In Italia o è bianco o è nero, mai che ci sia un interesse al colore vero
di Paolo Maninchedda
‘La grande ignoranza‘, non ‘La grande bellezza‘, questo è il miglior titolo per l’Italia.
Abbiamo dovuto sorbirci un triduo europeo fatto con toni, contenuti e metodi tutt’altro che europei e occidentali. Abbiamo avuto cronache, analisi e sermoni senza contraddittorio ispirati alla concezione del potere e dell’individuo tipici dell’est del mondo, tipici di quell’oriente che non capisce il liberalismo e il libertarismo (lo chiamo così, ma il suo vero nome è ‘libertinismo’, purtoppo questo nome è stato massacrato da tutti i moralismi e degradato a dissolutezza sessuale, ma in origine non era così) europei.
Come al solito, in Italia o è bianco o è nero, mai che ci sia un interesse al colore vero. (…) Nessuno, dico nessuno, che abbia posto il problema principe in Europa, costitutivo della nostra cultura: come rafforzare le libertà individuali e rendere efficienti gli Stati? La strada è l’educazione, è la cultura, ossia la coerenza dei comportamenti e delle scelte non indotte da una burocrazia posta a presidiare un ordinamento giuridico pesantissimo e opprimente, ma determinate da comuni valori, da comuni convinzioni.
Tuttavia, in questi tre giorni, i sardi hanno potuto vedere plasticamente come l’Europa può essere anche la patria della loro sovranità: Malta presiede il Consiglio dell’UE fino al giugno 2017. Non è una questione di dimensioni, ma di diritti.