Un breve sguardo al mondo Da quando la pandemia ha imposto un brusco stop al nostro modo di vivere ed i Paesi europei hanno dovuto introdurre il cosiddetto lockdown, ormai non si fa altro che parlare di soluzioni economiche per affrontare la crisi nella quale siamo caduti. Una crisi che tutti affermano essere drammatica, lo si evince anche dagli studi che in queste settimane si sprecano.
L’Europa Sono allo studio numerose misure ed interventi. L’Eurogruppo ha tentato di individuare una strategia, ma l’ostacolo principale lo si è incontrato quando alcuni Paesi, in particolare Francia, Italia e Spagna hanno riportato sul tavolo il tema dell’indebitamento comune attraverso i vituperati Eurobond (il voto di qualche giorno fa nel Parlamento europeo ha mostrato al mondo che l’Italia non è un Paese di sani di mente). Ovviamente (cioè coerentemente con la tradizione egemonico-egoistico-ipocrita e moralista di questi Paesi) i Paesi del Nord Europa, a cominciare dalla Germania ed in particolare l’Olanda, hanno espresso un parere nettamente negativo. Niente debito comune prodotto dal Virus, i Paesi in difficoltà, qualora intendano farlo, possono utilizzare il Mes con o senza condizionalità, ma facendosi carico del debito.
La fregatura In queste ultime ore è spuntato fuori un altro strumento che, coperto dall’inglesismo del suo nome, nasconde dubbi e anche numerose fregature: il Recovery Fund, descritto come una sorta di Piano Marshall ma che non si capisce ancora da dove trarrà le sue risorse. Se non supportato dagli Eurobond, il Fondo per la ripresa sarà una semplice redistribuzione delle risorse del bilancio europeo per il sessennio 2021/2027, con un obiettivo che non sarà più quello del riequilibrio fra aree deboli e forti, ma avrà una funzione più diffusa rivolta alla ripresa post covid19. Le politiche di coesione andranno così a farsi benedire, con buona pace delle aspettative delle Regioni deboli come ad esempio quelle del sud Italia e la Sardegna.
Le risorse che, se spese bene, sarebbero dovute servire per appianare il divario infrastrutturale, tecnologico, economico e sociale delle Regioni con un PIL basso come la Sardegna (il prossimo bilancio dell’Unione europea ha retrocesso la Sardegna ed il Molise dallo status di regioni in transizione a quello di meno sviluppate, raggiungendo Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Di fatto, riportando la Sardegna nello stato in cui era nella programmazione 2007/2014) andranno utilizzate per rimpinguare il Fondo per la ripresa, più esattamente «per preparare e sostenere la ripresa, finanziando attraverso il bilancio dell’Ue programmi pensati per rilanciare l’economia in linea con le priorità europee e assicurando la solidarietà dell’Ue verso gli Stati membri più colpiti» – come dicono i Ministri dell’Eurogruppo.
Ma di tutto ciò l’assessore alla Programmazione della Regione Sardegna Giuseppe Fasolino (che sembra, e non me ne voglia, un assessore con un assessorato commissariato da scelte non sue) e il Presidente Solinas (che sembra nella condizione psicologica di stanchezza raggiunta dai suoi predecessori dopo tre anni, e non uno, di governo) si stanno occupando?
O si pensa che la rimodulazione prevista la prossima settimana in Consiglio regionale sia tempestiva e sufficiente? Cioè si pensa davvero che basti una manovra di bilancio per impegnare le risorse per evitare che siano rastrellate? Se si pensa questo, non si conoscono i funzionari europei, gli stessi che hanno dato già scacco matto alla Sardegna facendo semplicemente paura sulla continuità territoriale.
Le poche cose chiare Intanto è chiaro che la Giunta non intende andare a dire la verità al Consiglio regionale, e cioè che mancheranno all’appello 400 milioni di euro di minori entrate.
È altrettanto chiaro che la Giunta è imbarazzata dalla clausola del famigerato accordo sulle Entrate (quello Misiani-Solinas di cui tutti ridono a Roma, protetto dal Pd romano e non capito da quello sardo) che prevede l’aumento delle quote di ciò che prima erano gli accantonamenti statali, dinanzi a eventi eccezionali (e il Coronavirus lo è).
Ma soprattutto è chiaro che la Giunta è imbambolata.
In queste ore Assessore e Presidente sono impegnati sul versante emergenza e magari tentano di rastrellare le risorse non spese della vecchia programmazione 2014/2020 (questo lo scopo della manovra in Consiglio). Il problema è: quanto sono competenti e efficaci le attuali Autorità di Gestione dei Fondi europei per spendere le risorse in tempi rapidissimi e in modo efficace?
Quanto sta pagando l’Amministrazione regionale la scelta di selezionare i vertici dell’Amministrazione in base alla rigida contiguità politica?
Quanto stanno costando le vendette politico-amministrative (l’anno prossimo, a mio avviso, Abbanoa si avvicinerà nuovamente al giudice fallimentare, dopo l’accanita e pubblica campagna svolta da azionisti di riguardo perché gli utenti non paghino l’acqua)?
Quanto sta costando la palese incapacità di metà degli assessori, reclutati secondo la maggiore o minore eccellenza di mediocrità?
Quanto stanno costando e cosa stanno facendo gli staff improbabili, i consulenti del nulla, la cortina di ferro della opacizzazione della comunicazione, la Spectre della bustina che copre tutte le delibere sensibili?
Quanto sono chiare le politiche del governo regionale?
Quanto è alta, per dirla in italiano corrente, la consapevolezza che l’Europa non avrà pietà verso chi non ha speso e non sa spendere perché dovrà soccorrere non le regioni, ma gli Stati?
Un buon policy maker dovrebbe anche guardare cosa accadrà nei prossimi anni. In questo caso specifico, dovrebbe tutelare le risorse destinate alla Sardegna, indispensabili, se finalmente spese adeguatamente, per risolvere i reali problemi dell’Isola. La battaglia sulle risorse europee non è in Sardegna, non è in Consiglio regionale, è a Bruxelles.
Inutile riempirsi la bocca parlando di insularità, se poi non ci si occupa neanche di quanto è già assegnato.
Caro Fasolino, attento allo scippo di Bruxelles, te lo faranno sotto il naso, non avrà riguardo alla foglia di fico della rimodulazione e quando sarà compiuto, le lacrime di coccodrillo non serviranno a nulla. Domani sali sul primo aereo, fatti accompagnare nel tuo viaggio da persone competenti (cioè, diverse da quelle a stretto contatto con la Giunta), e vai a verificare quanto sta accadendo. Perché quando i Paesi avranno deciso, la Sardegna sarà di nuovo solo meta di vacanza di molti di questi burocrati europei e i Sardi, ancora una volta, rimarranno a chiedersi se è colpa del destino o della stupidità.