisse l’agenda: legge elettorale entro gennaio, senato, provincie, leggi anticorruzione e autoriciclaggio…
La legge elettorale è come il cartello fuori da un negozio che recitava: torno fra 10 minuti..se faccio tardi rileggere il cartello. Il senato rimane ma non viene eletto, le provincie rimangono ma vengono eliminate le elezioni, legge anticorruzione pronta e poi ritirata, per l’autoriciclaggio stessa cosa, al CSM vogliono mettere uomini di partito, brucia la casa del grande fratello. Avanti con le riforme. Vi piacciono queste riforme?
Speedy Gonzales in America nella sede di Twitter. A ritirare il premio fedeltà.
Immerso nella Silicon Valley…niente nessuna contaminazione.
Ancora, nel paese di Arlecchino Terra dei fuochi: chi brucia rifiuti sarà punito dalla legge. Ora la camorra ci penserà due volte.
Ritirata la patente a Genny a’ Carogna. Ora gli toccherà guidare senza.
La Camusso: “Lo Statuto dei lavoratori ha portato la Costituzione nelle fabbriche”. E le fabbriche in Polonia.
Bonanni lascia la guida della Cisl. Finalmente fa qualcosa per i lavoratori.
Le fabbriche chiudono e i politici si azzuffano per juve Roma. Un parlamento in fuorigioco.
Ed ancora l’europa, Barroso: “l’italia ha potenziale ma servono riforme strutturali” … visti i politici che abbiamo é un modo molto elegante per dire che siamo nella merda sino al collo.
Grillo propone un’alleanza a Bersani per far cadere Renzi. Ora manca solo una macchina del tempo.
Boschi: “La democrazia non è in pericolo”. L’hanno nascosta in un posto sicuro.
Una classe imprenditoriale che prende i profitti ma senza reinvestirli..vedi alla voce FIAT il loro motto potrebbe essere quello del Razzi interpretato da Crozza: – fatti li cazzi tuoi -.
Le più alte istituzioni tuonano contro le guerre ma difendono a spada tratta l’acquisto degli F-35 (che notoriamente sganciano mazzi di rose).
Renzi: processo civile in un anno. Ma che dico in un anno? Signore e Signori, mi voglio rovinare: in un giorno! Sembra uno spot dei fichi d’india auhaaauaa…
ma dico abbiamo già avuto un venditore di aspirapolveri per 20 anni (che purtroppo è ancora lì), ne serviva un altro?
Per cose del genere, nelle altre democrazie, i potenti saltano come tappi di spumante.
Niente da fare…Il lunedì mattina si parla TUTTI del rigore si fuorigioco no.
Stiamo procedendo su un binario morto se continuiamo a trattare con lo stato italiano a queste condizioni.
E’ giunta l’ora di cambiare completamente, per passare ad un modello federale.
Prepariamoci ad una rivoluzione (moderata per adesso) convocando un CONGRESSO allargato alle realtà economiche e politiche, diverse dalle solite, per stabilire come arrivare all’indipendenza, quantomeno economica, fiscale, bancaria, energetica e nei trasporti, anche a costo di una ribellione fiscale.
Tutto gli altri percorsi sono solo aria fritta, vista l’inadeguatezza e l’incapacità di ottenere qualcosa, se non schiaffi e spiccioli.
Se vogliamo fare lo “STATO”, dobbiamo fare ben altro.
Sto seguendo quotidianamente il tuo blog, ho fatto anche altri interventi, in passato: sono un po’ preoccupato, ultimamente, perché i vari discorsi che sta facendo Renzi non fanno assolutamente riferimento a un quadro politico, o geopolitico, dove dovrebbero essere la controparte i comuni, le province per quanto resteranno, le regioni e le regioni a statuto speciale. Ecco delle regioni a statuto speciale io non sento mai nulla, o meglio sento Trentino, Valle d’Aosta e bò, ma non sarebbe il caso di fare qualche domanda sul ns futuro, della Sardegna intendo? Non sarebbe il caso di sapere dove sono finiti i nostri miliardi che ci dovevano restituire? Facciamo come i crediti della P.A., li dobbiamo compensare? I soldi per le bonifiche, le strade, la sanità, dove li troviamo se ci danno ancora meno? E a Voi, Paolo e Franciscu, che fine ha fatto il progetto dell’Agenzia Sarda delle Entrate? Non sarebbe il caso che Pigliaru, anche se nel momento contingente non si potesse andare avanti, cominciare ad avanzare la proposta col Governo e intanto cominciamo a posizionarci? Saluti.
