In questi giorni si vive nel Paese, e ancor di più in Sardegna, un’aria pesante. Si confonde la pericolosa irrazionale ribellione di alcuni, che si presta ad essere strumentalizzata, con giuste rivendicazioni di categorie sociali e di lavoratori colpiti con ferocia dalla crisi economica, dalla disoccupazione, dal diffondersi della povertà, vecchia e nuova.
Tutto questo richiede decisioni forti, prive di ogni ambiguità e orientate a dare risposte efficaci ai bisogni delle persone e delle comunità. Risposte vere, non acrobazie normative o complicate enunciazioni di politica economica. Al contrario, servono iniziative concrete per assicurare lavoro e reddito adeguato a garantire una vita libera e dignitosa ad ogni cittadino sardo. Risposte vere, che salvino la nostra terra e la sua capacità di produrre, insieme alle aziende che ancora resistono, quelle micro e piccole realtà produttive così soffocate da una insopportabile pressione fiscale.
Le Istituzioni politiche democratiche hanno oggi un ruolo ancora più importante che in passato. Sono necessarie alla tutela e allo sviluppo dei diritti di ciascuno, a sostenere il rilancio della economia e contemporaneamente restituire e conservare serenità all’insieme del corpo sociale.
Per fare ciò, alla vigilia delle prossime elezioni per il nuovo Governo e per il nuovo Consiglio Regionale, e in ragione di queste, è indispensabile un segnale di cambiamento radicale, che sentiamo l’obbligo morale di sostenere, e per quanto per noi possibile, di promuovere. Un cambiamento che deve rappresentare il terreno comune, l’oggetto dell’impegno unitario di tutte le forze democratiche, progressiste, autonomiste, identitarie, della sovranità e dell’autogoverno.
Il programma non può che essere l’insieme delle proposte di chi vive la frontiera del bisogno, dei cittadini in stato di maggior sofferenza, frutto della pratica quotidiana della partecipazione, di tutti. Una Squadra di governo nuova, esperta, capace, non compromessa e riconosciuta come di alto valore anche sul piano etico. Alla guida della quale non può che essere candidato chi questi requisiti non solo li possiede, ma soprattutto gli sono riconosciuti dal popolo elettore. Per questo nessun consigliere regionale uscente, oggi, potrebbe essere utilmente candidato a Presidente della Regione.
Pensiamo, anche se ciò provoca in noi un profondo disagio personale, che vada tracciata una linea netta tra le vicende che hanno screditato il Parlamento dei Sardi e il futuro dell’Istituzione Autonomistica.
A ciò si aggiungano i possibili effetti della c.d. legge Severino, sui quali si è sviluppato e concluso un passaggio politicamente delicato e risolutivo anche in Parlamento. Oggi, infatti, dopo la mancata conferma dell’elezione a Senatore della Repubblica di Silvio Berlusconi, la coalizione democratica non sarebbe capita dai propri elettori anche solo se rischiasse la decadenza di Presidente e Consiglio Regionale. Un rischio che, per la nota irresponsabilità su questo terreno, lasciamo tutto allo schieramento di centro destra.
La decisione non può attendere, deve essere una espressione convinta e condivisa, per evitare che la Sardegna sia destinata ad un inarrestabile declino, anche economico, ad un pericoloso degrado sociale, civile, morale. La decisione chiama tutti ad un nuovo impegno unitario, al quale da ora ci dichiariamo assolutamente pronti.
Roberto Capelli (CENTRO DEMOCRATICO)
Luciano Uras (SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’)