Brutta giornata Ieri ho passato la giornata stando di fronte alla debolezza della condizione umana, assistendo all’ennesima replica di questa tragedia insopportabile per cui i nostri corpi, dopo una ridente primavera, dopo amori, lavori e progetti, sono inesorabilmente condannati a sfarsi, a svanire, a dissolversi, e noi con loro e talvolta nel peggiore dei modi. Guardare impotenti una malattia aggredire un uomo, restituisce la giusta grandezza a tutte le cose.
Torno a casa, come non mai incazzato se non con Dio con la Natura e il suo insensato eterno macinare tutto e tutti, e mi ritrovo i lanci di agenzia della conferenza stampa di Alessandra Todde.
Decido di non occuparmene per igiene mentale.
Stamattina, nel momento più bello per me, quando sento il silenzio della giornata che sta per iniziare, prendo un ottimo caffè, cerco in fondo all’anima tutte le ragioni possibili per dare un senso alle cose, faccio un errore: leggo i due giornali.
D’improvviso, come al solito a tradimento e senza concorso della mia volontà, mi si accende il moto rotatorio dei gemelli penduli troncomediani, sensori sentinella delle manipolazioni di massa. Debbo reagire.
Chi dice bugie? La Todde dichiara: “Chi continua a parlare di patti forestieri, mente sapendo di mentire e lo fa per denigrare quanto il campo largo è riuscito a costruire in più di un anno dal 7 luglio del 2022 in poi”.
Mi chiedo: “Ma davvero ha avuto l’impudenza di citare il 7 luglio 2022?”.
Rileggo: è vero; ed ecco che i due gemelli cominciano a sussultare per le risate, disturbando il placido ondeggiare del cugino, loro congiunto, sempre pronto a mettersi in piedi per ogni nonnulla.
Qui se c’è una che mente sapendo di mentire è Alessandra Todde, lo dico senza timore di smentita, perché a presiedere la riunione del 7 luglio c’ero io e a introdurre i lavori c’era Massimo Zedda. La Todde non può impadronirsi del 7 luglio, non è roba sua, anzi, è il contrario di ciò che lei rappresenta. Mi spiego e faccio un po’ di storia.
La storia del tavolo del 7 luglio Fummo in tre a volere la riunione del 7 luglio 2022: io, i Progressisti (Uras, Zedda, Agus) e Antonello Cabras.
Perché?
Perché non c’era opposizione in Consiglio regionale e dunque mancava un luogo dove le esperienze politiche contrapposte a Solinas potessero amalgamarsi intorno a un progetto serio.
Il Pd non aveva ancora aperto la caccia a Antonello Cabras e lui cercava un modo per tenere accesi i contenuti della politica e non ridurre tutto a tattica.
A quel tempo Piero Comandini era solo consigliere regionale e venne alla riunione obtorto collo, in sostanza, per non sbattere la porta in faccia a Cabras.
Quale era l’intento?
Esattamente quello dichiarato: favorire la nascita di una coalizione ampia, che avesse due punti fondanti: la costruzione dell’alternativa a Solinas e un metodo di lavoro pubblico, aperto, partecipato, senza egemonie.
Bisogna ricordarsi che a luglio 2022 non si erano ancora svolte le elezioni politiche, celebrate a settembre 2022.
E bisogna ricordarsi che, col sistema elettorale animalesco vigente in Italia, in ogni partito le elezioni si svolgono prima di svolgersi, nel senso che è decisivo dove si viene candidati e in che ordine nella lista. È il sistema dei parlamentari nominati.
Pd e Cinquestelle si contrappongono alle elezioni politiche e procedono alle loro epurazioni e promozioni interne: alcuni vanno in Parlamento, altri tornano a casa, con buona pace dell’elettorato chiamato solo a ratificare mattanze e nomine. Chi decide le candidature, cioè le nomine, è Roma, che stabilizza il Parlamento e destabilizza le regioni.
Il tavolo del 7 luglio entra in crisi e non si riunisce più, perché le tensioni nazionali italiane superano per intensità la necessità degli accordi ampi, larghi e dagli esiti aperti di cui necessitava la Sardegna.
Deputato in carriera Dopo le elezioni politiche, comincia a serpeggiare un vento devastante: chi è stato eletto in Parlamento fa trapelare di essere disponibile a candidarsi alla presidenza della Regione.
