Conosco Pietro Moro, consigliere regionale centrista, ma di formazione sardista.
L’ho sempre considerato una persona diversa dalla new age circense che ha preso il sopravvento, in questa legislatura, in Consiglio regionale. Mi è sempre sembrato uno con la dignità di chi viene dalle aree rurali della Sardegna e sa che cosa è l’onore.
Ora me lo ritrovo idoneo nella selezione per il Direttore del distretto sanitario di Alghero.
Un consigliere regionale in carica ha tutto il diritto di mantenere il proprio rango professionale e di volerlo migliorare. Può cercare gli impieghi e gli incarichi che vuole, purché distanti e non in contrasto col suo ruolo. E se è un dipendente regionale, per il periodo di durata del mandato, sta dov’è, per ragioni che non dovrebbe essere necessario spiegare.
I consiglieri regionali non dovrebbero mai partecipare a concorsi banditi dall’amministrazione regionale.
Invece, in questa legislatura, il conflitto di interessi è andato definitivamente in soffitta. Consiglieri regionali hanno partecipato e vinto i concorsi banditi dall’amministrazione regionale, alcuni anche rinviando gli orali a seconda dei loro ‘impegni istituzionali’.
Consiglieri regionali titolari di società convenzionate con la Regione hanno risolto il problema cedendo l’amministrazione delle società a parenti e congiunti, come se questo fosse sufficiente.
Adesso, anche un uomo di diverso calibro si è adattato a questo circo.
Che delusione! Spero si tratti di un caso di omonimia. Spero in una smentita.
Ma d’altra parte, da chi la Destra ha imparato queste pratiche che ognuno può qualificare col peggiore degli aggettivi che conosce?
Sicuramente dalla sua storia, ma anche da quella altrui, entro la quale sta anche il breve periodo della giunta cui anch’io ho partecipato.
Quanto fa male ricordare, tuttavia è necessario!
Mentre io venivo guardato con crescente sospetto da Pigliaru, su istigazione di una parte della Sinistra, i capi di gabinetto di importanti assessorati controllati dalla Sinistra partecipavano ai concorsi degli enti da loro controllati e li vincevano tutti, ovviamente.
Mentre una parte della Sinistra, la massoneria dei cialtroni e un gruppo di rastrellatori lagunari, in ottimi rapporti con gli ambienti giusti, convincevano, col vento anonimo della calunnia, praticato nei luoghi esclusivi delle conversazioni elitarie, almeno tre procure a indagare su di noi, una parte della Sinistra reclutava personale nelle Asl attraverso le cooperative e attraverso l’interinale, assunzioni su cui, nonostante gli accessi agli atti presentati nella scorsa legislatura, nessuno ha mai potuto mettere il naso.
Mentre su richiesta di una parte della Sinistra si riuscivano a nominare direttori generali anche dove non potevano essere nominati, con acrobazie funamboliche di cessioni di contratti e altre alchimie, dall’altra si pontificava sul reclutamento dei Dg dotati di tutti i requisiti di legge, ma senza l’imprimatur di parte e anche su queste si riusciva a far aprire fascicoli giudiziari da parte di una magistratura che oggi agisce rispetto alle bardane in corso una volta su dieci.
Ai tempi di Soru, poi, si è insegnato davvero come far finta di superare i conflitti di interessi.
Io mi sento un fesso ad aver creduto alle celebri e osannate cessioni alla conservatorie delle coste di preziosi patrimoni ambientali; come pure ad aver creduto all’indifferenza, nell’elaborazione del Piano paesaggistico degli interessi di parte, visto che oggi assistiamo allo sviluppo di quegli stessi interessi di parte, e poco importa che lo sviluppo sia coerente con la legge, conta che quando si facevano le regole quell’interesse fosse presente e attivo.
Ho fatto tanti errori nella mia vita politica, come accade a tutti coloro che combattono sempre da una prescelta posizione di minoranza e che devono dire pochi grazie a pochissime persone perché non sono mai stati scelti e promossi da qualcuno (perché hanno fatto molto, se non tutto, da soli), ma non ho mai costruito modelli istituzionali negativi. Solinas ha una grande vocazione a non far nulla o a combinare guai ciclopici, ma il peggio lo dà quando imita il passato. Con quel passato bisogna definitivamente fare i conti.
Ma a me vedere che la provenineza provinciale non ha reso immune un consigliere del territorio dall’influenza della peste cittadina fa male, mi deprime, mi invoglia a aumentare ulteriormente, se fosse possibile, la voglia di ritiro, di silenzio e di distacco. Non sono un moralista e non giudico le persone perché so che le persone sono un mistero. Ma arriva un momento in cui si deve scegliere se tacere su tutto, perché tutto è vano, o se impegnarsi a dire ciò che sembra giusto. Ci si stanca anche a fare questo, ma finché si può, si ha il dovere di farlo.
