Resistere all’Anas
di Paolo Maninchedda
L’Unione Sarda riporta alcune battute scambiate con me ieri sera sui disservizi causati da una gestione ottusa, centralistica, prepotente e insopportabile dell’Anas del patrimonio infrastrutturale e cantieristico della Sardegna.
Mi pare che comunque tra i sardi stia maturando la consapevolezza, a tutte le latitudini politiche, che non è più ragionevole e degno far gestire il nostro sistema di trasporti a società italiane che trattano la Sardegna come una periferia della periferia, che si pavoneggiano di ogni centimetro della Sassari-Olbia aperto come se si trattasse dell’esito del loro lavoro e non del nostro, e invece si nascondono quando le strade crollano e ci vogliono anni per ripararle o quando un’impresa lavora a rilento in disprezzo della sicurezza e dell’economia. Proprio le inanimate infrastrutture testimoniano dell’urgenza di una coscienza nazionale sarda che sappia interpretare modernamente i nostri desideri e diritti di sviluppo e di felicità.
Questo il testo della mini-intervista:
“Tre esposti alla procura e, secondo voci per ora non confermate, un