Questa non è politica, è avidità e presunzione.
Questa è una pretesa talmente impudente che il tavolo del 7 luglio non poteva neanche immaginarla.
Perché chi si candida al Parlamento e viene eletto non fa ciò per cui si è candidato, cioè il Parlamentare?
Cos’è questa bulimia di poltrone, questa interscambiabilità di ambizioni?
Cos’è questa sfrontata indifferenza al mandato ricevuto?
Il tavolo del 7 luglio è messo in crisi dalla sostituzione dei contenuti con le ambizioni di parte. Ciò che era un percorso programmatico dal basso, viene sostituito da un complottino dall’alto che svuota il tavolo e lo trasforma da sostanza in maschera, in perizoma per le vergogne. La coalizione è destinata a spaccarsi con il Pd abbracciato ai suoi amati Cinquestelle.
Il congresso Pd Il secondo fatto che altera il clima del 7 luglio è il congresso del Pd del marzo 2023.
Scende in campo la Schlein; viene modificato il regolamento e si permette anche ai non iscritti al Pd di votare. Non è un segreto che i grillini hanno votato in massa per la Schlein; ma non è neanche un segreto che in Sardegna hanno votato Comandini.
A Roma Pd e Cinquestelle ragionano su una loro alleanza e discutono se renderla strategica o occasionale. Le elezioni regionali vengono interpretate come un’ottima occasione per fare prove occasionali.
Si procede alla divisione delle presidenze.
Si vuole smentire che ciò sia accaduto?
E allora come si spiega ciò che è successo in Piemonte, con i Cinquestelle in grado di bloccare le primarie del Pd? Come si spiegano i tanti colloqui riservati, preparatori della candidatura della Todde con personaggi autorevoli del passato della politica sarda? Si può pensare che tutto questo non sia noto? Non si sa che in Sardegna siamo talmente pochi da essere più o meno tutti parenti?
La posizione preveggente di Milia Il primo a capire che qualcosa non andava, è stato Graziano Milia, il quale cominciò a dire chiaramente che nel suo progetto i Cinquestelle non c’erano.
Era un modo per non farsi triturare dall’accordo romano.
Milia disse al Pd con chiarezza di avere un disegno politico che superava il bipolarismo e che tagliava gli estremi: Fratelli d’Italia e Cinquestelle. Lo metteva a disposizione, ma non intendeva sgomitare per affermarlo.
Utopia?
Ognuno lo legga come vuole, ma non può dire che non sia anche e soprattutto chiarezza.
Milia mi ha sempre detto che i giochi erano fatti per la Todde; io non gli ho creduto, credevo alla bonomia bugiarda di Comandini, ma devo riconoscere che aveva ragione.
Cagliari e la pulsione coddatrice Mosso da una pulsione coddatrice del mondo (nel senso etimologico di ‘saltare al collo’), il finto-mite Comandini pensò pure di schierare l’invincibile armata Pd-Cinquestelle anche per la conquista del Comune di Cagliari, con se stesso come candidato.
Cagliari, per reazione, è diventata laboratorio di ribellione all’avvolgimento melasso-salivare di Comandini e Todde. E infatti proprio a Cagliari si sta costruendo un’alleanza civica che supererà gli schemi del bipolarismo italiano (a Cagliari, come in Sardegna, non si vince senza i moderati di area liberal-democratica) e che a me piace chiamare nazionale sarda.
Il fallimento del 7 luglio Il tavolo del 7 luglio, a questo punto giunti, non ha più senso, perché è stato sostituto da una nuova contrapposizione: scelte fatte in Sardegna contro scelte fatte a Roma; società civile che lavora contro ceto politico parassitario e bulimico di potere che impera. Soru contro i proconsolati romani di destra e di sinistra.
Resta un punto: l’alternativa a Solinas.
È paradossale ciò che sto per dire, ma a me pare vero: combattere le egemonie dei gruppettari in cachemire della sinistra, tipo Todde – Comandini, è il modo più efficace per far tornare a votare tanta gente disgustata dalla politica e spostare elettorato moderato dalla Destra.
La rivolta contro l’oligarchia sempre culu a fogu è percepibile e percepita come una grande occasione di rinnovamento.
