Troppo abituati a protestare, poco educati alla soddisfazione delle soluzioni
Paolo Maninchedda
Il maltempo mette sempre a dura prova tutta la Sardegna. Ogni volta che piove c’è qualcosa che crolla, qualcosa che si allaga, più di un disagio che colpisce una o più persone. Tuttavia, di fronte a queste difficoltà si registrano due atteggiamenti degli uomini politici e dei funzionari e dirigenti coinvolti nel superamento dell’emergenza.
C’è chi lavora tutto l’anno a migliorare le procedure, a verificare le strutture, ad esser pronto per le emergenze, a spiegare ai cittadini che in tutto il mondo le emergenze climatiche producono disagi e danni e che occorre stringersi in un forte vincolo di fattività operosa per superarle, e chi invece, come unica soluzione, o protesta o si lamenta. Per carità, è più che legittimo sia protestare che lamentarsi, ma per costruire uno Stato che risponda al nostro giusto desiderio di libertà e di sviluppo, sono migliori gli atteggiamenti più costruttivi, soprattutto quando hanno motivi reali per esserlo. Insomma, vorrei solo dire che i sindaci dei paesi, le popolazioni, la macchina della protezione civile, il sistema di previsione, il sistema di gestione delle dighe, fino ad ora non è andato male, perché non esserne soddisfatti? Perché non apprezzare la nostra maturità e la nostra organizzazione? Si può essere contenti del comportamneto di un popolo? Io credo di sì e credo che questo faccia più bene all’anima o, per chi non ci crede, alla società, delle consuete giaculatorie lamentose della tradizione autonomistica.