di Paolo Maninchedda
Ieri i giochini di guerra degli aerei tedeschi (contro cui Pigliaru ha reagito come nessuno prima nella storia, ma certi atti non sono immediatamente visibili) non hanno solo incendiato dieci di ettari a Capo Frasca ma hanno anche svelato che cos’è una servitù militare. In primo luogo, per l’appunto, una servitù, cioè la dipendenza da un potere assoluto esterno contro il quale non si hanno garanzie e tutele.
Per chi crede nel percorso pacifico verso l’autodeterminazione dei sardi, questa non è certo una novità. Le servitù militari sono la peggiore delle dipendenze ingiuste cui l’ordinamento della Repubblica Italiana condanna la Sardegna. Questo episodio esige semmai da chi nella maggioranza non perde occasione per esaltare le magnifiche sorti dello stato marcio unitario italiano che facciano autocritica.
Si voglia o non si voglia l’autonomismo, con i suoi corollari di fedeltà alla Costituzione italiana manco fosse il Vangelo, svela in queste occasioni tutta la sua fragilità ideologica e pratica.
In fin dei conti (e prima o poi scriverò il libro sui falsi miti autonomistici e sulle componenti decadenti di questo pensiero e dei suoi protagonisti) l’autonomismo agonistico, prima di stampo lussiano poi interpretato da Mario Melis e da Soddu, ha gli stessi temi in testa da circa 150 anni ed ha pure gli stessi metodi e va incontro anche alle stesse sconfitte (e non è un caso che abbia come nemico acerrimo, anche in Sardegna, il riformismo pragmatico socialista, che voleva cambiare il mondo senza tanta retorica). La struttura di questo pensiero vecchio e debole (attributi entrambi dimostrabili) sta nell’affidare l’efficacia di una visione non a un’idea di Stato, ma alla forza politica dei suoi leader nell’agone questuante con l’Italia. Non dunque un’idea di sovranità, di diritto, di giustizia, di libertà, di ricchezza, di democrazia, no. Solo un’inestinguibile rivendicazione storica affidata alla performance di un uomo forte.
Gli aerei tedeschi sono più forti di qualunque Babbu Mannu.
Gli aerei tedeschi possono essere cacciati, come i missili di mezzo mondo a Quirra e le navi di mezzo mondo a Teulada, da una nuova organizzazione del nostro Stato, la Sardegna.
Invece, dinanzi alla sfida che noi del Partito dei Sardi abbiamo lanciato (e cioè, per i distratti, “Costruiamo un nuovo Stato”), la reazione ignorante è sempre stata la stessa: Italia e Rivendicazione, asservimento e proteste, Babbu Mannu e caramelle. E i tedeschi ridono (nella foto, i due comandanti)!
Comments on “Capo Frasca e l’Autonomismo”
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Grandi uomini, grande moralita, buona amministrazione, ma nessuna forza autodeterminativa.
Certo che è tua, e chi dice di no!
Magari sarebbe ora di svegliarci dal torpore di questi ultimi anni….che ne dite? E finalmente farci sentire….non bisbigliare…loro sono sordi noi siamo Sardi.
Pienamente condivisibile il suo punto di vista. Ottima didascalia riguardo l’immagine in capo al post.
Buon lavoro!
Cussa fotografia dd’apo tirada deo!
Il coraggio nell’affrontare e costruire il proprio futuro.
L’Autodeterminazione epocale di un Popolo.