Non è il duplex Todde-Comandini a risultare appetibile per chi non va a votare; lo è invece un serio disegno di pulizia del sistema politico dall’asfissiante pretesa di un ceto che non conta in politica perché è qualcosa nella società, ma al contrario, è qualcosa nella società perché è immeritatamente qualcuno nel potere.
Noi abbiamo il dovere di liberarci degli ultimi eredi della mentalità delle mercedes spagnole, di quei baroni che cercavano i titoli per avere le retribuzioni ad essi legate.
La politica non è un impiego; è un dovere, un rischio, un’avventura, ma non una carriera, una scalata da un posto all’altro, un costo della propria ambizione da addebitare agli altri.
Gentilissima Rossella, come si sceglie chi governa? È da questa risposta che discende il buon governo. Lasci che continuiamo ad essere esigenti.
Buongiorno. Leggo spesso le sue Esternazioni e apprazzo la sua intelligenza.
Ma oggi non possiamo permettere che un manipolo di incompetenti è minus possano governare ancora… Lasciate le acredini e le discussioni sul come… Soru apprezzato e intelligente è già stato votato ha già fatto il suo… Poiché l’astensionismo è il primo partito di sinistra.. Chiedetevi perché. Io non voto in Sardegna perché lavoro altrove… Ma ho a cuore la mia terra. Unire e non dividere deve essere il motore per mandare fuori il sergente Ingrassia e compagni. Poi non voglio sentire parlare di persone o persona al comando come Giorgia.. Parliamo di programmi obiettivi.. Gli elettori in Sardegna e ovunque sono stanche di teatrini e di aria fritta…
Viviamo in due paesi diversi.
Guardi che alle primarie hanno sempre potuto votare i non iscritti.
Non c’è stata nessuna modifica.
Antonio, non ho capito nulla.
Il discorso che Soru ha tenuto stasera è stato da statista vero. Mi dispiace ma non c’è partita contro gli slogan da quattro soldi che ho sentito ripetere da altre parti. Questa coalizione nazionale è ciò che tantissimi sardi aspettano da troppo tempo, e ora non bisogna sciupare l’occasione. Chi dice che serve unitá non ha ancora capito che sono due visioni antitetiche: quella di chi vuole autodeterminarsi e quella di chi si considera una succursale dei partiti romani. Se si ha la pazienza di costruire in progetto vero, se non si vince stavolta si vince la prossima. Se mai si inizia, saremo sempre ostaggi di politiche clientelari che non guardano oltre il proprio naso
Buonasera Professore
Scusandomi per l off topic (ma che si riallaccia alla necessità di una Regione/Nazione Sarda) vorrei ricordare che la Lombardia ha appena chiesto allentamenti e deroghe per la peste suina che guarda che strano colpisce gli allevamenti intensivi (e io che pensavo fosse il pascolo brado…)
Qui hanno fatto un fermo per oltre 30 anni, criminalizzando un intero settore vediamo mamma roma cosa riesce ad escogitare assieme a comare Europa ora che toccano le tasche di Lombardia e a breve anche dell’Emilia
A foras!
Professore, mi permetta un secondo intervento. Ho la convinzione che in tutto quanto sta accadendo ci sia qualcosa di terribile. La quasi certezza della sconfitta che si profila se non si trova una sintesi fra le democratiche e legittime posizioni e visioni non coincidenti che ormai caratterizza la sinistra da lustri (ancor più qui da noi dove esiste la variabile autonomista ed indipendentista) dovrebbe far superare ogni ostacolo e retropensiero, anche il meno confessabile. Ci si rende conto cosa significherebbero altri 5 anni di devastazione? Non si pensa che storicamente saranno ben individuati i responsabili? Si ama così poco la propria terra ed il proprio popolo da anteporvi il proprio, voglio chiamarlo cosi, “punto di vista” e non qualcosa simile alla negazione del riconoscimento dell’altro, che si preferisce riconsegnarla a che sventola con sidditanza la nostra bandiera a pontida? C’è davvero qualcosa di sbagliato e terribile, ma anche di colpevole. E ripeto colpevole. È vero che la democrazia prevede visioni diverse ( tutte degne di rispetto), ma anche accordi dolorosi per entrambi se si ha un obiettivo comune. Siamo ancora in tempo. C’è anche tanto masochismo in tutto ciò. Ci si sta cancellando come classe dirige. Nessuno sopravviverà politicamente alla sconfitta a meno che uno scranno ben paGato in via Roma non sia in realtà il vero obbiettivo di tanti in questo momento . Ma non voglio crederci.
