Se l’assessore regionale al Turismo, Gianni Chessa, agita l’ambiente con le sue affermazioni sulla morte della DMO regionale anteponendo il suo mantra alla Legge sul Turismo ed evitando di spiegare come farà a svolgere quei compiti, la città di Cagliari deve decidere se è il momento di affrancarsi da queste scelte e continuare a intraprendere il percorso iniziato con la precedente amministrazione per individuare un modello di sviluppo che promuova e proietti le proposte provenienti dagli operatori in azioni di sviluppo turistico.
La questione, per Cagliari, non può essere “DMO sì – DMO no”, seguendo magari il pensiero del suo ex assessore ai lavori pubblici. Perché la questione sullo sviluppo turistico della Città diventa rilevante e delicato in questo momento, viste le scelte che ci attendono.
Cagliari in questi anni è migliorata, nonostante le sue contraddizioni che appaiono, a noi locali, insopportabili, perché si protraggono da tanto tempo rimanendo senza risposta.
Tuttavia, la bellezza della città sovrasta le lotte di periferia politica e abbraccia i suoi abitanti e i turisti che la scelgono, offrendosi così com’è: genuina nei rapporti umani, bella nelle sue strade e nei suoi monumenti.
Ma, soprattutto, Cagliari è interessante perché è stata capace di iniziare a fare “sistema”. Lo dimostrano gli operatori dei quartiere Marina, Villanova e Stampace.
Un lavoro che si è sviluppato quasi senza guida da parte dell’amministrazione comunale e che oggi ha necessità di essere supportato e regolato affinché l’espansione delle risposte che provengono dai cittadini per soddisfare la domanda turistica (vedi il comparto extra alberghiero) non avanzino in modo sregolato e senza curare i valori di decoro e identitari che, anche se a qualcuno possono sembrare sbiaditi, sono sempre forti e radicati nei costumi dei cagliaritani.
E proprio il comparto extra alberghiero è quello che sta regalando tante soddisfazioni alla città ma anche qualche preoccupazione se l’amministrazione comunale non prevederà e provvederà a inquadrarlo sia dal punto di vista urbanistico che di impatto sui quartieri storici della città, affinché diventi una forza viva nel sistema turistico locale, uscendo dall’anonimato e dall’ombra che spesso lo circonda.
I dati dell’extralberghiero a Cagliari, forniti da www.airdna.co, sono importanti: 2.129 host disponibili, oltre 5.000 posti letto tra appartamenti e stanze singole, 11 milioni di euro di fatturato per il periodo gennaio-agosto 2019 con un incremento percentuale del 52 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018.
Numeri rilevanti che stanno dando alla città un’impronta diversa e che anche attraverso il progetto Destinazione Cagliari punta a fornire elementi di riflessione per non mancare gli obiettivi della corretta programmazione turistica.
Dicevamo che Cagliari è “bella”. Ed è ancora più bella perché ogni quartiere storico ha la sua declinazione identitaria e le sue parlate, anch’esse motivo di curiosità e di interesse da parte di molti turisti che provano a pronunciare i nomi di luoghi e dei cibi elencati nei menu tipici.
Ne è un esempio lo stesso assessore regionale al turismo, che non manca di rappresentarci la sua parlata caratteristica e identitaria. La parola “turismo”, in bocca all’assessore Chessa, è rappresentativa di una zona di Cagliari che è stata, insieme a quella di Sestu, motivo di studio anche da parte di studiosi di un’Università olandese. Non solo il sardo è identitario, lo è anche la parlata cagliaritana.
Spero davvero che il neo sindaco e la sua Giunta non si facciano condizionare da una visione parziale del turismo e sappiano, con coraggio, proseguire e ampliare le potenzialità presenti a Cagliari, offrendole come stimolo ed esempio a tutta la Città Metropolitana. In questo sono d’accordo con Gianni Chessa: se non facciamo sistema si va tutti a casa!
….quindi non sbaglio quando affermo che Kessa non è solo un “ghyaggjo e boh…”, ma che di lui vanno, opportunamente filtrate, le istintuali capacità comunicative a vantaggio di una proposta turistica più completa e genuina.