Sempre democratici, anche sotto l’Impero
di Paolo Maninchedda
Adesso si può dire. Noi non eravamo e non siamo d’accordo sulla Asl unica; lo abbiamo detto in tutte le salse. Abbiamo comunque collaborato lealmente con la maggioranza e col presidente per migliorare il decreto imperiale che la istituisce.
Tuttavia, anche per dimostare a noi stessi che in nome dei ruoli non negoziamo principi, è opportuno rendere noto il vero motivo di contrasto di questi mesi. Lo scontro, se così si può dire, posto che io non riesco a scontrarmi fino in fondo con Francesco Pigliaru, è l’uso del voto di fiducia su un argomento non sottoposto al patto elettorale con gli elettori. La Asl unica non era nel programma elettorale. Un presidente può legittimamente mandare il parlamento a elezioni quando il Parlamento si rifiutasse di realizzare il patto elettorale. Non deve usare quest’arma di salvaguardia del mandato per proteggere sue convinzioni personali.
Come non ci piaceva all’epoca Soru che si discutesse mettendo sul tavolo gli out-out delle elezioni, non ci piace oggi. La politica è dialettica, non diktat, anche perché quando l’obiettivo è dogmatico, cioè quando il beneficio che si intende raggiungere non è assolutamente dimostrato, il margine di errore storico è elevato.
Tant’è, la politica è anche accettare di essere minoranza. Ma dinanzi a una forza sbilanciata quale quella di cui dispone un presidente direttamente eletto dal popolo rispetto non solo ai fuscelli istituzionali che sono i suoi assessori ma anche al Consiglio regionale, vale anche il gesto simbolico di chi, per ricordare che non ha paura di perdere nulla, è pronto a stare dritto in piedi quando tutti si siedono.