Andrò a votare con la scheda in mano e non mi turerò il naso per la paura di perdere.
Sta rinascendo un nuovo entusiasmo.
La Todde se la canta e se la suona ma risulta un po’ stonata come giullare.
In questo momento la candidata alla poltrona della presidenza della regione sembra voler fare ciò che non ha fatto prima della sua investitura pseudo democratica, cioè parlare, dialogare, esporre le sue idee.
Ma forse non ha dialogato perché idee non ne ha di proprie ed avrebbe anche qualche difficoltà a riprodurle se pur ne avesse.
In ogni caso siamo davanti ad un nuovo tipico esempio di mero esecutore, di colui che critica chi governa ma non propone soluzioni.
Ma la Sardegna aveva bisogno di un compositore.
La Sardegna aveva bisogno dell’estro e del talento di un compositore che potesse formulare una nuova genesi di politica, una nuova tipologia di proposta politica del tutto lontana, se non agli antipodi di quella attuale, ma anche di quella che si prospetta per i prossimi anni in Sardegna.
Ha vinto, per la sinistra, la gretta ed ottusa visione meloniana, per ora sempre perdente, che vede la Sardegna come un proprio feudo e la Todde, in questo caso, come giullare.
che ti devo dire? condivido tutto e il rifiuto dei patti romani e dei poli contrapposti è nel DNA di noi quartesi gia dalla giunta Corrias Dc-Pci-Pri e Psdaz di fine anni 80.io e Milia c’eravamo e non abbiamo ancora smesso di divertirci…ne vedremo delle belle..
Eh già la triste piaga del carrierismo politico.
Hai ragione, mi viene in mente un sindaco, eletto a furor di popolo, che molla il Comune dopo neppure 2 anni di mandato per andare in Regione mollando il Comune alla Destra, quando avrebbe potuto lasciare la vicesindaco al suo posto fino alla fine della consiliatura.
“Cos’è questa sfrontata indifferenza al mandato ricevuto?” (cit P.M. in questa stessa pagina…..)
Vade retro.
Adesso questo carrierista con chi sta?
È un tuo, penso provvisorio,
compagno di viaggio, nel sostegno
di Deu so deu…
Ed anzi ha l’impudenza di
pretendere il tragitto opposto !
E potrei continuare.
Pur essendo anche io contro i carrieristi penso che sia, di fatto, un espediente retorico prendersela con questi, tra l’altro usando le motivazioni politiche del vituperato M5S il quale ha però ha mandato a casa anche il presidente della Camera uscente dopo soli 2 mandati in Parlamento.
Caro Professore, la sua analisi oltre che spietata (perché non lascia nulla sottinteso) è certamente puntuale e veritiera. Pur essendo stato come lei critico del “primo” Soru, ritengo che l’abominevole duo Comandini – Todde in caso di vittoria potrebbe farci rimpiangere persino Solinas! Per questa ragione spero che ci sia un sussulto e persone di buona volontà con senso civico del dovere e del bene comune trovino forza e coraggio per condividere un progetto che possa unire quella parte silenziosa e non della società che non trova risposte alle proprie istanze, ai problemi che attanagliano la nostra amata Sardegna. Se la persona in grado di fare questo sarà Soru sarò il primo a sostenerlo. Non possiamo permetterci altri 5 anni sciagurati come quelli della Presidenza Solinas. Chi dice che non c’è spazio per altri candidati fuori dagli schemi precostituiti dico invece che gli spazi sono enormi perché enorme è l’astensione dietro cui si nasconda la parte più moderata dell’elettorato perché non trova rappresentanza ne a destra né a sinistra, ammesso che abbiamo ancora un senso definire così. Apprezzo sinceramente che lei sia uno di coloro che si spende quotidianamente per creare una terza via che abbia a cuore il bene comune e non i propri personali interessi. Non sarà facile per nessuno governare una Regione in macerie.