Prof. Quello che lei vede da fuori è nulla rispetto a quello che vediamo tutti i giorni dentro questa Regione, che mai è stata così malata e dopata di soldi e potere, in cui le regole sono solo quelle del più forte e le leggi sono piegate all’interesse esclusivo dei singoli signori del nulla.
La democrazia non sopravvive quando le persone delegano le loro decisioni alle autorità oppure si lasciano influenzare dalla pressione del gruppo sociale al quale appartengono. Lei Professore è indispensabile per salvaguardare la capacità di decidere autonomamente.
Quanta tristezza.
Non v’è più fierezza nell’essere indipendente, farsi da solo. La storia dei capigabinetto ha spento definitivamente la flebile fiammella di serietà/credibilità dei pubblici concorsi.
Mai è stata credibile la contrapposizione della sinistra alla destra, il servizio dei politici agli interessi pubblici o il governo della cosa pubblica per la comunità di riferimento.
Non si ha più fiducia nelle istituzioni, nelle persone. Gli avi saggiamente usavano parafrasare
“da ‘e uve depet intrare sa lughe b’at solu umbras”.
Per questo, Resistere è doveroso e credo che Lei debba sentire la responsabilità di porre rimedio al disvalore che avvolge la società moderna, proferendo maggiore vigore all’impegno civico di informazione e di guida politica. Lo faccia per le persone delle aree rurali, per rigore morale verso le nuove generazioni, per ristabilire parità di diritti.
Lo faccia per la fierezza dei sardi di ribellarsi all’ingiustizia.
La giunta dei “Professori” è stata quella che, a livello amministrativo, ha aperto la strada alle cessioni di contratto, portando all’interno dell’amministrazione competenze discutibili senza uno straccio di selezione. Nel contempo, si impediva ai bravi fuzionari interni la possibilità di fare carriera con un concorso serio e imparziale. I “Professori” se le studiavano tutte per avvantaggiare le rispettive Università e assicurarsi un futuro sereno per se e per il proprio entourage. Erano veramente bravi… E questi che ci sono ora, attingono a mani basse da quelle norme introdotte dai Professori, peggiorando la qualità dell’azione amministrativa. E non c’è fine al peggio!
Salude, Paulu!
Si bi ndh’aiat nessi àteros pagos che a tie, tambene!
Ma a si ndhe ritirare mancari unu ebbia est sempre peus ca, fintzas si no benit mancu sa ‘madrighe’ de su bisonzu apretosu e de totugantos, bi cheret sa ‘madrighe’ pesada pronta pro ‘impastare’ e fàghere su ‘pane’ de su chi andhat menzus e prus de una cosa zusta.
Ma isperamus chi bi ndh’apat e bi ndh’essat àteros, fintzas ca, tantu, totu su chi tocat a fàghere est a ndh’essire dae sa bassa, sempre púdida e a s’iscuru.
Sono sconcertato, non per il suo amico Pietro, che sull ‘orma dei sardisti dell’epoca della giunta di Mario Melis , arrivati al potere e fiuto l’odore dei soldi, non ebbero remore a immergere le mani nella marmellata, per il suo stupore!
Sono disorientato invece che il prof. Pigliaru abbia accodisceso affinché, quanto da lei narrato, si fosse consumato all’ombra della sua giunta, senza ribellarsi , pur riconoscendo l’allore Presidente uomo probo.
In politica é vero che, soprattutto dove gli interessi sono di alto profilo, vale l’evangelico detto: chi è senza peccato scagli la prima pietra!.
Ma allora tutta, tutta la politica è marcia? Non dobbiamo satvare proprio nulla?… tanto da prospettare un abbandono da qualsiasi forma di partecipazione alla vita pubblica
per ritirarsi a fare il cincinnato ?
Ricordo un suo pezzo, sulla Nuova di tanti anni fa – da prima pagina – a proposito di urbanistica, in cui esaltava il ruolo e la tenacia con cui un piccolo sindaco, di un piccolo paese, aveva salvato un tratto prestigioso di costa destinato a una colata immane di cemento . Fu quella una battaglia epocale contro il mattone, poiché la controparte era l’espressione dei veri poteri forti non solo isolani e la posta in gioco era di altissimo interesse.
Vale ancora il postulato che la Politica è: attraversare un campo di fango e uscirne con le scarpe pulite?
Prof., ci dia una speranza.
Invece noi poveri comuni mortali dobbiamo combattere con il precariato e fare sacrifici immani per entrare nel pubblico
“A cosa serve l’intelligenza se non a servire?”
Ogni volta che lei smaschera il falso servizio esibito con fierezza dai politici, dagli amministratori pubblici, dagli imprenditori “prenditori/predatori”, insomma da tutta quella cerchia di alto borghesi che da sinistra a destra esibiscono la loro umiltà di facciata che è solo vanità e disprezzo, ecco, lei attraverso le pagine di questo blog ci rende un gran servizio.
Grazie.