Belle senz’anima. Le elezioni e la carta di credito.
Ho fatto questa domanda a 20 persone nello scorso fine settimana: «Pensi che le prossime elezioni politiche ti riguardino in qualche modo?» 16 risposte negative, 4 positive. (…) I giornali dei giorni scorsi hanno esaltato come grande risultato di civiltà il fatto che in Svezia a breve non si faranno più pagamenti in contanti. Tutti a gioire, tutti a dire che noi invece paghiamo ancora in contanti perché siamo imbroglioni.
Pochi hanno riflettuto sul fatto che se tutto, ma proprio tutto, ogni nostra scelta assume una traccia digitale, tutto, anche la nostra intimità, diventa esplicita a chi gestisce le reti o può accedervi con più potere degli altri.
Ma a questo punto insorgerebbe il solito giustizialista: «Se poni questi problemi, hai qualcosa da nascondere. Non sai che gli scambi in contanti sono tipici del mondo malavitoso? Se non fai niente di male, non devi aver nulla da temere».
Invece io voglio avere più di una cosa da nascondere allo Stato, alle macchine, ai sistemi, ai curiosi e al mondo: la mia più segreta identità, i miei gusti, le mie predilezioni, le mie debolezza, le mie scelte, i miei affetti, i miei luoghi e anche i miei risparmi, dei quali lo Stato, assolto il sacrosanto dovere di pagare le tasse, non ha alcun diritto di interessarsi.
Le carte di credito sono le spie dell’intimità delle persone, ma chi non è più educato alla libertà non lo sa. (CONTINUA)