Leggo con interesse il dibattito sulle prossime candidature regionali e devo dire, che più passa il tempo, più ho difficoltà a comprendere le nuove dinamiche che emergono sulla decisione dei candidati presidenti. Ancora di più non riesco a capire le motivazioni che spingono ad incontrarsi più spesso a pranzo il presidente della Regione con il segretario regionale del PD. così mi riferisce chi vive nella zona di via Sulis. Certamente nulla impedisce che si incontrino, ma un ignorante come me, scusatemi se mi permetto, si chiede se incontri del genere siano opportuni in questo momento (manca qualche mese alle elezioni) e sopratutto cosa avranno da dirsi e quali scenari staranno disegnando. Vi rassicura il fatto che due soggetti di fazioni opposte con le problematiche che si stanno rilevando si vedano con insistenza?
Sandro, continuo a obiettare. Non si costruisce una narrazione virtuosa a posteriori dopo aver devastato dialettica, cultura e democrazia. Anche Stalin, quando Hitler invase la Polonia invitava alla pace, ma almeno era consapevole di un gioco propagandistico. Soru non fu accompagnato da Prodi, ma da tanti di noi. Il problema del Pd non è stato fare sintesi del campo largo, ma devastarlo con le furbizie. Spero lo capiate bene.
Egregio, non capisco , se il problema sia la mosca cocchiera oppure l’arrivo della carrozza. Il politica riuscire a trovare una sintesi tra diversi e’ sempre complicato e difficile, esserci riusciti tenendo insieme tante differenze significa avere fatto un buon lavoro. Denigrare questo per il solo fatto , pure legittimo visto che siamo parte di una nazione, che vi sia stato una valutazione su diversi livelli di responsabilita significa una ulteriore complessità che va valorizzata e riconosciuta. Inoltre dalla mia esperienza da sempre vi sono stati imprimatur e interventi da roma, anche soru fu accompagnato da prodi se non ricordo male, insomma alla fine se si riesce a stare insieme poi tutto può accadere, anche che per una volta l’obiettivo piu importante si raggiunga a beneficio dei sardi e della sardegna, ovvero che questa destra becera e leghista ( non aggiungo altri aggettivi) venga sconfitta. Per ora mi pare un bel sogno … ora possibile
Non sono d’accordo. Si vedono chiari progetti contrapposti e molti temono il giusto e naturale contrasto tra chi li deve interpretare. È la democrazia.
Discutere ed anche litigare non è un male se si parla di contenuti, se lo si fa senza odio e con il medesimo obbiettivo che per tutti è in primis salvare,.magari con programmi non sempre coincidenti, la nostra povera Isola dalla banda che ha gestito cose e coscienze negli ultimi anni. Mi domando però. C’è una preclusione alla Todde come persona o come movimento? Soru scomparso per anni è disposto ad aiutare la Sardegna solo se fa il presidente? Mi sembra riduttivo e poco limpida come posizione. Presidente o niente o, peggio, teniamoci Solinas. Soru è una risorsa anche da non presidente. C’è cosi tanto da ricostruire. Professore conto su lei.
Paolo – benché non la conosca di persona -vi abbiamo votato quando eravate uniti (lei, Soru, il PD, i progressisti), ora non capiamo. Dovete fare sintesi, o il fuoco amico ci consegnerà altri cinque anni di centrodestra. Le discussioni di questi giorni, i suoi post, sono ombelicali, eccessivamente egoriferiti. Parlate al vostro mondo, ma fuori non vi sente nessuno. Fate sintesi, superate i contrasti. Per ora non si intravedono progetti, ma solo nomi, solo cognomi., Todde, Milia, Soru, Comandini, etc.etc. Fate presto.
Trovo strano che, quando non vengono effettuate le primarie, si parli di scandalo, e poi sì, lo scandalo sono le primarie appena svolte di recente (Schlein). Purtroppo,
Milia ha giocato la sua partita e l’ha persa, poiché conoscere il percorso per risolvere i problemi non significa necessariamente percorrerlo.
Continuo a osservare alcuni capoluoghi di provincia che si attivano con alleanze civiche, ma che alla fine, in una campagna regionale, ai fini elettorali, la loro preferenza e rappresentanza in regione sono pressoché nulla, specialmente in opposizione.
Il vero problema delle persone che non vanno a votare è semplicemente che sono stanche di sentire promesse che poi non vengono mai onorate, con la formula della “supercazzola prematurata”.
Risulta strana la risposta a decisione di +Europa di dimettersi da vice presidente del M5S e non da deputato, alla luce del fatto che in qualsiasi scenario sarà eletta in regione.