Inaccettabile l’idea di “Abbattere” le Regioni: ipotesi non scontata, ma capace di “Terminare” tutte quelle realtà a Statuto Speciale, tra cui anche la nostra. Inaccettabile dal punto di vista storico, perché gli accordi erano ben chiari a suo tempo e come tale, non è che il primo che si sveglia decide per tutti, dicendo poi – Mi assumo le responsabilità della scelta . Responsabilità di cosa, se ogni – “Revisionista” di leggi e decreti – non paga mai per i propri errori e non rimedia nemmeno cancellando gli orrori del recente presente: legge Fornero Docet. Un “Annientamento” del potere delle regioni, determinerà la FINE delle libertà identitarie, tale sarà il potere di forza Stato-Comune. Meglio invece le federazioni regionali, ma non quel pastrocchio delle macroaree, che nulla ci darebbero, se non la condivisione dei debiti e dei dolori altrui. Va benissimo una Federazione Sarda, indipendente ma interconnessa, con la possibilità e libertà di tenere intatta la propria vocazione. Lato INTRanos ha fatto scalpore in queste ora l’articolo del minatore pensionato, che dice di aver lavorato ben poco in vita sua: peccato per l’infelice vanto, perchè di gente che si è “MASSACRATA” in miniera, ne abbiamo avuta tanta. Ecco, quel modo di porsi da furbi va cancellato, così come va cancellato il sostegno a “produttività zero”. Non è più accettabile che chi usufruisce di contributi a vario titolo: dal sostegno all’affitto, all’assegno di disoccupazione e/o a qualsivoglia altra forma di ammortizzatore sociale, usufruisca dello stesso, senza nulla dare in cambio alla società. Abbiamo rii da ripulire, canali su cui intervenire, protezione civile da supportare, anziani cui dare anche sole poche ore di compagnia alla settimana. Se siamo finiti così in basso è perché i conti si stanno facendo troppo col portafogli altrui. Mamma regione e Stato centrale, benché additati come spreconi, non sono l’unico costo. Che ben venga allora un contratto unico per chi perde il lavoro, un sistema unificato di gestione degli aiuti anche economici nei loro confronti – perchè perdere il lavoro è un dramma sociale – ma che si “CANCELLI” in maniera definitiva dalla testa delle persone che il “sussidio” sarà dato a fronte di “nulla in cambio” – tutto ciò è inaccettabile -. Ragioniamo anche su questi aspetti.
Vedo sempre più buio, e più stiamo attaccati a questo stato, più le tenebre ci avvolgeranno e sara’ sempre più difficile scorgere un raggio di sole.
Se veramente non facciamo qualcosa in fretta,TUTTI assieme uniti, questo stato ci massacrerà e andremo dritti dritti a fare di nuovo gli schiavi. Forse lo stiamo già facendo.
Articolo realista (come sempre), ironico (come sempre), propositivo (come sempre) e ……da Governatore (come futuro?).
Caro Paolo. Seguo con interesse e non senza preoccupazione i tuoi puntuali interventi. Che appaiono talvolta eccessivi e forieri di sventura. Il problema grosso è che ciò che tu sostieni e’ vero. Paurosamente vero. Potrei aggiungerci dell’altro dal mio osservatorio di sindaco e di professionista che si occupa di ( piccole ) cose dell’economia. Potrei raccontare della quotidianità di quanti vengono disperati a chiedere lavoro e non potendo ottenere risposte ti chiedono , talvolta con la morte nel cuore, una assistenza momentanea. Così come potrei raccontarti di decine di piccole e piccolissime imprese sempre più vessate dalla burocrazia e dal fisco che per necessità , ma anche per estrema sfiducia , hanno abbandonato il dovere di contribuire alle spese dello Stato di cui percepiscono solo il potere coercitivo e muscolare che li inchioda a improbabili doveri non sulla base della effettiva capacità ( art . 53 cost ) ma su parametri e calcoli lontani dalla realtà produttiva. Eppure in questa ecatombe sociale percepisco un pericoloso oblio delle coscienze. Mi sembra che siamo davvero rimasti in pochi a denunciare lo sfacelo economico , antropologico, culturale di questa terra. E quei pochi siamo spesso anche divisi e stupidamente arrocati sulla difesa di piccole bandiere trascurando quella unitaria e vincente dello Stato sardo. Tu hai molte carte da giocare in questa partita . E hai anche persone che ti seguono . Discretamente , in silenzio, speranzosi e decisi. Proviamoci a issare questa bandiera unitaria dello stato sardo. Con chi ci sta . Senza primogeniture o inutili e dannose differenziazioni. Mi pare ci sia rimasto solo questo.