Sardi: rompiamo la maledizione del Carso
Versare il sangue per le cause altrui perché non si sa di averne una propria. In una bella poesia, poi magistralmente musicata da Piero Marras, Pedru Mura descrive perfettamente la condizione esistenziale di tanti sardi: este ruttu chen’ischire d’haer viviu / chen’ischire de morrere.
Così, inconsapevoli, siamo morti sul Carso.
Così, inconsapevoli, siamo morti per i veleni delle armi usate dall’esercito italiano nei vari conflitti.
Così, inconsapevoli, viviamo spesso senza sapere di vivere.
Così si vive, con questo buco dell’anima, con lo spazio vuoto delle proprie ragioni, quando sin dall’infanzia si patisce una pedagogia della negazione del luogo in cui si vive.
La Sardegna per le scuole, per la mia amatissima università, per le istituzioni italiane, per i giornali (anche quelli fatti da sardi) è un parco, un luogo temporaneo di residenza, un rifugio turistico. (…) Siamo capaci di una grande alleanza sarda che salvi la Sardegna? Siamo capaci di unirci in uno sforzo storico che crei un evento per cui non solo la Repubblica italiana ma l’intera Europa sappia che esiste una pacifica ma libera Nazione che non vive felicemente nella misera condizione di regione? Riusciamo a tradurre l’insularità che tanto ha entusiasmato, in dignità? (LEGGI)