Alla luce dei fatti, in ogni caso, la candidata del campo largo sarà in regione, e si spera che da ora in poi si inizierà finalmente a parlare di programmi e dei problemi che i cittadini sardi hanno, soprattutto in relazione alla sanità.
Mi chiedo quale sia ora il senso di esprimere opinioni simili in due gruppi, sapendo che non si vince divisi. Questo formato alla fine sarà solo un continuo prendere in giro i cittadini sardi, poiché saranno i numeri, gli eletti e la maggioranza in regione a poter attuare quanto verrà detto in campagna elettorale, e sappiamo che il secondo candidato, con una sparuta forza in opposizione, non potrà fare nulla di ciò che verrà annunciato in campagna elettorale.
Avere un programma serio per i cittadini sardi, con il raggiungimento degli obiettivi come maggioranza, dovrebbe essere il percorso giusto, ma come già detto, conoscere il percorso non significa percorrerlo.
Con calma, ascoltare e guardare dalla prispettiva dell’altro. Sommessamente, non mi pare che Aldo aggredisse, ma facesse presente le esigenze di molti. Se spostaste il fuoco sui problemi di chi non può curarsi, di chi soffre angherie, raccogliereste consenso. Di più: avreste persone che lavorerebbero con voi.
Credo che lei, prof., voglia farci notare quello che noi non siamo ammessi a vedere. Le devo dire che immaginiamo. Non stare al gioco? Prospettare soluzioni pratiche? Non ai giochini di potere: comprendiamo e ne siamo disgustati. Il numero dei nuovi poveri ci tormenta. Cosa per loro, per esempio? Come attrarre i nostri giovani che sono andati all’estero? Abbiamo bisogno di loro!
Non condivido le considerazioni di @Aldo, mi sembrano ingenerose e fuorvianti. La partecipazione o meno ad una manifestazione in piazza non misura la condivisione delle idee e dello spirito di una protesta. La condivisione risulta evidente da quanto quei temi sono all’ordine del giorno dell’agenda politica dei candidati. Ho avuto modo di parteciapre ad alcune assemblee di Renato Soru, in particlare quelle della provincia di Cagliari. Il tema della scuola, dell’educazione permanente delle intelligenze, come ripete in continuazione lui, è sempre stato affrontato. Ha sempre parlato della necessità dell’approvazione in consiglio di una legge regionale sulla scuola che ne regoli il funzionamento, ne incentivi le funzioni e sostenga il percorso di formazione degli operatori e degli studenti.
Certo che interessano i fatti, l’analisi e le proposte di soluzione. Soru lo fa da mesi, gira la Sardegna e propone la sua visione. Sta all’elettore valutare e decidere, discriminando la fuffa a beneficio dei fotografi dalla serietà delle proposte. Tutto sia mediato, me lo auguro, dalla credibilità dell’interlocutore e non dall’abilità dei campaign manager
Sull’opportunità e l’eventuale successo di questa candidatura pongo una domanda: dove era la Todde quando è stata votata la finanziaria che ha previsto i tagli alle dirigenze scolastiche? Per inciso, si va in piazza per il taglio di posti apicali (i ‘presidi’), i veri disastri della scuola passano impuniti. Dove era la Todde quando la Sardegna piangeva per lo sfascio della sanità? Dove era per lo sfascio della continuità territoriale? Perché mi risulta che fosse in parlamento: cosa ha fatto per la Sardegna? Chi l’ha mai sentita?
Bella e salace ricostruzione.
Quello che non si capisce è dove stiano in questo contesto non dico gli ideali, che ormai è una parolona, ma quanto meno i programmi nell’interesse dei sardi, posto che “battere le destre”, se non si riempie di contenuti questo fine, significa solo sostituire i raccomandati di Solinas e compagnia con quelli delle sinistre.
E per quanto l’azione amministrativa di Solinas abbia oscillato costantemente tra il mediocre e lo sconcertante, l’artificio retorico tipico dei comunisti di considerare ogni amministrazione di centrodestra come il nemico fascista da fermare per giustificare un voto anche in assenza di chiarezza su programmi adeguatamente sostenuti dall’unità tra pensiero e azione, è un’arma un po’ spuntata.
Sembra evidente che nella mente di alcuni c’era solo la spartizione del potere, e a dare retta a certe ricostruzioni giornalistiche, si erano già spartiti tutti, forse anche i posti di commesso.
