La Maddalena e i piedi sporchi del governo italiano
di Paolo Maninchedda
Sono giorni molto difficili, perché è sempre più chiaro che nell’area progressista della Sardegna e in ampi settori del mondo liberal-democratico immune da subordinazioni leaderistiche si deve arrivare a definire la strategia migliore per difendere gli interessi nazionali dei sardi. Ma sono anche giorni nei quali occorre difendere questi stessi interessi nella contingenza data di una Repubblica italiana ormai in fuga da gran parte del suo territorio e limitata nelle funzioni a interventi tampone.
Parliamo della Maddalena.
Metà febbraio: il Presidente della Regione mi dà l’incarico di rimettere in moto la macchina per arrivare a gestire efficacemente il plafond finanziario oggi disponibile per la riqualificazione e la bonifica dell’isola. (…) In poche parole, il 24 marzo la parte di procedura affidata alla Regione e alla Protezione civile era conclusa.
Ovviamente il prosieguo prevedeva che il Governo reperisse la somma necessaria alla transazione e procedesse a stabilizzare l’accordo. Evidentemente mancano i soldi (perché della volontà della Boschi e di Gentiloni non dubito). Fatto è che nei giorni scorsi la società Mita ha comunicato all’avvocatura che l’accordo raggiunto ha la scadenza fissata a trenta giorni a far data da questa ultima comunicazione. (CONTINUA)