Soru ha rotto questo giocattolo, e per questo ora su quella “cloaca maxima” che è Facebook si possono ascoltare patetici appelli al ripensamento, in particolare rivolti ai Progressisti di Massimo Zedda – certo resi ben poco credibili dall’arroganza della Todde e di Comandini – o più frequentemente diversi falli di reazione. Di cui, purtroppo, emergono tracce anche in questa sezione commenti.
A quanto ho capito, ora lo schema non è più quello del 2004, ma si gioca con quello di Milia a Quartu, e, guarda caso, come lei, professore, ha messo nella giusta evidenza, tra i più accesi sostenitori della candidatura della Todde c’è il suo arcinemico locale Marco Meloni.
Mi auguro che, come lei, anche Graziano sappia superare le vecchie ruggini con Soru, perché è una testa di cui c’è bisogno. In ogni caso, lui coi grillini ce lo vedo meno ancora di Soru.
Devo premettere che l’unico in Sardegna( almeno tra i personaggi indicati esplicitamente e no,che ha visione politica prospettica è Graziano Milia. Se si potesse decidere “dal basso” penso che sarebbe stato lui il candidato. Ma siccome si decide “dalla bassa” il candidato è uno indicato da estranei alla nostra realtà. Fatto questo breve preambolo bisogna dire che siamo a un bivio in cui dobbiamo decidere quale strada intraprendere. Una è quella di votare obtorto collo la persona impostati da Roma e contrastare la destra un altra è quella di dividerci e far rivincite questi incompetenti. Non ci sono i numeri per 2 candidati ” non di destra”. E allora…? Ancora una volta siamo una colonia o vogliamo liberarci dal giogo e fregarcene dei tatticismi capitolini e andare,forse,a perdere? Ai posteri …e a chi ragiona più di me l’ardua sentenza.
Eccoci qui. La politica vera è solo quella che piace a Lei, cioè quella che non disturba i suoi disegni. Il dissenso è vendetta, la democrazia è disturbo. Continui così, troddi pure.
Egregio Aldo, e dunque chi racconta i fatti fa pettegolezzo quando i fatti disturbano il manovratore? Lo pensano anche Putin, Erdogan, lo pensava Pinochet. Lei è in buonissima compagnia. Io avrei perso di vista l’avversario? Io? Oppure Lei ha perso di vista la giustizia, la correttezza, l’impegno? Rinfaccia a me non essere presente ieri? Non apprezza chi combatte per la scuola senza esibirsi? Non apprezza chi si mette da parte per lasciare la rappresentanza politica dei bisogni e degli interessi a una nuova classe dirigente? Capisco, non lo apprezza. Ma, mi creda, di gente che invita sempre a votare turandosi il naso in nome della paura dell’avversario, ne ho le tasche piene fin dall’adolescenza. Recluti altrove i suoi soldati col naso tappato.
Vulgus vult decipi,
ergo decipiatur.
Diagnosi perfetta.
Grazie Graziano
anche il gioco di parole non guasta
La politica è servizio reso alla comunità. Dicevano quelli che ci credevano.
Non in questo tempo.
Ieri professore centinaia di persone hanno manifestato in piazza per difendere la scuola sarda, sotto il consiglio regionale, dall’ennesima serie di tagli e accorpamenti.
La Todde c’era (forse per caso, per opportunità, non mi interessa). Lei e Soru no.
Provo a spiegare il significato di questo commento: di questi pettegolezzi di partito (o di coalizione) che lei riporta da giorni, di questa piccola guerra dove si è perso di vista l’avversario, non gliene frega niente a nessuno. Lo ha capito?
Lo ha capito che sono solo pettegolezzi che piacciono ai giornalisti? Lo ha capito che i problemi della gente sono altri e complessi? Lo ha capito che vi deve votare la gente e non i giornalisti? Lo ha capito che vi stiamo chiedendo di vincere le elezioni e non di vincere una sfida interna al centrosinistra? Non so se sono riuscito a chiarire il concetto.
Bella analisi.
Eppure.mi sembra solo vendetta. Vendetta.di Soru contro il SUO segretario di Partito; vendetta sua Professore contro il PD per lo scandaloso trattamento di fine legislatura Pigliaru.
Di politica, oltre ai troddi e veleni di partito, ZERO